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domenica, marzo 28, 2010

La semplicità complessa

Il canto è veramente un campo dove la semplicità incredibile (e per questo da molti ritenuta impossibile) si coniuga con una complessità altrettanto cavillosa e inspiegabile. Mi capita non di rado di chiedere di cantare una vocale qualsiasi con la semplicità con cui la farebbe un bambino o una qualunque persona che non sappia niente di canto. Ebbene, non è raro che ci si impieghi MESI ad ottenere questo risultato. Questo è appunto il caso in cui la semplicità è ritenuta impossibile perché (come abbiamo già scritto in più occasioni) il canto è considerato come una procedura artificiale laboriosa, cervellotica. Per altro nei fondamenti di questa disciplina sappiamo che il nostro istinto ci guida e ci preclude delle strade, e quindi dobbiamo lottare ed esercitarci a lungo e in modo impegnativo per arginare la sua reazione, tenerla a bada, escluderla. Prendiamo ad es. il passaggio dalla I alla A. Questo passaggio è spesso causa di problemi, in quanto la forma orizzontale della I nel passaggio al verticale procura una discesa del flusso aereo e quindi perdita di giusta proiezione (ricchezza, scorrevolezza, ecc.). Il rimedio molte volte è peggiore del male! L'insegnante usa termini come: tieni su, alza... e questo genera solo tensioni. Lo stesso problema crea altri difetti, come la laringe che "balla" o il suono che va indietro a causa della presenza della gobba della lingua che devia il percorso del fiato verso la parte posteriore del faringe. E' chiaro che il consiglio meno dannoso è quello di rilassare lingua, mandibola e laringe affinché ogni organo possa occupare la giusta posizione morbidamente. Questo non risolve ancora il problema originario, perché il suono può "cadere", e dunque si consiglia di pronunciare sopra i denti superiori, nel palato alveolare. Questo, che in qualche caso riesce a portare a un buon risultato, altre volte provoca ancora difetti legati a tensioni muscolari e irrigidimenti, per una ragione semplice e antipatica. Chi canta il più delle volte non riesce a distinguere il movimento del fiato da quello di una serie di muscoli oro-faringei. Questo è anche uno dei motivi per cui si spinge, quando invece si dovrebbe solo alimentare, ma non esiste una terminologia sufficiente per procurare nell'allievo una coscienza distinta tra questi due elementi. L'esempio diretto dell'insegnante è sempre la migliore strada, ma anche così i risultati non sono sempre rapidi, e solo il tempo, il rinforzo dell'appoggio e il ripetersi di eventi favorevoli guiderà l'allievo a prendere coscienza della verità.

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