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giovedì, settembre 16, 2010

Ancora sui registri

Tra le intuizioni più sconvolgenti del M° Antonietti sulla voce c'è quella che i registri non esistono. Naturalmente non si può fare un'affermazione sic et simpliciter di questo tipo, per cui occorre disegnare bene il quadro di riferimento. Nel corso dello studio delle implicazioni dell'istinto nell'emissione vocale, il M° Antonietti si rese conto che non c'era solamente la parte riguardante la reazione difensiva, ma molto di più. L'uomo ha acquisito la parola come accessorio utile allo sviluppo della specie, e tale caratteristica si è impressa nei geni. Ovviamente il nostro istinto ha un margine di tolleranza, e consente l'uso di un senso sempre al livello minimo di necessità. Ad es. la vista umana è relativa all'uso che l'uomo ne fa; non ha bisogno della vista dell'aquila, e rispetto a quella è molto misera; non ha bisogno della vista notturna del gatto, e anche rispetto a quella è ridotta, pur essendo migliore durante la vita diurna, e così via. La voce serve per parlare, ma non è indispensabile che sia perfetta, per cui diciamo che è "sufficiente" all'uso che normalmente la vita umana richiede, ma possiede uno spazio di sviluppo ancora molto ampio, solo che non essendo necessario, l'istinto non ne permette facilmente l'ampliamento. Però, come si diceva, c'è uno spazio di tolleranza, cioè un margine di miglioramento che l'instinto non avversa, in quanto contempla la possibilità che si possano presentare situazioni contingenti in cui un senso abbia necessità di aumentare la propria funzionalità. Raggiunto il limite di tolleranza (che può leggermente variare da soggetto a soggetto), l'istinto inizierà la propria opera di resistenza, che risulterà sempre più ostile man mano che ci si allonterà dallo standard. Il parlato, inoltre, per le proprie necessità non richiede l'uso di una ampia estensione, ma di poche note, per cui tutto il resto della gamma vocale risulterà come "atrofizzato", cioè insufficiente a un livello minimo di utilizzo. Sappiamo, poi, che un tratto di gamma vocale, in una zona acuta (che è più penetrante e sonoro, quindi udibile anche da maggiori distanze - e la donna, essendo più debole, possiede un'ottava più acuta che è ancora più udibile) viene concesso per motivi di difesa e offesa, cioè il grido, che non avendo necessità di articolazione, è assai più rozzo. Ma occorrono due precisazioni: 1) cosa, esattamente, l'istinto concede o toglie? e 2) perché esiste una gamma o estensione vocale più o meno ampia ma abbastanza standardizzata? Cioè, se l'uomo necessita di poche note per il parlato e altre poche note per il grido, perchè poi esistono altre note, che l'uomo utilizza poi solo nel canto, che come abbiamo detto non è necessario alla sua vita? Inizierò dalla 2: la laringe è a tutti gli effetti uno straordinario strumento musicale, con una estensione standard di circa due ottave. Questo strumento, considerato nella sua possibile perfezione, è capace di produrre una serie omogenea di suoni. Questa possibilità non viene mai meno, ovvero è sempre presente in tutti gli esseri umani, a meno di malformazioni o patologie. Quindi, e qui rispondiamo alla domanda 1, cioè ciò che non consente allo strumento di emettere una serie perfetta di suoni è... "semplicemente", il fiato. Il nostro istinto riduce le caratteristiche qualitative del fiato ove serve moderatamente (zona del parlato), dove serve poco (zona del gridato) e lo riduce considerevolmente dove non serve (cosiddetta intercapidine della gammma, cioè tra le due zone anzidette). Come si è detto a profusione all'inizio di questo blog, il compito del Maestro artista di canto, è quello di ripristinare le condizioni potenzialmente presenti, cioè (ri)dare al fiato in tutta la sua estensione, caratteristiche qualitative tali da poter alimentare perfettamente ogni suono. Quando ciò avverrà, sarà evidente che i registri non esistono, perché, e qui volevo arrivare, è erroneo pensare che i registri siano una condizione delle corde, ma sono una condizione del fiato. E' vero, naturalmente, che le corde, a causa della muscolatura relativa, si presentano in diverso atteggiamento nei due registri, ma è lo "scatto", cioè il passaggio repentino tra i due atteggiamenti che è da eliminare; quando il fiato sarà educato alla perfezione, esisterà solo una gradualità di atteggiamento delle corde, e di fatto i due registri saranno spariti! Ovviamente continueranno ad esistere i colori e i caratteri a disposizione dell'esecutore (ovviamente non basta una tecnica o metodo di studio, ma una disciplina che possa creare un diverso istinto, modificando quello presente in noi).

4 commenti:

  1. Quindi, un artista si può definire come colui che riesce a modificare il proprio istinto e quindi incalanare le proprie emozioni (paura) attraverso il "fiato artistico", cioè una gestione "innaturale" del fiato che attraverso il solo meccanismo bilanciato dei due opposti (diaframma e corde e quindi bocca)crea un flusso omogeneo e quindi senza bruschi gradini nei passaggi delle zone acute. Tutto ciò con la consapevolezza che è importante pronunciare bene ed avere una giusta postura. E' giusto così? Un saluto. Salvo.

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  2. Non è esatto. Non si può dire che l'istinto venga modificato, ma che accolga la respirazione artistica come qualcosa di non ostile, e quindi non la osteggi. Non si può nemmeno dire che la respirazione artistica sia di per sè innaturale, perché il fine ultimo è far diventare naturale ciò che inizialmente lo è solo potenzialmente. L'innaturalità sta solo nel fatto che è osteggiata dall'istinto. il "meccanismo" bipolare diaframma-bocca è da considerare un mezzo provvisorio, che col tempo andrà eliminato; la pronuncia è mezzo di educazione ma anche fine del canto esemplare. La giusta postura è soprattutto un mezzo per evitare interferenze istintive. Ciao

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  3. Anonimo6:22 PM

    Beh, un momento, esistono i registri, ma possono come sparire dal momento in cui è possibile eliminare lo scalino e trasformare il passaggio, nell'area tonale in cui i registri di "falsetto" e "petto" si sovrappongono, in una continuazione del registro a corda spessa, dove l'assottigliamento avviene gradualmente ed è accompagnato da una modificazione del tratto vocale. Questo registro viene chiamato misto proprio per la combinazione di queste caratteristiche e per essere ora più leggero, quindi vicino al vero falsetto(ne) o voce di testa, ora più "pesante" e vicino alla voce di petto. Ma se i registri non esistessero veramente, che bisogno ci sarebbe di passare in falsetto? Basterebbe cantare sul fiato senza passare in falsetto, in quanto salire in falsetto/misto è diverso rispetto a salire di petto, non per nulla salire in falsetto troppo presto da luogo ad un suono flebile e prematuramente chiaro.
    Oblomov

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  4. No, Oblomov, non è esatto quanto dici. Noi parliamo di una gradualità "assoluta", non solo relativa a un tratto. Prova a rileggere, forse non hai colto pienamente la portata di quanto ho cercato di esprimere; se ancora non fosse chiaro proverò a spiegare meglio.

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