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mercoledì, luglio 25, 2012

Il microfono virtuale

No, cari amici, non vi sto assolutamente invitando a far uso del microfono per cantare, però ho potuto scoprire un simpatico e utile trucchetto psicologico per cercare di attenuare alcuni difetti spontanei. Stavo ascoltando la registrazione di un mio allievo che cantava durante una esibizione pubblica in un luogo aperto dove era necessario far uso del microfono e relativa amplificazione. Mi sono reso conto che la sua performance, nonostante la disabitudine all'uso di questo mezzo, era particolarmente efficace. Ho compreso, quindi, che la diffusione ampflicata della sua voce gli conferiva quella tranquillità e soddisfazione che si trasmetteva al suo corpo, per cui non "spingeva", non dava forza e pressione e si concentrava unicamente sul canto vero e proprio, con grande morbidezza, leggerezza e scorrevolezza. Oggi, a lezione, ho detto: "tu il microfono lo hai già incorporato, perché il tuo livello di studio è avanzato e quindi possiedi a un elevato livello le condizioni di amplificazione naturale del suono. Pertanto devi metterti nella situazione di cantare come se stessi davanti a un microfono! In questo modo la tranquillità e la rilassatezza creeranno quelle stesse caratteristiche di amplificazione e tu potrai sentire la tua voce che spande rapida e penentrante in sala." Devo dire che ha funzionato già piuttosto bene, pertanto faccio un po' a tutti la stessa raccomandazione (certo il giochetto non funzionerà così bene per chi ha poco o nullo studio, però sempre meglio che urlare e spingere come bulldozer!): cantate o esercitatevi con la stessa tranquillità e leggerezza che avreste con un microfono davanti, e cercate di aguzzare l'udito per ascoltare cosa succede attorno a voi, ovvero imparate ad ascoltarvi (e l'acustica naturale è ovviamente cosa molto ben più seria e importante rispetto al suono distorto e filtrato di un impianto elettronico).

2 commenti:

  1. Verissimo!
    La percezione di avere un microfono e quindi un'amplificazione davanti a sè ti porta certamente a controllare meglio l'emissione. Naturalmente devi saperti ascoltare... e non è facile! Io ho imparato a sentirmi dopo diverso tempo. All'inizio sbagliavo nello spingere, in una seconda fase nel poco sostegno del suono proprio perchè non volevo amplificare troppo la mia voce, ma non sapevo cosa e come fare... anzi cosa non fare! Parlare,parlare, parlare e respirare artisticamente bene. Poi ho iniziato finalmente a sentirmi e qui sono iniziati altri problemi perchè inizi a capire tutte le sfumature del suono e della tua voce e ti si apre un universo che un pò fa paura... nel senso che mi sono chiesto come farà adesso a gestire i piani, a sfumare, ad "amplificare", correttamente? E' subentrato il mio Maestro che mi ha fatto capire come equilibrare i suoni e quindi la giusta pressione del fiato e della parola che già vi scorre sopra.... ma è comunque sempre tutto in evoluzione perchè la bellezza di quest'arte (croce e delizia) è la certezza che c'è sempre da migliorasi e non ci sarà mai una performance uguale ad un'altra!

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  2. Tutto giusto, caro Salvo, salvo un "piccolo particolare": la penultima frase è esattamente al contrario: la certezza che NON ci sarà sempre da migliorare, perché esiste un "non oltre" raggiungibile, seppur non da tutti e a costi elevatissimi. Ciò non contraddice peraltro l'ultima frase: la perfezione e la Verità in musica non fanno venir meno il fatto che non ci sarà mai una performance uguale all'altra. La perfezione significa trovarsi nella condizione di massima libertà espressiva (non dico tecnica, perché la tecnica a quel punto è alle spalle), che consente di RICONOSCERE ciò che va fatto e come, che non significa "intepretare" arbitrariamente, ma fare ciò che si deve, il che non può e non potrà mai essere uguale ad altre volte, perché i parametri sono sempre mutevoli.

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