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giovedì, gennaio 26, 2012

Sensazioni e percezioni

Approfittando di una discussione su fb, affronto anche questo argomento, che può avere un certo interesse. Come sanno tutti coloro che seguono questo blog o le mie lezioni, sono contrario all'insegnamento tramite sensazioni. Come ho detto e scritto persino esageratamente, pensare di mettere il suono in un determinato posto, in particolare quando il posto è lungi dall'essere sul percorso più idoneo e corretto perché possa sviluppare virtuosamente una voce artistica (tipo gola, fronte, nuca, ecc.), è un errore non di poco conto. La sensazione è una fantasia, cioè una volontà di mettere il suono in un determinato luogo anche se non ho la precisa percezione di riuscire nell'intento. La percezione può andare in direzione diversa, cioè posso avere la percezione che il suono "batte" in un qualche luogo anche se non ho attivato alcun meccanismo per localizzare il suono. Potrei dire che sensazioni e percezioni interne sono piuttosto inutili e spesso fuorvianti. L'unica che reputo di una certa utilità è quella legata al palato alveolare; chi percepisce in modo chiaro quando il suono batte o no dietro/sopra i denti superiori anteriori è avvantaggiato perché da quello può anche avere una "spia" sulla corretta direzione del flusso sonoro. Ma anche questo può, alla lunga, dimostrarsi fallace e ingannevole. La percezione più importante è quella che passa attraverso l'orecchio. Se noi percepiamo se stiamo dicendo veramente quella determinata parola, o sillaba, o frase, abbiamo il miglior controllo possibile sulla qualità del canto (che nel tempo dovrà ovviamente raffinarsi, perché dapprima mi sembrerà di dire bene, ma poi dietro esempi e istigazioni dell'insegnante mi accorgerò che non è sempre così, poi passeremo alla bellezza, la morbidezza, ricchezza, ecc.). Si può aver la sensazione, o percezione, che il suono è in gola, oppure davanti alla bocca, oppure alto di fronte a noi o in molti altri posti; sono sensazioni utili ma a cui non bisogna mai dare troppo retta, specie se siamo da soli, perché fin quando il complesso orecchio-istinto-apparati non è sulla strada dell'unificazione, noi non potremo sapere se stiamo realmente facendo bene. Quindi il consiglio ultimo e sintetico è quello di dare retta sempre e solo alla parola e alla sua qualità; tutto il resto è accessorio.

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