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venerdì, marzo 12, 2010

Il doppio istinto

In ogni nostro scritto direttamente o indirettamente entra l'istinto. E' l'artefice "in buona fede" dei nostri difetti e delle difficoltà che incontriamo nell'apprendimento di un'Arte e in particolare del canto. Non ritorneremo qui sulla funzione e le implicazioni dovute all'istinto di conservazione, perpetuazione e difesa della specie, avendone già parlato a lungo. Accennerò qui, invece, ad altro istinto, che spesso si inserisce nel discorso educativo; è quello che chiamiamo "istinto artistico" (credo possa rientrare nella sfera del "super-io"). L'uomo ha talvolta in sé una spinta, una necessità di promozione ad un livello superiore, e mette in moto stimoli e strategie per poter apprendere teorie e tecniche per superare le difficoltà e potersi affermare. E' una spinta importante, è curiosità, è quella voglia, quell'entusiasmo, quella sete di ricerca che ci porta spesso a fare follie, a cercare anche a grandi distanze chi o cosa potrà aiutare nella ricerca. Bisogna dire, però, che se questa necessità è importante o addirittura indispensabile per avere accesso alla perfezione, d'altra parte non è raro che si frapponga e crei qualche disturbo e qualche interferenza nella disciplina. Il fatto è che il soggetto "malato" di canto (in questo caso) si crea un proprio bagaglio di idee, di estetiche, di false consapevolezze, basate su ascolti, sentito dire, letture superficiali o ingannevoli, che non di rado confliggono con gli aspetti educativi della disciplina, e pongono a loro volta resistenze e talvolta anche fratture con il docente. Il quale si può trovare nella condizione di combattere non solo contro l'istinto di difesa, ma anche con quello artistico; in questo caso può trovarsi nella condizione di aggirare anche l'allievo, facendogli credere alcune cose per soddisfarlo, rivelandogli solo dopo la verità. Molti allievi ritengono che il canto lirico richieda un determinato suono, e accettino di malavoglia il passaggio attraverso suoni meno ricchi e forti. In questo, come in molti altri casi, si può cercare di convincere o di assecondare l'allievo, ma può esserci anche il caso di dover rompere il sodalizio, quando l'istinto non cede. Il maestro onesto non può scendere a compromessi, perché verrebbe meno il suo ruolo. Si può,come ripeto, girare "al largo", accondiscendere entro una certa misura, ma poi ciò che va fatto va fatto, e dunque o l'allievo si convince e si fida, o altrimenti è meglio chiudere.

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