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venerdì, novembre 11, 2011

La cassa acustica

Tornando al concetto del "fiato statico" affrontato pochi post fa, mi pare esemplificativo l'esempio della cassa acustica di un impianto stereo. In fondo è un oggetto semplice: un mobile, più o meno grande, con due o più altoparlanti elettrici: un impulso elettrico provoca la vibrazione di una membrana. Punto. Il mobile, contenente nient'altro che aria, amplifica il suono dell'altoparlante. Nell'uomo le cose sono appena appena più complesse, ma il principio è identico. Abbiamo un impulso nervoso (elettrico anch'esso) che dal cervello stimola le corde vocali, che si adducono e si conformano alle esigenze del suono da emettere. Siccome l'uomo è fatto molto meglio della cassa dello stereo (però ha anche diversi limiti), non abbiamo bisogno di due o tre altoparlanti, cioè membrane di diversi diametri, perché quelle sono fisse, mentre le c.v. sono mobili ed elastiche e si atteggiano a seconda che il suono sia chiaro, scuro, acuto o basso. Nel caso dell'uomo lo stimolo nervoso è insufficiente a produrre un suono, per cui occorre un mezzo più efficace (così come il violino si potrebbe suonare con le sole dita, ma avrebbe limiti notevoli, cosicché si inventò l'archetto) che è l'aria, la quale può essere regolata in base a tutti i parametri musicali (altezza, colore, intensità, ecc.). Ribadisco, quindi, che il fiato non è da considerare il veicolo che porterà il suono agli ascoltatori, perché a questo penserà l'aria dell'ambiente come in tutti i fenomeni acustici, ma esclusivamente il mezzo di produzione del suono. La pressione sonora ha poi importanti implicazioni nella stessa amplificazione. Se qualcuno inventasse (e prima o poi capiterà) una cassa altoparlante costruita con un materiale elastico, a seconda dei parametri sonori noi vedremmo la cassa modificare la propria forma e le dimensioni. All'interno dell'apparato vocale avviene già automaticamente questo fenomeno, a patto che il cantante LASCI che avvenga, e non cerchi egli di produrlo, inibendone, con questo gesto tensivo, il corretto funzionamento. E' bene sottolineare, però, che anche questa immaginaria cassa elastica avrebbe un funzionamento "statico", vale a dire non c'è una proiezione forzata, spinta, verso gli ascoltatori, ma tutto è fermo, esiste solo la vibrazione sonora che raggiunge l'udito di chi ascolta attraverso l'aria ambientale. Ciò che rende qualitativamente elevata una emissione, è la capacità di amplificazione, la quale, però, non deve subordinare il proprio ruolo a quello del contenuto. Cioè è inutile avere una cassa efficientissima che amplifica molto ma che non permette di distinguere il suono di un pianoforte da quello di un violino! (cioè distorce). Analogamente la manìa di avere tanto suono non può e non deve deturpare il contenuto musicale del canto, quindi per considerare accettabile un risultato canoro, dovranno sempre sussistere le possibilità di adattare la dinamica del suono, di legare, di rendere del tutto comprensibili le parole e, ovviamente, di intonare perfettamente. Questo può avvenire senza grossi problemi se il soggetto non forza la natura ma si mette nelle condizioni di lasciare avvenire il fenomeno. E' evidente che, come una cassa musicale, ci sono caratteristiche fisiche oggettive su cui non si può intervenire (dimensioni: una persona grande e grossa avrà più amplificazione di una persona minuta; materiali: l'ossatura, le cartilagini e le pareti elastiche non sono uguali in tutti; forme: pur nelle similitudini, anche la conformazione di alcune parti dell'apparato, come il palato, possono avere un'influenza anche di un certo peso nella qualità del suono), ma in ogni modo è la capacità di non intervenire e non influenzare la produzione del suono e dell'amplificazione a permettere il miglior funzionamento.

2 commenti:

  1. Salvo8:30 AM

    A tal proposito, sapendo che non sei e non sei mai stato un fan del Pavarotti, puoi spiegare nel dettaglio quali le carenze o difetti vocali di una voce considerata forse la migliore del secolo, spesso è stata associata alla fortuna di avere un corpo ed un apparato vocale di notevole ampiezza.. quanto può essere vero? In che misura?

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  2. E' evidente che Pavarotti è stato un "privilegiato speciale"; ha ottenuto una voce bella, facile, estesa, molto sonora. Mi risulta che abbia compiuto studi piuttosto rapidi, più legati allo studio del repertorio che all'acquisizione di una vocalità esemplare. Per alcuni anni, grazie alle doti e al fisico, è andato bene, pur incappando saltuariamente in qualche incidente. Verso la fine degli anni 70 i difetti sono di molto aumentati (passaggio fortunoso, le A e le E molto critiche), lui se ne rese conto e corse ai ripari rimettendosi a studiare e aggiustando le falle più evidenti. In questo modo ha potuto proseguire la carriera con minori preoccupazioni, per quanto qualche incidente abbia continuato a verificarsi. A mio modo di sentire noto che anche nei momenti "di grazia" manca una reale fluidità; il suono è buono e meno buono a seconda delle zone della tessitura, delle vocali, dell'impegno complessivo del brano o dell'opera. Ci sono alcuni difetti di carattere espressivo musicale difficilmente perdonabili in un cantante di questo calibro e l'introspezione dei personaggi raramente si avverte. Ho sempre avuto l'impressione che per lui necessitasse una grande personalità sul podio, come Karajan, che gli imponesse il rispetto della scrittura. Quando era solo o con personalità scialbe combinava disastri. Comunque reputo la sua Boheme con Karajan la migliore di tutta la storia del disco.

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