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venerdì, gennaio 20, 2012

I microbi

Non voglio parlare di patologie direttamente o indirettamente attinenti la sfera vocale; per la verità è un argomento che non mi ha mai realmente interessato e che tratto rarissimamente. Toccherò, invece, un argomento vagamente gnoseologico.
L'Arte, intesa quale perfezione, è da intendersi anche come "unità". La coscienza umana tende a unificare. Il brano musicale è da considerare una potenziale unità, che non potendo essere concepita e assimilata quale unità, si articola, si spezza, si differenzia in un lungo percorso, che è per l'appunto il brano musicale come siamo abituati a conoscerlo. La nostra coscienza possiede le capacità di riconoscere e ricostruire quell'unità potenziale del brano (ed è in questo senso che occorre rivedere il concetto di tempo, perché è evidente che il tempo "esterno" non potrà più coincidere con quello "interno"). Esistono a questo riguardo diversi "se": se la coscienza è libera, se l'esecuzione risponde a principi di consequenzialità tali da non spezzare la necessaria fluidità sia da un punto di vista, diciamo così, tecnico e da quello più prettamente conoscitivo, anche naturale. Questo processo è già raro e difficile in tutti i campi, perché c'è ignoranza, presunzione, o anche oggettiva difficoltà. Diciamo che coloro che si trovano nelle condizioni di fare veramente Arte, sono dei potenziali "unificatori" di "gesti artistici" (che poi è il concetto di creazione).
Nella nostra vita abbiamo continuamente a che fare con i microbi (dico microbi semplicemente per riassumere un concetto ampio e complesso di patologia). I microbi cosa fanno? ovvero qual è il loro ruolo? E' proprio quello opposto, vale a dire mirano alla possibile distruzione di un'unità, che nel caso medico è un'unità vitale (animale o vegetale che sia). Dunque l'unità, per questioni che non starò qui a esaminare, viene sempre messa in difficoltà ed è portata a scomparire. Anche nel mondo dell'Arte abbiamo dei microbi, che altro non sono che le persone che quotidianamente cercano di minare, fisicamente, intellettualmente e psicologicamente, le possibilità di accesso e di vita delle unità artistiche, cioè le opere d'arte, i capolavori, la perfezione. E li sentiamo e li vediamo quei critici, quei musicisti o musicologi, che attaccano, a volte con enfasi e toni persino incomprensibili per l'altisonanza degli accenti, le grandi scuole e i portatori di messaggi virtuosi. I microbi si organizzano in quantità e qualità e riescono a coalizzarsi e superare la dimensione conoscitiva dell'uomo. Non c'è quindi da illudersi né da un lato che le malattie saranno sconfitte per sempre, né che tutti i polemici, a volte violenti, che periodicamente attaccano questa come altre scuole di pensiero e d'Arte, possano decidersi a togliersi di mezzo. E' un ruolo necessario all'eterno esistere e non può essere diversamente. Bisogna imparare da un lato a sopportare, da un lato a resistere, quando occorre a combattere. Insomma, diventiamo un po' anche "antibiotici".

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