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domenica, giugno 17, 2012

La paura degli acuti

Un problema importante e molto frequente che assilla molti cantanti e in particolare i tenori, è la paura degli acuti. Indugiare, esitare, rimanere indecisi e troppo cauti in qualunque zona della gamma può già portare a suoni errati o comunque modesti; se fatto nel settore acuto, porta a suoni sicuramente problematici e se fatto sugli estremi acuti, facilmente a suoni orribili se non a stecche o stonature. Naturalmente all'indecisione sugli acuti ci si mette anche la vera e propria paura di sbagliare e di steccare, e questo porta fatalmente a un risultato scadente. L'unica vera arma contro la paura è la sicurezza, la padronanza, ma il fatto è che la paura si esplica, pur in forma meno accentuata, anche a lezione. Questo può portare a due soluzioni istintive: trattenere o trovare una strada alternativa, che dia più sicurezza. Trattenere è una soluzione un po' più da dilettanti, e il risultato sarà sgradito al pubblico, perché porta a suoni falsettanti, poco sonori e incisivi e alla fine può incorrere anche nella stonatura. La strada alternativa è, pertanto, la soluzione più gettonata, e può essere di varia qualità: ingolare, portare il suono indietro ma in zona velare, nasaleggiare... L'ingolamento, specie se clamoroso, è nuovamente un po' da dilettanti, ma oggigiorno lo si sente fare anche in teatri importanti; il suono indietro è invece meno evidente a orecchie non bene educate, che anzi possono ritenere validi quegli acuti, specie se il soggetto è dotato di un buon volume. Il nasaleggiamento può avere diverse gradualità; se clamoroso è nuovamente un trucco (o operazione inconscia) da dilettante, ma fior di cantanti l'anno usato in modo accorto, appena accennato, magari solo in attacco e via subito, e/o magari solo su certe vocali o in certi punti della gamma (tipo acuti, o zona passaggio), sicché pochi se ne avvedono, o anche nel caso, lo considerano un vezzo e non un grave difetto. La vera soluzione sta in alcuni passaggi essenziali: prima di tutto educare il fiato/diaframma a alimentare i suoni gradatamente, iniziando dal centro; secondo, ricordarsi di due cose: che gli acuti sono un rinforzo del falsetto, quindi alleggerire il suono in modo che la corda possa entrare nell'atteggiamento "sottile", eventualmente dare quel "tocco di colore" che permetta un migliore appoggio (grazie al maggior peso), ma senza dimenticare che il settore acuto è il registro della voce gridata! Sembra di dire un'eresia, ma in fondo gli acuti (ma questo vale anche per alcune note di petto delle donne) sono gridi che grazie allo sviluppo qualitativo del fiato e giusto assetto diaframmatico diventano sempre più gradevoli, ricchi e modellabili per intensità, colore, volume. Se non si impara anche a vincere la paura del grido, cioè se non si ha il coraggio di buttare la voce, questa rimarrà sempre imprigionata e il ricorso all'artificio del suono intubato, raccolto e "girato" in gola, continuerà a essere la soluzione facile e sicura. Questo non porterà mai a quegli acuti franchi, pieni, squillanti, anche "martellati" che sentiamo ancora nelle registrazioni di Lauri Volpi o Tamagno o diversi altri. Per alcuni ci può essere anche un istinto, ma è piuttosto raro. Per tutti gli altri, specie chi è un po' timido, bisogna anche buttarsi, che è un consiglio che, con le dovute cautele, va seguito un po' su tutta la linea del canto, considerando che questo tipo di professione richiede comunque coraggio, un po' di svalderia. Coraggio adunque...!

9 commenti:

  1. salvo9:28 AM

    "Se non si impara anche a vincere la paura del grido, cioè se non si ha il coraggio di buttare la voce, questa rimarrà sempre imprigionata e il ricorso all'artificio del suono intubato, raccolto e "girato" in gola, continuerà a essere la soluzione facile e sicura.".
    Sante parole!
    Osare, osare, osare!!!
    Il canto è soprattutto coraggio... se hai un bel corpo (mi riferisco alle donne...) e ci tieni ad essere osservata è giusto farlo con disinvoltura e gusto... senza eccedere per non cadere nella volgarità o nel ridicolo.
    (l'esempio mi è venuto perchè ieri sera assistendo ad un concerto ho visto in prima fila una splendida ragazza in minigonna che in tutte le maniere possibili cercava di coprire le gambe accavallate con un golfino rendendosi impacciata e ridicola, al contrario al suo fianco la mamma, presumo, anche lei molto bella ostentava la sua perfetta forma e le sue splendide gambe..." Embè se c'è...c'è, suvvia, altrimenti maxigonna con corpetto chiuso fino al collo.... ciao Fabio...

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  2. Ci insegni Fabio che bisogna imparare a non avere paura degli acuti. Però bisogna stare attenti anche a non lasciarsi prendere troppo la mano, dico bene? Insomma non bisogna abusarne, in quanto gli acuti sono la tomba della voce, vero?

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  3. Mi rendo conto che l'argomento è delicato e pericoloso perché, leggendo quanto ho scritto nel post, qualcuno potrebbe anche essere portato a pensare che gridare e cantare siano la stessa cosa! Il grido è un'opportunità concessaci dalla nostra natura, ma per difesa e situazioni particolari e saltuarie, per cui non è prevista un'organizzazione respiratoria tale da garantire qualità e durata. Gridare per molti secondi o addirittura minuti, produrrà sempre infiammazione dell'apparato produttore, catarro e forse anche afonia. Se ripetuto spesso, si può andare incontro a danni seri. Quindi l'acuto, per poter essere mantenuto a lungo e con caratteristiche di buona fattura, dovrà possedere alla base una respirazione idonea, il che vuol dire un'educazione di elevato livello. Oltre a ciò, a conferma di quanto scrivi, confermo che abusare degli acuti, per quanto ben emessi, inciderà nel tempo sull'organizzazione vocale complessiva, portando a un imbruttimento del timbro, a "scalini", sguaiamenti, ballamenti e allargamenti di cattivo gusto, e ovviamente anche alla perdita delle note più alte.

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  4. salvo3:02 PM

    Ho sempre avuto l'idea che l'acuto sia come una "perla" e pertanto è da tenere e conservare con molto riguardo, sfoggiandolo in occasioni adatte. Certamente va però mostrato in tutta la sua bellezza e limpidezza...quando c'è... ed è altrettanto vero che agli inizi soprattutto, si deve "centellinare", il che non significa che bisogna però tenerlo dentro. L'acuto, per me, quando è ben fatto, è un dono elargito a chi ci ascolta e a noi stessi. La paura dell'acuto viene sicuramente perchè non si è pronti ancora al balzo, al primo volo, al viaggiare nello spazio senza paura di cadere: il fiato non è dentro e fuori di noi e viene percepito ancora come un'entità a se stante. Invece, quando si è padroni dell'acuto, la paura scompare, perchè si è tuttuno con l'ambiente circostante e quindi è un dare e ricevere, un'alternanza di sensazioni uniche ed ogni volta fantastiche. Penso un pò a quando i "Grandi" dicevano di sentirsi in cielo e così anche chi li asoltava...

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  5. Anonimo12:58 AM

    Vorrei fare una domanda sempliciotta, che forse non merita di essere inserita in un blog come questo: Come posizionare gli acuti? (partendo dal Re4, sono una donna). Se li posiziono al livello degli alveoli superiori, mi vengono gridati, forzati. Se cerco di posizionarli più in alto, mi danno un suono stile falsettino di gola. O devo pensare che questi acuti non ce li ho ? Arrivo facilmente al Sol4 (sono mezzo soprano) me il risultato non è soddisfacente. Finora non ho ricevuto una risposta (anche da maestri) che mi abbia aiutato a risolvere questo mio problema.
    Grazie e complimenti per il blog.

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  6. Ciao; la tua domanda è degnissima di questo blog e ora ti risponderò. Con calma e pazienza ti invito, comunque, a leggere piano piano almeno gli argomenti principali e soprattutto la parte più antica, quella del 2006, dove sono esposti i principi base della nostra scuola e dove trovi anche le risposte a tanti quesiti.
    Prima di tutto devo dire che il suono non può essere indirizzato dove si vuole con molta facilità, e il più delle volte un'operazione artificiale di questo tipo comporta l'instaurarsi di difetti di vario genere, perché si modifica l'anatomia interna per convogliare il suono dove si vuole, ma questo comporta una possibile distorsione e manipolazione della muscolatura che non può che comportare suoni difettosi. Pertanto la risposta sottostante è in funzione di esercizi che liberino la gola e creino, invece, la giusta funzionalità diaframmatica affinché il suono vada automaticamente a "battere" dove deve.
    La "linea" di tutta la voce, non solo quella degli acuti, deve essere a livello degli "alveoli", ovvero sopra i denti incisivi superiori. Se salgono il suono spoggia, quindi da evitarsi nel modo più assoluto, checché se ne dica! Il fatto che tu avverta una forzatura, è del tutto comprensibile, perché per tenerli a quel livello, il fiato preme molto di più sul diaframma, cioè c'è un "peso" notevole che nei primi tempi non sei in grado di sostenere, considerando anche la "ribellione" del diaframma a carico dell'istinto. Pertanto: 1) preferibilmente utilizzare la vocale U su re-re#-mi e magari anche fa4, oppure le vocali leggermente oscurate e "piccole" (cioè non allargare MAI la pronuncia), ma facendo bene attenzione che il suono non vada indietro nel palato verso quello molle. 2) non alzare troppo il volume in zona di falsetto (tra fa3 e do#4) e usare un falsetto chiaro (da bambina), sempre avanti e sui denti e con pronuncia piccola; 3) aprire la bocca verticalmente, anche sulla U, ma badando che il suono rimanga comunque leggero, "appeso" sul cupolino sopra i denti; 4) a partire dal fa o meglio fa#4, iniziare nuovamente a schiarire ed aprire i suoni (e ovviamente la bocca), sempre nella parte superiore e anteriore del palato; salendo occorre dare sfogo alla voce, e questo anche orizzontalizzando la linea superiore, ma non quella inferiore, cioè l'ampiezza del suono si esplica, negli acuti, allargando la base superiore della pronuncia sugli zigomi e andando verso le orecchie (ma non arretrando, ovviamente, sempre in avanti), e aprendo la bocca verticalmente, cioè evitare che la bocca si "tiri" in orizzontale, perché questo farebbe risalire la mandibola e la laringe. Per il momento mi fermo qui, ma se hai dubbi di qualunque genere chiedi pure. Ciao

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    1. Anonimo8:27 PM

      Ti ringrazio molto, cercherò di mettere in pratica.
      Non ho capito bene che cosa vuol dire:
      "cioè l'ampiezza del suono si esplica, negli acuti, allargando la base superiore della pronuncia sugli zigomi e andando verso le orecchie (ma non arretrando, ovviamente, sempre in avanti".
      Ciao.

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    2. Semplifichiamo: quando vai verso gli acuti allarga e alza i muscoli facciali che stanno sugli zigomi, mantenendo (o aumentando) l'ampiezza verticale della bocca. Però questi consigli lasciano molto il tempo che trovano, perché non so come è messa la tua voce e la tua respirazione, quindi qualunque cosa fai, anche seguendo quanto ho scritto, potrebbe portarti a difetti. E' giusto un orientamento. Ciao.

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    3. Anonimo11:10 AM

      Vuol dire forse cantare una vocale non chiusa, ma mantenendo la bocca ovale dove però inevitabilmente i denti superiori si scoprono, con quella mossa che veniva chiamata da alcuni "Mordere la mela"?
      Credo che la mia difficoltà consista nel non accettare il "peso" degli acuti tenuti all'altezza degli alveoli superiori, avendoli sempre tenuti molto più un alto dove erano più "leggeri" ma anche molto più sfiatati.
      Di nuovo grazie. Ciao.

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