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domenica, novembre 06, 2011

Il fiato statico

In fondo questo argomento potrebbe sintetizzare buona parte della filosofia belcantistica, ed è pertanto argomento cruciale in tutto lo studio.
Credo che uno degli equivoci più disastrosi in tutte le scuole riguardi proprio il ruolo del fiato. Grande studio e approfondimento si fa intorno al ruolo del diaframma, delle posture della pancia, del busto, ecc., ma alla fine del ruolo svolto essenzialmente dall'aria e dalle sacche polmonari, si dice (e credo si sappia) poco. Tutto parte sempre dall'immagine di una corrente aerea che mette in vibrazione le corde vocali quando queste sono addotte. Questo è ovviamente vero e giusto, ma già qui c'è una carenza informativa, perché occorre aggiungere che il fiato fisiologico non è in grado di compiere con estrema semplicità questo compito; infatti per vincere la resistenza delle cv è necessario che il fiato assuma una seppur minimamente accresciuta pressione. Questa pressione si comunica a tutta l'aria contenuta nei polmoni, pertanto la pressione che serve a mettere in vibrazione le labbra della glottide, si ripercuote anche su tutta la superficie polmonare, compreso il diaframma. Ovviamente più impegnative saranno le note da eseguire, cioè acute e/o scure, maggiore sarà la pressione. Detto questo, che non approfondisco, essendoci tanto di già scritto in proposito precedentemente, non posso non segnalare che detto così porta a un errore di valutazione non di poco conto. Infatti la nostra mente è portata a leggere questo processo come una sequenza di azioni che si svolgono cronologicamente in un certo arco di tempo. Mi spiego meglio: credo che si sia portati a pensare a una corrente d'aria che provenendo dai polmoni arrivi sino alle corde vocali, le metta in vibrazione quindi raggiunga la cavità oro-faringea, e infine esca nell'ambiente. Pensare così è profondamente errato, ed è una delle cause per cui il canto non può diventare vera Arte. Noi dobbiamo invece renderci conto che l'azione è sincronica, avviene pressoché nello stesso istante, e questo per un motivo molto semplice: l'aria è già ovunque, in bocca, in gola, fuori, nei polmoni. Ciò che manca è l'impulso vibratorio, ma non bisogna confondere questo con il flusso aereo. L'impulso sonoro attraversa l'aria esistente e si propaga; se chi ascolta dovesse aspettare che il fiato di chi canta raggiungesse tutti... staremmo freschi!!!
Pensiamo al funzionamento di molti strumenti a percussione o di un qualunque rumore: si produce una vibrazione e istantaneamente l'onda sonora parte in ogni direzione alla velocità del suono. Pertanto appena le corde vocali si mettono in vibrazione, l'aria contenuta nelle cavità riceve l'impulso e lo amplifica e si comunica, sempre con una velocità tale da apparire istantanea, all'ambiente esterno.
Dunque, ed è cosa che dimostro sempre a tutti, ma in fondo è cosa di tale semplicità e naturalezza da non richiedere alcuna competenza straordinaria, il suono può nascere al di fuori di noi istantaneamente, basta volerlo! Non c'è bisogno di alcuna postura, alcun coinvolgimento di diaframma o pancia o altro. Il "di più" è ciò che ci serve per dare qualità al suono. Sappiamo, peraltro, che il fiato scorre e non possiamo e non dobbiamo mai arrestarne il flusso. Dunque come si sposa l'argomentazione precedente con questa? E appunto qui nasce il fondamentale concetto dell'alimentazione, che quando compreso è in grado di eliminare un gran numero di difetti volontariamente o istintivamente o inconsciamente sviluppati.
Il primo concetto che dobbiamo apprendere da questa constatazione è che il fiato non è realmente un flusso che dai polmoni transita esternamente, bensì SI CONSUMA nell'azione vibratoria; la massa aerea assume una pressione relativa al tipo di suono, e questo comporta l'appoggio e la modellazione delle forme elastiche. Il secondo concetto è, dato il primo, che risulta del tutto controproducente "spingere" il fiato, giacché non solo non serve a niente, dato che l'aria vibrante è quella già presente nel condotto, ma non farà che creare quell'effetto "valvola" che provocherà la chiusura - maggiore o minore - della glottide. In questa situazione c'è quindi un'idea "statica" del fiato; pensare di premerlo o mandarlo volontariamente in una qualunque direzione con una certa pressione è lo sbaglio comune e detentore di un gran numero di difetti. Dobbiamo, a questo punto, inserire nel discorso anche la questione pronuncia. Cerchiamo di rimanere concentrati sui concetti appena espressi. La pronuncia è semplicemente una "forma" del suono; infatti esso si modella in base alla forma dello spazio oro-faringeo. Se invece di "mandare" i suoni fuori, noi semplicemente li pensiamo - o vogliamo - fuori dalla nostra bocca, come se nascessero lì (e come possiamo dire che effettivamente sia), noi mettiamo già in atto un importante elemento di corretto sviluppo della vocalità. Potremmo dire che il fatto di avere un fiato fluente, ci crea una indicazione non del tutto idonea al processo educativo.
Con questo post mi rendo conto di contraddire un po' alcune frasi e concetti espressi precedentemente, ma è una consapevolezza più chiara che mi è pervenuta alla coscienza in questi giorni, ma mi rendo anche conto che si tratta di un perfezionamento o completamento di un concetto sostanzialmente già presente.

7 commenti:

  1. Insieme al canto una delle mie grandi passioni è l'astronomia e forse questa mi è servita a farmi un'idea del fenomeno fiato e del canto:
    la Terra dista dal Sole mediamente 150 milioni di km., la luce del Sole impiega circa 8,33 min. per raggiungere il nostro pianeta. La luce è un fenomeno ondulatorio (sono particelle "fotoni") che appunto si propagano nello spazio alla velocità di circa 300mila km/sec. La luce della nostra stella quindi, la avvertiamo successivamente all'emissione stessa e quindi teoricamente se dovesse morire il sole... nello stesso istante noi continueremmo ad avvertire la sua luce per 8,33 min dopo di che verrebbe il buio (e la fine... ma ce ne vuole ancora eh eh). Il sole emette di continuo queste particelle che "vibrando nel vuoto" viaggiano in ogni direzione senza spinta, sono dotate singolarmente di un moto e lo spazio intorno è come un mare ( a volte calmo a volte no) dove esse fluttuano. Nel sole avvengono di continuo reazioni nucleari con grande consumo di energia (perciò un giorno morrà) è quell'energia dispersa (appunto i fotoni) sono "eterni", grazie al mare "vuoto" ed alla sua entropia, vibreranno, flutueranno e porteranno nel loro viaggio, il messaggio "quantico" iniziale... Bello, no?

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  2. Ci sono molte analogie... giusto.

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  3. Salvo5:07 PM

    Fabio, a proposito di fiato e di ingolamento, vorrei che commentassi questo video. Grazie.

    http://youtu.be/UVAJbug2juM

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  4. Caro Salvo... ma mi vuoi male!? Ehehe, scherzo. Ci sono buone intenzioni... ma non bastano, non bastano di certo. La cosa più incredibile è che numerosi cantanti, che magari se la cavano nel repertorio operistico, cadono poi proprio su queste canzonette, che sono facili solo per chi ha capito come si canta! ... fa un po' tu i conti :(

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  5. Salvo9:23 AM

    Infatti..., tutt'altra cosa... decisamente meglio
    http://youtu.be/vsk1jWH_ymk

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  6. Salvo9:28 AM

    Caro Fabio, volevo proprio ribadire il concetto che proprio sulle canzonette facili facili molti "grandi" sbagliano perchè nella semplicità delle cose stà la difficoltà di chi non ha ben compreso

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  7. Ma certo; quando devono cantare una semplice canzone, di oggi o di ieri, diventano del tutto inascoltabili.

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