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lunedì, luglio 25, 2011

"... e tu dunque non apri più bocca..."

Stavo osservando il video di un cantante, che forse inserirò prossimamente, dove si nota chiaramente, in alcuni punti, la sua volontà di non aprire la bocca. E' vero che la maturità vocale dovrebbe portare a un canto mordido, a fior di labbro, che non necessita di particolare apertura orale se non nei punti di grande impegno fonico e in particolare sugli acuti, ma questo, per l'appunto, è sempre da considerare un traguardo, frutto di uno studio graduale, che deve necessariamente passare per un utilizzo anche notevole dell'apertura della bocca. Il fiato deve essere educato a "riempire" le forme, dunque se la bocca non si apre mai, il fiato non imparerà ad alimentare quella forma, e rimarrà per sempre una carenza. Ma, nella fattispecie, si nota che in diversi punti la volontà di non aprire la bocca porta a un difetto evidente, e cioè che il suono tende ad appoggiarsi sulla mandibola. Se infatti la mancata ampiezza non è "naturale", cioè non è la coerente risposta a una necessità del fiato/suono su determinate altezze o intensità o colori, esso andrà a sfogare la propria energia su parti muscolari o ossee. Ciò che ne scaturirà sarà ovviamente un suono deforme, difettoso, faticoso.

5 commenti:

  1. salvo3:23 PM

    Mi voglio collegare un attimo col post di prima e tentare un passaggio: aprire la bocca = dare un senso (direzione)= libertà.Quindi, aprire la bocca (in maniera corretta e al tempo giusto) è uno dei diversi segnali che il nostro corpo in equilibrio e senza tensioni negative, rilascia come il semaforo verde... è un via libera! Comunque, l'antitesi del canto artistico libero è proprio la spinta cioè quel suono che ad ogni costo per essere "bello" deve essere forte, possente, come se la forza fosse rappresentata dalla spinta... e quindi è una rappresentazione "errata" ma comune... non c'è più forza dunque in un acuto etereo, che si spande in tutte le direzioni, e ti fa volare?

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  2. Mi dà molta soddisfazione vedere quando altre persone riescono a mettere in relazione parti diverse di un lungo discorso come questo; è la cosiddetta "sintesi" che è anche la chiave della comprensione dei fenomeni. Giusto, Salvo, quando la bocca si apre o non si apre naturalmente, cioè senza una volontà e uno sforzo, significa che ci sono le premesse educative perché ciò avvenga, cioè è diventato "naturale", è diventato (ma guarda un po'...) un "senso"!! Il suono bello è prima di tutto un suono "puro", cioè è aria vibrante, ricca di mille screziature, un caleidoscopio di colori, ma in purezza, cioè privo di "rumori" molesti, di vibrazioni materiali di "pezzi di carne". Il suono deve essere spirito (aria) e basta. Questo suono può essere anche forte e fortissimo, ma in lui è presente anche il suono pianissimo (anzi, è uno sviluppo di quello), che sarà e dovrà essere sempre possibile fare. Possiamo dire che anche il suono più forte non ha in sé un comune senso di forza, cioè non è una pressione che volontariamente esercitiamo nei confronti delle corde vocali o delle cavità sopraglottide; la forza potremmo dire che è passiva, cioè è il suono stesso che con il proprio peso si appoggia al diaframma, principalmente, e crea le condizioni fisico-dinamiche per essere proiettato a grande distanza. Qualunque pressione volontaria, così come qualunque azione muscolare, renderà immediatamente e inevitabilmente difettoso il suono. Come ripeto, noi dobbiamo crare le condizioni affinché i nostri apparati dìano il massimo possibile delle loro potenzialità, partendo dal presupposto, però, che si tratta di un'azione "artistica", non fisiologica, cioè che va ben oltre e anche contro la fisiologia, dunque non può rientrare nel campo di studi della foniatria e della meccanicistica di alcune scuole. O ci sono le condizioni conoscitive (gnoseologiche) per l'accesso a questa disciplina, o si resta su un piano materiale e tecnico, quindi fortemente limitato. Ciao.

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  3. salvo8:39 AM

    Ok. Ti ringrazio.Quindi, la conferma è quella che generalmente percepiscono i grandi, e quindi anche il mio maestro: " sai cantare quando riesci a fare dei piani e pianissimi con la stessa facilità ed omogeneità e naturalezza dei forti e fortissimi". Ciao.

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  4. salvo8:46 AM

    Inoltre, una domanda. Ma questa azione artistica è possibile riprodurla sempre? o è una condizione "rara"? In linea teorica si dovrebbe sempre riprodurre ma siccome entrano in gioco diversi fattori fuorvianti (fisiologici e pschici), nella pratica ed in base alla tua esperienza in che percentuale un buon cantante dovrebbe trovarsi in questa condizione? Sicuramente sono stato poco chiaro... ma tu sei un Maestro anche della comprensione... ;-)

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  5. Appunto, dici bene: si dovrebbe sempre riprodurre. E poi ci sono tutti i ma possibili e immaginabili. Ma se trovi, innanzi tutto, il Maestro che ti ci sappia condurre; Ma se in te c'è quella condizione per accedere all'Arte; Ma se c'è la pazienza, lo spirito di sacrificio, la volontà, la determinazione, la forza morale... Uno dei punti più difficili è accettare la mortificazione del proprio ego. Quando si entra in contatto con un vero Maestro, egli piano piano o molto velocemente, a seconda dei casi, comincerà a minare, ad attaccare e provocare l'ego dell'allievo, che reagirà. A volte la reazione sarà... andarsene, ed è giusto così, perché evidentemente non c'erano i presupposti per una collaborazione. A volte le reazioni saranno litigate, prese di posizione, discussioni accese. Queste possono essere benefiche e portare a risultati, purché prima o poi l'allievo si renda conto che nell'Arte è tutto un "morire" e rinascere. Più l'allievo è talentuoso più questa fase è violenta e difficoltosa da superare. Quindi, per tornare alla domanda, la condizione artistica, nella realtà, è abbastanza rara, quindi il M° il più delle volte si ritroverà, se lo vuole, a fare la lezione "dell'asino", come diceva il mio M°, cioè una lezione "tecnica" per migliorare le condizioni di emissione, ma che quasi certamente non porterà a risultati artistici, anche se il m° artista riuscirà, sempre, a far migliorare qualsiasi allievo o cantante in qualsiasi condizione si trovi.

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