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sabato, dicembre 16, 2006

posture, particolari

Dunque, ho detto, motivando, che la voce cantata non è ben accettata dal nostro istinto. Il problema di fondo risulta quindi: come fare a vincere le resistenze, le reazioni, le durezze imposte dalla contrarietà dell'istinto? La faccenda non è per niente facile, perché l'istinto si può dire abbia una propria "intelligenza" e nella sua azione non abbia un comportamento stereotipato, univoco, ripetitivo. Certo, la cosa più evidente e forse facile da prevedere e quindi da "combattere", è la forza di sollevamento del diaframma. Ma talvolta esso è più subdolo e raffinato. Ad esempio un difetto che nei primi tempi può essere molto evidente e quindi curabile, ma nel tempo può diventare quasi inudibile se non a un orecchio pronto e allenato, è la presenza di "H" nel canto. Capita infatti che in determinati punti del canto, si inseriscano piccole "bolle" d'aria insonora, talmente piccole da rimanere difficilissime da cogliere, le quali, pur così minime, hanno la possibilità di far uscire piccole ma significative quantità di aria che possono far sollevare un poco il diaframma. La cosa tragica, e che fa parte del disegno istintivo, è che l'allievo si sentirà meglio, cioè sarà invogliato, gratificato da queste emissioni, perché proverà minore "fastidio" dalla pressione verso l'alto del diaframma. Quindi non dobbiamo solo pensare alle reazioni fisiche ma anche, e anche di più, a quelle psicologico/mentali. L'istinto sarà propenso a suggerire alla nostra mente situazioni, posizioni, posture meno faticose, meno impegnative. Quindi assai spesso chi canta si sente appagato nel cantare di gola, di naso, perché queste posizioni danno sensazioni di voce forte (risuonando internamente e quindi dandoci una falsa sensazione attraverso le trombe di Eustachio), e relativamente facile. L'educazione corretta della voce educherà contemporaneamente l'orecchio esterno, che dovrà abituarsi a sentire la voce da "fuori". Ecco, quindi, che quando si giunge a un certo punto dello studio, molti allievi rimangono un po' perplessi perché non "sentono" più la propria voce, nel senso che, non risuonando più internamente, avvertiranno molto meno quel "rimbombo" interno che era una falsa percezione della propria voce. Appoggiare la voce vuol dire faticare. Non fatica per la gola, né per alcuna altra parte della testa o del busto. E' una fatica che è persino difficile localizzare. Il peso della voce si scarica sul fisico; la perfetta erezione del tronco che per molto tempo bisogna tenere, facendo attenzione a non spostare il peso su una sola gamba, a non appoggiarci a mobili, pareti, ecc., comporterà fatica, quindi stanchezza. E quindi un'ora di lezione in questa situazione può essere molto faticosa; meglio una lezione svolta da più persone, anche di due o tre ore, quando le persone si alternano negli esercizi, e hanno quindi la possibilità, dopo ogni esercizio, di riposarsi, e al contempo di imparare ascoltando gli altri e le correzioni che vengono fatte. Quindi, lo si sarà capito, una delle basi della disciplina per arrivare al grande risultato sarà quella di non permettere posizioni del corpo inadatte, di non permettere il più piccolo spreco di aria, di non consentire posizioni errate nella pronuncia. Questo è possibile solo facendo esercizi molto semplici, con una concentrazione di allievo e insegnante altissima; la quale concentrazione comporta a propria volta, stanchezza. Ma bastano pochissimi esercizi, per qualche minuto, fatti in questo modo, che già i risultati saranno incredibili. Nel prox post proverò a commentare un possibile esercizio e le funzioni e i risultati attesi.

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