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mercoledì, settembre 28, 2011

Corsa a ostacoli

La trattazione di questo argomento della pronuncia "fuori" ancora non mi soddisfa, e a costo di risultare ossessivo e grafomane, ritengo di dover fare ancora questo intervento, che può forse aprire un ulteriore spiraglio di comprensione. Questa volta parto dalle consonanti. La consonante si forma grazie ad un ostacolo, sia esso la lingua, il faringe, le labbra, ecc.Nel momento in cui andiamo a pronunciare una consonante o una parola che inizia con una consonante, si crea immediatamente una piccola apnea, cioè un piccolo serbatoio d'aria a monte di una temporanea chiusura del condotto aereo. Ad esempio se pronunciamo la P, noi avremo un accumulo d'aria dietro le labbra, che si chiudono ermeticamente per un istante, fin quando la pressione vincerà la resistenza delle labbra e ne scaturirà la consonante (è un po' lo stesso meccanismo fisiologico della voce). Con piccole differenze, tutte le consonanti funzionano così. Le vocali no, hanno un funzionamento del tutto diverso, nel senso che la loro emissione non prevede, se correttamente gestite, un accumulo d'aria, ovvero un'apnea preventiva. Infatti il grande problema delle vocali è costituito, per diverso tempo, proprio dall'attacco. Credo che possa essere già sufficientemente illuminante il criterio: LA VOCALE NON DEVE ESSERE ATTACCATA COME UNA CONSONANTE! Questo è anche uno dei motivi per cui per diverso tempo si preferisce fare frasi parlate o sillabe. La pronuncia di sillabe permette di attaccare il suono con una consonante scelta tra quelle che portano il suono il più avanti possibile. E' chiaro e logico, però, che in tempi possibilmente brevi si dovrà anche arrivare ad attaccare una vocale in modo corretto. Allora, dichiarato che non si attacca "come se ci fosse una consonante", noi dobbiamo prendere coscienza di cosa capita nel momento dell'attacco. La voglia, per tutti, è sempre quella di dare un "colpo", cioè creare un piccolo ostacolo in una qualche parte del condotto vocale, con conseguente apnea seguita da rilascio di aria-suono, che è appunto l'attacco. In questo senso è da configurare come una consonante, ed è quel consiglio, che così come è scritto dal Garcia jr è da considerare poco condivisibile, di realizzare il "colpo di glottide". Dunque se non è così, com'è? Qui nasce e deve nascere da parte di tutti coloro che studiano canto o già cantano, la riflessione sul canto "nel" fiato, cioè l'emissione di una vocale senza alcuna apnea o colpo o attacco resistente. Se si prova a emettere una A, ad esempio, volendo escludere ogni seppur minimo colpetto, noi siamo obbligati, ritengo, a fare un'emissione col fiato che già prevede la definizione della pronuncia non in bocca o in gola, ma in una proiezione avanzata davanti alla bocca. Questo consiglio, che sicuramente troverà molta difficoltà di realizzazione per diverso tempo, porterà a comprendere con maggiore coscienza cos'è la libertà di emissione e l'ampiezza oro-faringea. Le altre vocali sarebbero in realtà più semplici, perché, pur dovendo anch'esse escludere apnee e attacchi "duri", prevedono sempre un ausilio. La O, correttamente formata, almeno nei primi tempi di educazione, si forma tra le labbra, che devono essere ben tese (a forma, appunto, di O), e costituiscono un punto sensibile e percettibile entro cui attaccare il suono (che naturalmente non deve MAI partire da qualsivoglia punto retrostante le labbra stesse); idem per la U, anche se il maggior impegno dell'organo potrà portare facilmente ad attacchi interni, o anche a un attacco col fiato ma non sufficientemente esterno, e per questo si deve passare un po' di tempo ad allenare la U "piccola", cioè senza corpo, senza forza, senza timbro, volume e intensità, fin quando si sarà raggiunto un buon grado di coscienza del punto ove si forma e "suona", e allora si potrà tornare a dare intensità. La I è anch'essa molto aiutata dalla posizione labiale, anche se risulta per molti una vocale difficile in quanto carente di spazio e quindi sempre spinta. La E risulta in genere un po' più semplice della I, avendo un po' più di spazio a disposizione, mentre nuovamente un po' difficile può risultare la "è", perché il punto di attacco è indistinto, come la A, e quindi richiede nuovamente la capacità di pensarla nel e col fiato, avanti la bocca. Giocare col fiato, fiato sonoro, fiato con microgrammi di suono, è la strategia più piacevole e interessante per migliorare le proprie capacità di gestione vocale; se ascoltate i bambini che giocano, che fanno versi di ogni tipo con la voce, e risultano sempre squillantissimi, è un'osservazione e un'imitazione che consiglio. I vicini e i vostri coabitanti magari vi prenderanno per matti, ma vi garantisco che si impara molto di più così che con vocalizzi ed esercizi stereotipati. Spero con questo di aver concluso e saturato l'argomento.

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