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mercoledì, aprile 11, 2012

Imparare dall'acqua.

L'acqua minerale è acqua che filtra tra le rocce, fluisce, scorre finché trova un punto ove sgorgare. Questo lungo, anche lunghissimo, percorso (addirittura, ho letto, che può impiegare DECENNI a formarsi), permette all'acqua da un lato di purificarsi e dall'altro di arricchirsi di elementi che la rendono cristallina, ma anche piena di elementi che la rendono frizzante (non solo o non tanto nel senso effervescente), salutare, vitale. La voce compie un procedimento analogo, partendo dalla laringe e poi sviluppandosi negli infiniti e riposti meandri della conformazione anatomica umana soggettiva. Al contrario delle montagne e delle rocce, che sono fisse e immobili, il flusso vocale passa attraverso forme mobili, non solo cedevoli alle esigenze del suono, purtroppo, ma a tutt'altri stimoli, parte volontari parte non, che impediscono, rallentano, deviano, stringono questo percorso. Anche la voce cerca un punto ove sgorgare; il più giusto e logico è la bocca, ma non di rado si cerca un punto diverso, oppure, pur non volendolo, essa viene indirizzata inconsciamente o inconsapevolmente verso il naso (vedi i vocalizzi a bocca chiusa, che non tutti si rendono conto essere nasali). Quando la voce può uscire liberamente dalla bocca, morbidamente atteggiata secondo le esigenze delle parole da pronunciare, essa, come l'acqua minerale, risulterà viva, e ricca di tutti quegli elementi che la rendono "frizzante", vivace, vera. Pur avendo raccolto elementi lungo tutto il tragitto, la sua nascita risulterà come indipendente e distaccata dal corpo, come se fosse (come è, in certo qual senso) l'aria stessa dell'ambiente a vibrare, a cantare, infiammata da una scintilla del pensiero. L'aria della bocca e della gola, invece, deve rappresentare solo un mezzo di trasferimento neutrale. Si pensi al terribile tzunami. In un punto dell'oceano ha luogo un forte terremoto: guardando il mare, nulla si scorge! a distanza di centinaia di km, dopo un lungo periodo di tempo, quello spaventoso impulso d'energia, che ha attraversato le distese oceaniche invisibilmente, avvicinandosi a una costa, si alza e si trasforma in una valanga d'acqua impetuosa e travolgente. Il bravo cantante, che sa moderare la propria impulsività e contenere le forze che lo guidano (e lo seducono), potrà trovarsi avanti la bocca uno tzunami di suono, che si propagherà immenso in tutto l'uditorio.

2 commenti:

  1. Salvo9:16 AM

    Bellissimo post! Quindi il fiato si arricchirà di risonanze a seconda della conformazione anche della nostra bocca (piccola o grande), dei seni paranasali, degli zigomi e delle cartilagini, che tutti abbiamo. Quindi, ancora una volta, bisogna sfatare l'inganno di ampliare meccanicamente, forzatamente, la volta palatina alla ricerca di cavità, oppure di irrigidimenti vari e sorrisi "forzati". Se il fiato è allenato e disciplinato bene... viene tutto "naturale" (ma in relatà è educato, disciplinato) e non c'è alcun bisogno di cercare una strada perchè è lì già bella e fatta solo che spesso non la si trova perchè si guarda al dito.... e la luna sorride...!

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  2. Esatto, Salvo, le caratteristiche foniche (timbro, intensità, volume, bellezza...) dipendono dagli aspetti anatomici di ciascun soggetto, però se si seguisse tutti la stessa strada, il risultato sarebbe che ognuno potrebbe dare il meglio delle proprie capacità. Invece si pensa che si possa dare di più di quanto non ci permetta la natura stessa, e quindi si spinge, si urla, si vanno a cercare strade muscolari, spaziali, forzose, e si finisce per realizzare qualcosa di brutto o rigido, che come un boomerang ci tornerà indietro togliendoci quanto di eccellente potremmo dare.

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