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lunedì, marzo 14, 2011

Articolazione, forma, pronuncia

Sarà bene fare chiarezza su questi termini e quanto sottendono nel quadro dell'educazione vocale.
L'articolazione e la forma sono propedeutici alla pronuncia. L'articolazione principalmente riguarda la meccanica motoria della mandibola e di alcune parti muscolari mobili ed elastiche, quali il velo palatino, la lingua e il faringe. La forma riguarda la posizione che vengono ad assumere gli spazi oro-faringei in relazione alle diverse vocali. Le consonanti in genere producono articolazione, mentre ci può anche essere una forma che però resta legata alla vocale successiva. Infatti, senza pensarci, se noi diciamo "Rino" o "Rodi", nel momento in cui pronunciamo la R e la N o la D, specchiandoci, noteremo che nel primo caso la R viene già pronunciata sulla forma della I e nel secondo caso della O, e similmente le altre consonanti. Questa è una constatazione di poco conto sul piano educativo, ma interessante come riflessione sul fatto che il nostro cervello lavora su parole, e non per singoli fonemi. Forma e articolazione sono dunque meccanismi indotti dalla mente che precedono l'emissione, e che hanno importanza per il corretto risultato. Se devo cantare una A, la bocca e tutto il viso dovranno armoniosamente atteggiarsi ad A. Vedevo in TV un coro teatrale che cantava il "Va pensiero", e notavo che due coriste vicine pronunciavano la A, sia del Va che dell'Ali come una O. Ovviamente non potevo sentirle individualmente, ma è indubbio che la loro emissione era scorretta, in quanto la A necessita di una forma ampia, che dovrà essere riempita dal fiato. Se la forma è sbagliata, il fiato non potrà alimentare correttamente, e il risultato sarà un suono indietro, povero e artificioso. Dunque, nelle fasi iniziali dello studio del canto gioverà sempre ripercorrere, anche senza suono, i movimenti e le forme delle varie vocali. In genere non dovrebbe costituire un problema. Ma arriviamo alla pronuncia, cioè al fatto che il FIATO, attraversando la forma assume quel particolare colore e carattere che dà vita a quella vocale. Anche il movimento articolatorio che esprime una consonante può dar vita a quel determinato suono solo nel momento in cui interviene il fiato. Ciò che mi preme segnalare è che mentre forma e articolazioni si esplicano a livello fisico meccanico nella zona orale o oro-faringea, la pronuncia è il risultato conclusivo, dunque ESTERNO, del passaggio dell'aria attraverso forma e articolazione. Questo per dire che non si deve pensare che la perfetta pronuncia sia da ricercare nella forma e nell'articolazione, che devono, ovviamente, essere perfetti, ma "prima" della reale formazione del suono. La pronuncia è DENTRO il fiato che scorrendo in quella forma ne avrà assunto il carattere. Come dire che il salto "dal" trampolino non è il trampolino, ma l'atto conseguente; è chiaro che se il trampolino è difettoso anche il salto lo sarà, ma nondimeno esso è un risultato successivo. La cosa non finisce qui. Per molti cantanti, soprattutto allievi, mantenere la forma nel momento in cui si mette il fiato, può essere difficile e talvolta persino impossibile. Questo, come sappiamo, dipende da quanto il fiato è disciplinato, ovvero dall'appoggio. La forma è legata al fiato e alla sua qualità. Ripetiamo: non si può parzializzare l'apprendimento del canto a uno o due apparati, cioè produzione (laringe) e forma-articolazione, senza preoccuparsi del fiato, così come non ci si può concentrare solo sul fiato senza considerare la forma che esso dovrà alimentare, per cui è importante per chi non ha ancora disciplinato i rapporti, che si concentri sulla correttezza delle forme (sempre lo specchio!)legate alla corretta pronuncia. Se la pronuncia è corretta, vuol dire che il fiato sta lavorando in libertà, e l'appoggio è nelle condizioni di svilupparsi efficacemente. Per concludere ritengo palese, al termine di quanto esposto, che l'idea di "uniformare" le vocali pensando che debbano "stare" ad es. dove c'è la I (come disse Kraus) o qualunque altra, è semplicemente assurdo, e peggio del peggio cercare una vocale uniformante (che per molti è la U). Una pretesa antivocale, antiartistica, senza senso! L'uniformità si raggiungerà quando ogni vocale potrà giovarsi della giusta forma, della giusta quantità di fiato e della giusta energia (appoggio). In questo modo la scorrevolezza dell'aria sarà sempre fluida e costante, dunque il risultato perfetto.

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