Translate

venerdì, febbraio 04, 2011

Parmi veder...

Analizzerò adesso una vera e propria aria del grande repertorio: "Parmi veder le lagrime" dal Rigoletto di G. Verdi.
In apertura del II atto dell'opera, apprendiamo che il Duca di Mantova, che già aveva seguito Gilda nella propria abitazione e le si era dichiarato, fornendo false generalità, tornando ha trovato la casa vuota e dunque si dispera per questo rapimento. La situazione è invero piuttosto bizzarra, perché sappiamo ormai essere questo personaggio un libertino senza scrupoli, eppure canta un'aria di autentica passione amorosa. Nella logica della finzione e delle tante contraddizioni, poniamoci nella condizione di credere che sia autenticamente innamorato. Per il momento, per non fare un poema, salto il recitativo e passo direttamente all'aria, in sol bemolle maggiore. Il brano è strutturato in ABA e coda, dove possiamo trovare il Punto Massimo.
Le prime due battute sono di transizione armonica, la terza di introduzione.
Il primo blocco (A) dura 12 battute (compresa l'introduzione). "Parmi vedér le lacrime, scorrènti da quel ciglio, quando fra il dubbio e l'ansia del subito periglio, dell'amor nostro mèmore il suo Gualtier chiamò". La prima frase è di quattro battute.
Ci si deve soffermare subito sulla prima battuta, che presenta già delle complessità. L'attacco, in battere, è un solb, nota già piuttosto acuta seguita da un salto discendente di sesta. Quindi il "par" non dovrà essere troppo piano, perché abbiamo la necessità di diminuire il "mi" sia per questione di accento che musicale. La legatura si otterrà tenendo ben appoggiata la "R". Ovviamente è del tutto fuori luogo un respiro o una qualunque sosta dopo il "parmi". In questa frase l'accento principale sarà sulla A di "lagrime", e non sarà facile da rendere, perché è un sib, quindi molto più basso del solb iniziale, e poi la difficoltà della duina di biscrome, spesso porta ad accentare proprio il reb ("gri"). E' naturalmente un errore, perché sposta immotivatamente tutto avanti di un quarto. Quindi bisognerà dare una notevole forza a quella A, e diminuire considerevolmente la duina di "grime". La notevole diminuzione sul "mi" di "parmi" trova conforto anche nell'armonia, che da solb passa a mib minore. "Veder" è una terzina, e bisogna evitare di fare, come molti, una duina col punto e semicroma, perché darebbe una propulsione del tutto immotivata. La maturità verdiana si scorge in questi particolari, dove la simmetria è appena accennata. Occorre fare attenzione, inoltre, alle legature che, anche se su parole o semifrasi, non devono interrompere il senso generale; è un vero virtuosismo esecutivo riuscire a rendere il senso delle legature verdiane senza interrompere l'arco significante della frase e sostenere la "direzione" tensiva. La seconda frase è in dominante (reb) ed è la risposta alla prima, dunque tutta a "meno", e l'accento principale cade sulla "i" di "ciglio". "Scorrenti" è un salto di sesta; occorre solo una leggera diminuzione per evitare un accento improprio (sempre appoggiando bene la N per legare la parola nel salto), tramite doppia dominante e dominante si torna al tono principale. Molti cantanti non eseguono correttamente la semicroma in levare di "scorrenti", ed è un errore da evitare. Il resto della frase non presenta particolarità, se non l'attenzione da prestare al finale di "ciglio", che essendo su una nota più elevata del battere, rischia sempre un accento improprio, mentre andrà diminuita. Qui si presenta un problema respiratorio. Verdi infatti indica una legatura al "quando", e dunque non si potrebbe più respirare fino al "periglio", il che appare difficile, considerando anche che dopo "ciglio" c'è una virgola. Il consiglio, anche se di non facilissima realizzazione, è quello di effettuare la legatura, portarsi dunque sul solb, rubare un fiato e attaccare il "quando". Nel dubbio, comunque, ritengo sia preferibile respirare prima, che dopo il "quando"! La frase testuale, è comunque lunga, di quattro battute, e l'accento principale è ancora sulla "I" di "periglio". Su "subito", Verdi mette la prima indicazione dinamica, forte, di quest'aria! E' emblematico di un certo modo di intendere la musica; le indicazioni non sono sempre così indispensabili, se si sa cogliere lo spirito e il contesto, nonché il percorso unitario.
La quinta battuta, dove inizia la seconda frase musicale, di sette battute (si potrebbe suddividere a sua volta, ma lo ritengo discutibile) che richiama la prima, possiede proprio quelle differenze che danno il senso della situazione. "Fra il dubbio e l'ansia" non possiede più le terzine, ma è scritto con crome puntate e semicrome, "dubbio" e "ansia"!, dopodiché si torna nuovamente al terzinato (spesso il "pe" viene trasformato in semicroma). La scrittura dinamica è molto chiara. Questa transizione è interessante perché valorizza l'armonia di dominante, tant'è vero che quando passa momentaneamente dal solb (il primo "mèmore"), si avverte una tensione in attesa di risoluzione, che avverrà sulla frase successiva e finale del primo blocco ("il suo Gualtier chiamò). La ripetizione testuale "dell'amor nostro mèmore", è una intensificazione del concetto, che Verdi esprime meravigliosamente con la salita in crescendo al lab, su un'armonia di nona e con un intervallo di quinta rispetto al basso, che fenomenologicamente definiamo "estroverso" e "attivo", poi immediatamente da diminuire (il salto di quinta è importante perché richiama l'attenzione della nostra coscienza. Potremmo dire che rispetto al "presente", rappresentato dalla tonalità (solb), la quinta discendente è un richiamo al passato (in fenomenologia lo definiremmo "introverso" e "passivo", in quanto il solb (quinta ascendente) rappresenta il primo armonico diverso dal fondamentale (futuro), e dunque la quinta inferiore ne rappresenta il passato; si definisce passivo, poi, in quanto essendo un suono inferiore ha un minor numero di vibrazioni; si capisce facilmente il senso opposto).

Il B è di sole 4 battute ("Ned éi potéa soccórrerti, cara fanciulla amata" con il primo accento principale sulla "ó" e il secondo su "amAta") e inizia nella tonalità di dominante (reb in minore), ma si avverte chiaramente la tensione di ritorno alla tonica, che avverrà già sulla battuta successiva, ritorno ad A. Il tono minore non solo armonico ma anche testuale, ci porta subito a considerare che non risiede qui il PM. Torniamo dunque a una riproposizione integrale dell'A sulle parole "Éi che vorria con l'anima farti quaggiù beata, éi che le sfere agli angeli per te non invidiò". Da un punto di vista delle prese di fiato si ripropone lo stesso problema già visto, cioè una legatura che impedirebbe di prendere un fiato fino ad "amata". Molti per aggirare l'ostacolo respirano dopo l' "ei", ma è orribile, quindi bisogna impegnarsi per realizzare la legatura, respiro rubato, e attacco. L'accento della prima frase è lontanissimo dall'inizio, sul "beAta", dunque respirare in mezzo è del tutto fuori luogo. Dobbiamo anticipare che il Punto Massimo del brano avverrà su un Lab, dunque sia il precedente che l'attuale ("gl'angeli", su cui cade l'accento della seconda frase) non devono essere troppo forti, per non togliere il "primato" a quello principale.
Inizia, quindi il C,o coda, dove si riprende l'ultima parte del testo già visto. La parte più importante inizia alla terza battuta, dove parte una progressione che fa salire vertiginosamente la tensione sulla parole "a te" (reb dim; do dim; si dim.)dopodiché, al culmine, la voce si ferma per un quarto e mezzo sul lab, "te", Punto Massimo dell'aria, su una settima di sib, dopodiché tramite sottodominante e quarta e sesta di dominante, si giunge alla classica fermata in settima di dominante (minore) su cui si dipana la cadenza finale. Per dare maggiore enfasi alla crescente tensione, non è malvagia idea fare su quella battuta, prima del PM, un leggero ritenuto. La quasi totalità dei tenori esegue un sib acuto (puntatura) sugl' "angeli", nella battuta successiva al PM. Non c'è bisogno di essere filologi o mutiani a oltranza ("noi facciamo ciò che Verdi ha sckritto") per dire che quel sib, per quanto piacevole, è sbagliato e non andrebbe mai eseguito: 1) sposta l'idea di PM di una battuta, togliendo valore e emozione dove ci andrebbe; 2) Verdi, che non era proprio l'ultimo arrivato, ha scritto con coscienza quest'aria, e il PM è perfettamente costruito sulla parola "per te" (Gilda) e non sugli "Angeli", che sono solo un paragone, dunque di minor interesse. Comunque, se si suona l'armonia, si nota facilmente che sugl' "angeli" è già in atto la risoluzione tensiva, per cui ci deve anche essere in atto una diminuzione.

Nessun commento:

Posta un commento