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mercoledì, giugno 29, 2011

Le opinioni dei grandi

Stavo leggendo alcuni commenti di Enrico Stinchelli a proposito di "maschera". Alcuni cantanti celebri, in interviste o dialoghi privati, asseriscono che per loro è importante il "buco" che hanno trovato, chi tra gli occhi, chi sulla fronte, chi nel naso, sopra o sotto... e così via. Alcuni cantanti queste impressioni le hanno anche scritte. Vista l'autorevolezza di questi cantanti (Nillson, Kraus, ecc.), c'è da chiedersi seriamente se non ascoltarli e in qualche modo seguirli.
Alcuni di questi cantanti hanno alle spalle uno studio e una scuola note, altri no; non sappiamo se perché il cantante non ritenga che il proprio insegnante abbia avuto un ruolo importante, o se è proprio così. Abbiamo più volte ricordato che un cantante "arrivato" (non nel senso di "perfetto", ma semplicemente in grado di sostenere dignitosamente la scena) può avere sensazioni relative all'emissione, che nulla hanno a che vedere con l'insegnamento e con chi muove i primi passi nell'educazione della voce. Il fatto che tanti importanti cantanti esplicitino sensazioni così diversificate, la dice lunga proprio sulla soggettività di tali percezioni, che quindi lasciano il tempo che trovano. Ciò che possiamo affermare è che chi studia seriamente con un insegnante all'altezza del compito, a un certo punto potrà anche provare quelle sensazioni. Quindi noi non diciamo che è sbagliato sentire la voce tra gli occhi o in altri luoghi del volto; è invece sbagliato educare la voce pensando di mandarla in quel luogo. Quando il fiato-diaframma avrà raggiunto la necessaria forza e qualità, avrà modo di proiettare il suono con quella energia che ci farà provare sensazioni di facilità, al punto di farci sentire un "buco" in qualche posto sopra la bocca. Cercare di provare quella sensazione artificialmente, forzatamente, non farà che allontanare il momento della sua conquista reale.

sabato, giugno 25, 2011

La cupola del Pantheon

I romani, circa 2000 anni fa, costruirono una cupola meravigliosa, quella del Pantheon per l'appunto, che ancor oggi fa bella mostra di sé, capolavoro non solo di architettura ma anche di ardita ingegneria. Con quale criterio riuscirono a costruirla? Con una logica tanto semplice quanto non facile a realizzarsi: misero materiali più pesanti lungo l'anello perimetrale, dove anche lo spessore era maggiore, e materiali sempre più leggeri man mano che procedevano verso il centro della volta, dove si trova il foro. Quindi due sono i principi: peso e maggior densità nella parte più bassa, alleggerimento e assottigliamento verso la zona più alta. Questo è il principio che deve governare anche l'emissione vocale: possibilità di maggior peso e spessore(anche delle corde) nel centro, alleggerimento e assottigliamento verso l'acuto. Ricordarsi sempre che la zona acuta è falsetto (o falsetto-testa), quindi esiste un procedimento di assottigliamento già nella natura fisica dello strumento, che va percepita e assecondata, e la giusta emissione non si educa necessariamente partendo da acuti potenti e di ampia portata, ma può passare attraverso note leggere; non si dimentichi che per centinaia di anni gli uomini cantavano senza dar peso agli acuti, ed era un canto straordinario, per stile e piacere di ascolto.

martedì, giugno 21, 2011

Ancora sul colpo di glottide

Ritorno a parlare del colpo di glottide, perché mi è stato chiesto un approfondimento.
Dunque: sappiamo che il Garcia ne parla nel suo trattato, dunque, come ho scritto in passato su questo blog, forse non è da intendersi sempre e comunque in accezione negativa. Però il pensiero dominante di tutti i cantanti e di tutte le scuole di canto, almeno che io sappia, è che il colpo di glottide va evitato. Non posso dire di non essere d'accordo; il colpo di glottide credo che sia stato anche un vezzo di antiche scuole, perché grazie a questo artificio è possibile imprimere al canto un particolare accento drammatico; ne abusò Leyla Gencer, ma anche la Scotto nel repertorio spinto, nella zona centro grave, cioè dove il falsetto è povero. Sappiamo che la Gencer, proprio a causa di questo abuso patì gravi conseguenze nell'ultima parte della carriera, e anche la Scotto non si può dire che abbia fatto cose mirabili nell'ultima fase, anche se è riuscita a non rovinare l'essenza più pura.
Ora, la domanda può essere: è utile eseguire il colpo di glottide in fase di studio? A mio avviso no, salvo alcune eccezioni. Le eccezioni sono prodotte da modeste patologie, quali voce nasale, voce molto indietro, cattiva adduzione, forse qualcos'altro che in questo momento non ricordo. Detto ciò, devo far punto, perché è assolutamente fuori luogo spiegare come impiegare il colpo di glottide a scopo terapeutico; solo l'insegnante molto sicuro, cauto, prudente e saggio, può suggerire sul momento l'esercizio con questo artificio, utile a risolvere un problema. E' da considerarsi comunque un esperimento, perché non è detto che possa essere sempre e in tutti i casi giovevole. L'importante, come ho detto, è che l'esercizio venga fatto sotto stretta osservazione del maestro.
Cosa capita nel colpo di glottide? Beh, intanto diciamo che è possibile produrre diversi tipi di colpo; il colpo può essere la liberazione di aria da parte delle corde vocali, oppure un restringimento delle pareti del faringe (anche del dorso della lingua)fino a toccarsi (come capita nella K e nella Gh)che poi staccandosi repentinamente liberano l'aria. Anche l'H aspirata produce un colpo di glottide. Il primo dato negativo è evidente: la gola non mantiene l'ampiezza, ma si stringe per poi allargarsi convenientemente. Questo produce sobbalzi d'aria e anche di diaframma che non possono essere utili a un canto esemplare. Se mi si chiede se un cantante virtuoso belcantista possa eseguire colpi di glottide nel proprio canto, posso dire di sì (ad es. alcune cantanti apprendono l'agilità, soprattutto di forza, partendo da leggeri colpi di glottide che col tempo eliminano), se c'è questa necessità espressiva, e posso anche dire che può eseguirli senza conseguenze, perché nel momento in cui è padrone del fiato questi colpi non dovrebbero più ripercuotersi sull'apparato di alimentazione, però sempre partendo dal presupposto che non sono una bella cosa, né vocale né espressiva, quindi sempre da considerarsi eccezioni. Ritengo che Garcia li abbia considerati nel suo trattato, così come altre cose, sempre avendo come riferimento il cantante "arrivato", e infatti noi abbiamo sempre messo in guardia i lettori dai suggerimenti che non tengono in debita considerazione la diversità anche straordinaria che c'è tra un cantante ormai padrone del fiato e uno studente. In sintesi: non eseguite mai il colpo di glottide, e fate attenzione se per caso vi scappa, perché va eliminato. Per tutto il resto affidatevi al buon maestro.

sabato, giugno 11, 2011

Della mandibola

Ho parlato spesso per vari motivi della mandibola, ma penso necessiti un capitolo apposito di approfondimento.
Se si osserva uno scheletro, si noterà che la mandibola ha una possibilità di articolazione davvero straordinaria. Nella vita ordinaria invece ci sono persone che hanno un'escursione di apertura assai ridotta. Questo è dovuto a legamenti tendinei che se permettono il suo controllo, dall'altro tendono a ridurre un po' il suo range di apertura. Lo sbadiglio, oltre che per compensazioni aeree, ha lo scopo di mantenere elastici questi legamenti, che col tempo potrebbero ridurre eccessivamente l'ampiezza orale. Dunque, prima cosa: chi vi dice che non bisogna aprire molto la bocca, può anche avere ragione sotto alcuni punti di vista, però in alcuni momenti del canto, specie nel corso dello studio, è necessaria una notevolissima apertura, per cui è bene, anche al di fuori degli esercizi, fare allenamento di apertura, proprio per sfruttare l'elasticità di tendini e affini e ottenere la massima possibilità di articolazione con la minore tensione possibile.
Riprendo, però, alcune altre cose importanti che vanno rimarcate. Specie nei primi tempi di studio, se la mandibola non si apre molto, o tende a chiudersi durante l'esecuzione, non è solo colpa del fatto che non si è abituati ad aprire o c'è poca elasticità; il problema viene da "sotto". Il sollevamento del diaframma, anche solo accennato, provoca facilmente non solo una risalita della laringe, ma anche quella della lingua e della mandibola intera. Dico nei primi tempi di studio, ma in realtà riflessi di spinta continueranno a verificarsi per moltissimo tempo. L'apertura, l'elasticità e la motilità mandibolare dovranno essere esercitate e mantenute, perché sarà grazie a queste che si aiuterà il fiato a scorrere nel "tubo" faringeo senza trovare resistenza e senza che questo crei tensioni e blocchi agli apparati.

venerdì, giugno 03, 2011

Il mangiatore di fuoco

Il cosiddetto mangiatore di fuoco che fa? Soffia verso l'esterno il contenuto della bocca (un carburante), che con una scintilla si accende; tale fiammata dura per alcuni secondi, il tempo necessario a esaurire il carburante. Pensate se questo artista cessasse o rallentasse di soffiare! Il fuoco potrebbe tornare indietro e bruciare la sua bocca. Nel canto il rischio è meno grave, ma tutta la questione è molto simile: occorre "svuotare la bocca", far fluire costantemente e senza rallentamenti o "scossoni" il fiato presente; se ci sono le premesse, basterà la "scintilla", ovvero quell'input più mentale che fisico che può "accendere" quel fiato in una meravigliosa "fiammata" di suono bello, ricco, sonoro, che può incendiare tutto un teatro, ma in senso alquanto positivo!!