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lunedì, gennaio 18, 2010

Del vibrato

Per questo argomento dobbiamo riferirci sia a questioni tecniche che stilistiche e storiche.
Anticamente un suono molto vibrato era considerato un fattore amplificante, e quindi accessorio al suono stesso, e quindi rientrava tra gli abbellimenti, e poteva anche essere prodotto dall'esecutore grazie a una tecnica che possiamo definire di ribattuto o trillo su una nota. In genere, per il canto antico, si parte da una vocalità meno ricca, e quindi con suoni meno voluminosi e pertanto anche meno vibranti naturalmente. Per mettere in luce, quando occorre (note lunghe), il ribattuto, si può attaccare la nota tenendola artificialmente fissa per qualche istante, e quindi lasciarla spandere e vibrare, dopodiché, se è il caso, ribatterla ulteriormente. E' una questione specialistica e particolare, ma può avere la sua importanza. Nella musica leggera moderna, sono molti insegnanti e seguaci che vogliono dai cantanti il "vibrato" (lo sentii dire anche da Nilla Pizzi) e cercano il maestro che lo insegni. Indubbiamente dobbiamo partire dalla considerazione che nella musica leggera la voce è meno impegnata e appoggiata, e questo può rendere il suono più fisso e monotono, per cui è comprensibile che si opti per un escamotage che lo renda più elastico e vivace. In genere in una buona scuola il problema non si pone, in quanto anche il cantante di musica leggera arriva ad appoggiare, seppur con leggerezza, il suono, e l'elasticità delle pareti creerà una sufficiente riverberazione e armonici tali da rendere il suono più brillante; produrre volontariamente il vibrato, anche in voci leggere, può comunque, a lungo andare, creare oscillazioni diaframmatiche e quindi della lingua e della mandibola, che oltreché antiestetiche, indeboliscono sempre più la base di appoggio del suono, con evidenti ripercussioni.
Non è neanche il caso di dire che nella musica lirica (dal 700 in avanti) è tassativamente fuori luogo parlare di vibrato inteso come prodotto volontario dell'esecutore. Naturalmente il problema potrebbe sollevarsi per quei cantanti avvezzi al canto lirico romantico che si trovino a dover affrontare musiche antiche solistiche o in gruppi polifonici. Il problema opposto, cioè il "non vibrato" a cosa fa riferimento? A niente; nel senso che chi canta bene, con una diminuzione (semplicissima da dosare) di volume/appoggio/intensità, produrrà automaticamente meno vibrazione, pur rimanendo un suono bello, rotondo e pieno, mentre incontreranno difficoltà quei cantanti che sanno cantare solo molto forte, che appoggiano sul fisico (vedi: rumore) e che quindi non hanno un reale dominio sul fiato e sul suono stesso. Per costoro si porrà la necessità di contenere (strozzare/trattenere) il suono, che ovviamente risulterà brutto, alquanto difettoso e quindi ancor peggiore del suono pieno.
A proposito di questo argomento, accenno al fatto che una cantante presunta specialista, Nella Anfuso, ritiene che la musica antica vada cantata "senza impostazione". L'idea si basa sempre sul grosso equivoco che l'impostazione sia il canto di gola; è del tutto fuori luogo in ogni senso: impostare significa educare, e non si può cantare bene niente senza impostazione, a patto che sia fatta bene. Appare ovvio che la Anfuso è inascoltabile.

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