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giovedì, luglio 26, 2012

Del riscaldamento

Un termine abbondantemente utilizzato da cantanti e insegnanti è quello relativo al "riscaldamento" della voce. E' un termine improprio, per quanto popolare, ma anche sbagliato. Il termine presumo possa essere stato ereditato dal mondo dell'atletica dove i muscoli devono essere effettivamente riscaldati perché sottoporli a impegnative attività da freddi potrebbe comportare problemi di una certa consistenza. E' altrettanto vero che i cantanti che fanno intenso utilizzo della muscolatura possono risentire anch'essi del mancato riscaldamento, e questo è un indizio importante sulla qualità del canto. A parte ciò, il cantante esemplare deve sottoporsi a una preparazione prima di affrontare il canto? Per la precisione il cantante, prima di una esibizione importante deve "fare il fiato". Il motivo fondamentale per cui al mattino si canta male e alla sera meglio, è dovuto al fatto che durante la notte l'istinto riduce la portata del fiato, non essendo necessario, e quindi occorre del tempo per riportarlo alla sua completa funzionalità; con una normale attività, nel pomeriggio già il fiato sarà tonico. Questo non significa che sia nelle condizioni ottimali per cantare, come sappiamo, perché quella condizione richiede un atteggiamento artistico particolare. Per chi ha conquistato l'Arte fonatoria basteranno pochissimi minuti (salvo non vi siano eventi particolari, come un malessere, una particolare stanchezza, ecc.), per chi è su quella via occorrerà una preparazione un po' più lunga e articolata; chi canta muscolarmente deve fare anche lunghe sessioni di vocalizzi ed esercizi. Mi dicono amici che svolgono la professione, di colleghi anche piuttosto famosi che non possono non esercitarsi anche una o due ore prima di uno spettacolo! Mi diceva un basso che aveva svolto una carriera di un certo interesse che lui nel pomeriggio faceva esercizi pesantissimi fino a provocarsi quasi un'afonia; alla sera, diceva, la voce "suonava come un campanello". E' un po' anche quanto si dice capiti agli "affondisti". Pare che Del Monaco facesse, in vista di importanti produzioni, alcuni giorni di vocalizzi intensissimi e, anche lui, fino al punto di rimanere quasi afono, dopodiché rimaneva in totale silenzio per un paio di giorni. Non so se via proprio così la faccenda, ma se così fosse la definirei una metodologia "kamikaze". Ma va bene anche così, ognuno è padrone della propria voce e può benissimo credere che questa sia la strada giusta e percorrerla. Del Monaco sicuramente non avrà avuto niente da rimpiangere e sarà stato felice e orgoglioso di quanto ha svolto; quello che ritengo sia bene sapere è che non è una strada "a senso unico", cioè che dà sempre quel genere di frutti a tutti. Non solo non è detto che facendo ciò si ottengano buoni risultati, ma è più facilmente detto che in questo modo si vada incontro a guai molto seri per la propria salute vocale. Veniamo a noi: fare il fiato è l'imperativo di chi canta solo col fiato e sul fiato, senza interferenze muscolari. Per qualcuno la frase può significare: fare esercizi "di" fiato, ovverosia solo con il fiato. Questo si può anche fare ma è abbastanza inutile, anzi a volte può creare qualche problema. Bisogna ricordare che perché una cosa funzioni, deve avere una funzione, una motivazione. Se noi prendiamo molto fiato, al massimo alleniamo l'elasticità muscolare, ma ci ritroviamo con una massa d'aria di cui non sappiamo che fare (a questo proposito però esistono anche esercizi semivocali, che però non posso descrivere in questa sede). Quindi dobbiamo esercitarci non prendendo molta aria, ma facendo esercizi vocali che creino l'esigenza di assumere più aria, e sappiamo come gli esercizi sulla parola siano i più indicati perché fanno leva sul parlato, già presente nelle nostre esigenze quotidiane. Se si fanno anche solo pochi minuti di parlato sui centri, anche con una moderata rapidità di sillabazione (onde evitare di andare a cercare la gola), si potrà in breve poter contare su una voce più brillante e sonora. E' bene riposarsi dopo qualche minuto, dopodiché si può ampliare l'esercizio, sempre sul parlato o su sillabe, a distanza di terza, terza e quinta e fino all'ottava, toccando i primi acuti. E' bene fermarsi, per evitare di stancarsi e soprattutto è decisamente controproducente salire sugli acuti e provarli più volte; ciò che si deve verificare è solo che la voce risponda, nei centri e primi acuti, con leggerezza e fluidità, alle richieste della mente e che suoni e spanda nell'ambiente. Riposo e leggeri esercizi di scioglimento dell'articolazione orale saranno sufficienti a tenere in forma il sistema. Il tutto, ripeto, per chi ha una coscienza di canto realmente "staccato", sulla parola e su una conquista respiratoria artistica.

1 commento:

  1. Sacrosanti i consigli di Fabio.
    Io li eseguo soprattutto pochi minuti prima di qualsiasi performance. In effetti se la voce sta a posto me ne accorgo subito perchè la pronuncia del parlato già è fuori (dovrebbe essere sempre così...) e le vocali devono essere "vere" così da agganciarsi alle consonanti senza fatica o camuffamenti. Ad es. dire "recondita armonia", "amor ti vieta", Oh, tu Adalgisa rifletti in me l'onore andato..." sono piccole frasi che utilizzo per riscaldarmi e siccome ho la mia vocale "tester", sto in voce ottimale quando soprattutto la "E" mi esce bene... per il resto è tutta questione di gestire il fiato caldo in bocca con la giusta pressione, postura, e la giusta direzione dietro i denti superiori. Grazie.

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