Translate

martedì, agosto 21, 2012

Il passaggio nel tempo

Come abbiamo più volte ripetuto, il percorso di apprendimento del canto è soggetto a mutamenti. Questo è un errore, una miopia da cui sono stati affetti quasi tutti gli insegnanti e i trattatisti di canto. Dare gli stessi consigli a chi è in una condizione avanzata e a chi è agli inizi, è un errore che può costare caro; soprattutto la respirazione è soggetta (ovviamente seguendo una corretta disciplina) a un perenne e costante sviluppo, e quindi tutto ciò che è legato alla respirazione (e cosa non lo è, nel canto??) è soggetto a questo sviluppo.
Un tema fondamentale nell'educazione del fiato/voce riguarda la cosiddetta fusione (diremmo meglio, nel nostro caso, annullamento) dei registri. I primi tempi dell'educazione (e anche nei casi di rieducazione, quando si deve intervenire per riabilitare la vocalità di persone che hanno seguito insegnanti scadenti o che autonomamente hanno danneggiato la propria vocalità) sono contraddistinti da esercizi che, oltre che elevare la qualità del fiato, affrontano la discrepanza esistente tra i due registri. Nella stragrande maggioranza dei casi, i registri di petto e falsetto si presentano con peculiari caratteristiche che li rendono piuttosto diseguali. Capita che in alcuni casi, soggetti allo stato iniziale non sono in grado di affrontare il registro di falsetto-testa, se non con grande difficoltà. In ogni caso sappiamo (non staremo a ripercorrere qui tutti gli aspetti che chi vuole può trovare nei tanti post precedenti) che l'utilizzo del colore oscuro nei semitoni immediatamente seguenti il punto di passaggio (compreso) aiuta. La corda di falsetto si presenta più tesa e quindi difficile da porre in vibrazione; però il problema reale non è questo, o meglio, questa è la causa del problema. La maggiore tensione della corda e la conseguente richiesta di fiato con caratteristiche atte al bisogno, scatenano una reazione istintiva che si caratterizza con un sollevamento diaframmatico e conseguente spoggio del suono, innalzamento laringeo e altre possibili conseguenze. In alcuni casi, abbastanza rari, il passaggio si presenta facile e privo di particolari conseguenze. Questi casi sono tuttavia delicati e da considerare attentamente. Il fatto che l'istinto non entri in azione e non si manifesti in modo evidente, non significa che esso non svolga comunque la propria azione, soltanto che ha "scelto" tempi di azione diversi (le motivazioni sono da ricercarsi in una struttura fisica e soprattutto respiratoria particolarmente privilegiata del soggetto). Questo significa che se si ignora o si prende sottogamba la questione ci si troverà di fronte a una vocalità che presenterà nuovamente distinti i registri e con segni collaterali più gravi, tipo oscillazione, oppure ingolamento, indurimento vocale, ecc. La stessa situazione è da affrontare in tutte le voci femminili relativamente allo pseudo passaggio falsetto-testa (re4).
Quando, dopo un certo periodo di tempo educativo, l'attività reattiva da parte dell'istinto potrà considerarsi di molto attenuata, le cose cambieranno. Non solo diventerà sempre meno indispensabile il ricorso al colore oscuro, ma anche l'impegno andrà di molto attenuato, e, anzi, a un certo punto diventerà utile alleggerire.

18 commenti:

  1. Avrei una domanda da porre anche se non direttamente attinente all'argomento. Mi chiedevo in questi giorni se per la voce del vero contralto sia possibile salire con il registro di falsetto-testa oltre il fa4, non dico a piena voce, ma perlomeno utilizzando una emissione senza peso, un po' come fa la voce maschile quando imita la voce femminile. Il dubbio mi è venuto considerando le parti scritte da Rossini per certi nominali "contralti", in cui si scende anche di molto sotto il do3, per poi salire in vocalizzo anche fino al si naturale acuto. Le cronache dell'epoca spesso descrivono quelle voci come molto disomogenee: viriloidi nei gravi, sottili e chiarissime in acuto. Mi chiedo se fossero in realtà nient'altro che mezzosoprani oppure veri contralti capaci di salire di testa con emissione molto schiarita e leggera.

    RispondiElimina
  2. La mia opinione è che non si trattasse di contralti ma di mezzosoprani (in alcuni casi persino soprani drammatici). Sulla possibilità che comunque i contralti possano salire con una voce estremamente leggera (diciamo "falsettino"), non ho mai verificato questa possibilità, che comunque vedo un po' difficile da applicare al canto teatrale.

    RispondiElimina
  3. Anonimo3:57 AM

    Buongiorno.
    Vorrei capire una cosa che non mi è chiara: si parla di voce di testa/falsetto come fossero la stessa cosa, ma da quanto ho studiato la voce di testa è registro modale, mentre il falsetto è registro leggero. Io sono un tenore che si blocca sempre sul fa del passaggio, o salgo di gola o in...falsetto appunto. Che però, essendo tale, pure essendo grosso e vibrante, non è voce di testa.

    RispondiElimina
  4. Ciao; cerco di spiegarti per sommi capi, ma ti consiglio, seguendo l'etichetta registri, di leggere i post precedenti che approfondiscono il tema. I registri sono 2 e sono petto e falsetto e sono per la maggior parte dell'estensione, sovrapposti. Questo lo spiegò benissimo il Garcia. Successivamente, facendo confusioni tra voci maschili e femminili, molti chiamarono il registro superiore testa, invece di falsetto, e altri indicarono un registro intermedio, definendolo misto. Un caos senza senso. Gli atteggiamenti delle corde, per tutti, maschi e femmine, sono due; dopo il re4, per tutte le voci c'è un cambiamento che investe la respirazione, per cui è d'uso, per le voci femminili e per le voci maschili che salgono oltre il re4 (contraltini) definire la voce da quel punto in su, testa, però ribadisco che falsetto e testa sono lo stesso registro, dove la testa è la continuazione del falsetto con un diverso impegno respiratorio. Quello che ti trovi ad affrontare tu è lo SPOGGIO della voce, cioè l'incapacità o impossibilità - momentanea - di sostenere il cambio di corda, per cui il problema non è che vai in falsetto e il falsetto è leggero, ma che vai in registro di falsetto privo di appoggio; ciò che dovrebbe avvenire, e che ti auguro che venga presto (dipende con chi e come studi) è che quello stesso falsetto che adesso tu trovi leggero e privo di mordente e pienezza, si "riempia", cioè trovi squillo, ricchezza e fluidità. E' un problema di rapporto fiato/diaframma. Per completezza, dirò poi che esiste un altro falsetto, che definisco "falsettino", che in realtà è il primo armonico dei suoni di petto, suona molto piccolo e non è rinforzabile, ma può avere anch'esso utilità nell'educazione del fiato/voce, come saggiamente consigliò il cantante e trattatista Delle Sedie. Ciao, se hai altre domande o qualcosa non è ancora chiaro, scrivi pure, che sono cose utili a tutti coloro che leggono.

    RispondiElimina
  5. Buongiorno. Da quanto leggo si usano i termini voce di testa e falsetto come fossero un sinonimo, sbaglio? Oggi ognuno utilizza il termine che più crede appropriato per descrivere lo stesso meccanismo, creando mille dubbi all'allievo.
    Esiste l'emissione modale, detta anche "voce piena" che comprende il registro di petto e di testa e l'emissione leggera, ovvero il falsetto. Chiamare voce di testa il falsetto è sbagliato e fuorviante, in quanto sono due meccanismi diversi. Esiste il falsetto leggero ed il falsetto appoggiato, chiamato "falsettone", molto utilizzato da tenori leggeri come Tito Schipa, William Matteuzzi, Chris Merrit, Carlos Natale, che usano il registro di falsetto (NON di testa!) per avere acuti morbidi, mentre un qualsiasi Pavarotti, Kraus, Corelli, ecc, prendono gli acuti in testa, ovvero voce pien

    RispondiElimina
  6. Ciao; puntualizzo: prima di tutto non ho affatto scritto che falsetto e testa sono sinonimi, ti prego di leggere meglio, in secondo luogo la descrizione che propongo, che poi è la stessa di Garcia e che comunque è stata da sempre quella intuita dai grandi cantanti e insegnanti, è semplicissima, e quindi gli allievi non devono avere nessun dubbio, semmai i dubbi vengono quando si cominciano a fare divisioni d'ogni tipo. Alla fine della fiera, poi, tutte queste declinazioni e sfutamure e classificazioni puntigliose, risultano inutili quando l'obiettivo è quello di eliminare ogni scalino e ogni disomogeneità, quindi la bontà delle scuole o degli insegnanti riguarda la capacità di creare quel gesto respiratorio artistico sovrano che permette di avere una gamma vocale omogenea, il resto sono disquisizioni, anche interessanti, ma operativamente persino sterili. E comunque, visto che a me risultano solo due meccanismi, che chiamo per tradizione petto e falsetto, come descriveresti il terzo? Ciao.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per la risposta.
      Sono d'accordo che l'allievo debba perseguire l'omogeneità dei registri e non perdersi nelle terminologie, ma la confusione non nasce dalle classificazioni, ma dalle loro sbagliate interpretazioni!
      Lei non scrive che falsetto e testa sono sinonimi: scrive semplicemente falsetto/testa! Da lettore è difficile dare un'interpretazione diversa dal sinonimo...

      Quello che dice Garcia risale all'800...direi che è relativo visto che oggi con una laringoscopia si possono vedere chiaramente le corde vocali, no?

      Esistono effettivamente solo due meccanismi, che ho già elencato: modale e leggero. Il modale è la voce piena, che può essere di petto, misto o testa, a seconda di dove si sente la vibrazione! Il passaggio di registro da petto a testa consiste nell'inclinare la laringe per permettere una distensione passiva delle corde. Nel falsetto invece le corde sono direttamente in tensione, si ha quindi una voce più sottile, alla Bee-Gees o nello Yodel per intenderci. Però con il giusto appoggio e copertura si arriva al falsettone, tanto usato dal grande Schipa nei piano e pianissimo.
      Quindi voce di testa e falsetto sono due meccanismi ben differenti tra loro e bollare voce di testa-falsetto crea confusione all'allievo, in quanto il falsetto viene naturale dopo il cosidetto "scalino": quando non si sa fare il passaggio si ha la "rottura della voce", ovvero proprio il passaggio in falsetto! Mentre la voce di testa, quella piena, è la voce che va costruita con tempo e dedizione con la pronuncia e l'emissione. Quello che lei cerca di insegnare in tutti i suoi articoli, solo dando il nome sbagliato!

      Questa non è una mia opinione, ma scienza medica. Se poi ce ne vogliamo fregare parlando di colore chiaro e colore scuro ok, ma almeno non creiamo confusione ulteriore agli allievi che non solo si trovano mille terminologie, ma pure usate in modo arbitrario!

      Elimina
  7. Mi spiace; purtroppo continui a accusarmi di fare confusione, ma secondo me continui a non leggere ciò che scrivo, e la confusione la fai tu. La scienza è limitata e divisionista, tant'è che ogni tanto deve rivedere e rivoluzionare i propri assunti. L'arte no, e infatti le cose che sostenevano nel 600, 700 e seguenti sono le stesse cose che diciamo noi, magari con qualche maggior raffinatezza linguistica, ma con gli stessi principi. Ciò di cui tu non parli mai nelle tue risposte è l'aspetto respiratorio, che eviti, e che è il fondamento di tutto. Se avrai la pazienza, la voglia e l'atteggiamento propositivo di leggere tutto quanto ho scritto in merito, può darsi che riveda le tue posizioni. Anche io agli inizi non capivo e avevo dubbi, e tutto si è andato rischiarando quando con la mia stessa voce ho potuto fare ciò che adesso posso dire e dimostrare. Se ci fosse un solo modo che coinvolge petto e testa, cioè la voce piena, non ci sarebbe necessità di passaggio, si andrebbe su senza problemi, quindi è evidente che è lì che si determina un cambio di meccanica. Poi non esisterebbe, anche in piena voce, una sovrapposizione di registri per oltre un'ottava, e così via. Comunque anche la scienza medica sull'argomento non è unanimemente orientata, e, alla fine, tutto ciò rimane a livello discorsivo se non si sanno annullare i registri, e non si possono annullare se non si hanno le idee chiare in proposito. Comunque sempre disponibile al dialogo. Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho letto altri suoi articoli e sono ancora più confuso.
      Sono d'accordo con lei quasi su tutto, è solo questo argomento che non riesco a capire come lo affronta.
      Lei parla di falsettone, quindi riconosce che esiste il falsetto rinforzato.
      Poi parla di petto, che intende come voce piena, e fin qui ci siamo.

      Allora, la domanda semplice che le faccio è questa: che differenza c'è tra falsettone e voce di testa?

      Le propongo due video dello stesso brano, nel primo viene usato il falsettone, nel secondo la voce piena di testa. Come differenzia queste due emissioni?

      https://www.youtube.com/watch?v=5MjnIcxCz8c

      https://www.youtube.com/watch?v=zJ_Nsm-Y7RU

      Elimina
  8. Grazie per la proposta, molto interessante. Mi riprometto di pubblicare questi due esempi e di commentarli più analiticamente. In sintesi, Alain Vanzo è più bravo di Kraus, ha la voce molto più libera, decisamente più sul fiato, e il suo falsetto/one risulta facile, fluido, flessibile, ampio. Kraus, benché eccellente vocalista e qui anche giovane, non regge una tessitura così alta senza metterci peso, sicché inizia anche lui con un falsetto piuttosto leggero, ma appena la tessitura si fa alta, tende a stringere e a spingere. In sostanza, il falsettone è falsetto con poco peso (Gigli nella sua intervista diceva con o senza diaframma, il che è un po' eccessivo, ma sostanzialmente è così, nel senso che il diaframma non apporta energia e si consuma più fiato). La testa, ripeto, non è falsetto, ma è è una prosecuzione del falsetto, con la stessa meccanica (per cui non sovrapponibile) ma con un diverso apporto respiratorio a causa della parzializzazione di corda vibrante. Tra l'altro faccio notare una cosa: Vanzo non riesce ad arrivare comodamente al si naturale, e anche sul la fatica, e si avverte un rischio di spoggio. Ammetto però, e l'avevo anche disegnato su uno schema nell'agosto del 2009, che le voci centrali, baritoni e bassi, possano attaccare la voce di testa (facendo quindi i sopranisti o contraltisti) con una certa intensità, ma senza una reale possibilità di appoggio ovvero di coniugazione con le voci di petto e falsetto, e qualche volta anche i tenori. Pavarotti ad esempio ha fatto mib e fa sovracuti in registro di testa senza appoggio, mentre la maggior parte dei contraltini odierni li fanno di testa a voce piena. Il falsettone (che riguarda le note fino al do4) può essere rinforzabile fino alla voce piena senza problemi, la voce di testa (che è più acuta), per un uomo è quasi impossibile che si possa prendere appoggiata piano e poi rinforzata, per cui o si prende forte e piena, con pochissime possibilità di sfumatura, o senza appoggio, e allora sarà una voce udibile per questioni di frequenza, femminea, ma non rinforzabile. Il problema di riconoscere i registri nella loro semplicità dipende da un problema che riguarda un po' tutti oggigiorno, e cioè che non si ascoltano più voci realmente libere e sul fiato, cioè talmente libere da apparire "vuote" - come Vanzo - senza fatica e senza restringimenti faringei. Ho diversi allievi che hanno raggiunto questo obiettivo, e le prime volte rimangono disorientati ma entusiasti per aver raggiunto quella capacità, quasi magica, di espirare cantando, senza attriti e freni muscolari...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Allora mi dispiace, ma c'è proprio un errore. Che il falsettone sia falsetto con poco peso proprio no, è l'opposto: come lascia intendere il nome è un "falsetto più grosso", ovvero falsetto rinforzato con appoggio e copertura.
      Insomma, il falsetto è quello dei Bee-Gees, o dell'attuale Mika, è la voce dell'uomo che imita la donna, da qui "voce falsa" ovvero diversa dal parlato.

      Non è una questione di bravura o appoggio, è proprio un tipo di emissione diversa: nel falsettone (Vanzo) le corde vengono tese attivamente a livello muscolare. Non a caso il falsetto non si riesce a portare nelle note basse.
      Nella voce piena di testa (Kraus) le corde vengono tirate passivamente per inclinazione della tiroide, da qui un suono più pieno, corposo e ricco di armoniche non presenti nel falsetto.

      Che poi un cantante, con molto studio e perizia riesca ad eguagliare tutti i registri con l'uso del fiato è la sua bravura, Schipa passava continuamente da voce piena a falsettone senza far udire alcuno scalino, nel video da lei pubblicato M'apparì canta la prima parte tutta in falsettone, mentre gli acuti li prende a voce piena, dimostrando due cose:

      1- come dice lei, i registri sono sovrapponibili ed usabili entrambi a scelta.
      2- proprio perché sono due...non possono essere uno!!!

      Quindi, abbia pazienza e mi spieghi: Schipa prende quel la acuto in voce piena, diversa dal falsettone. Ma se per lei esiste solo petto e falsetto e quella voce non è falsetto...vuol dire che prende un la acuto di petto?
      E un do acuto di Pavarotti come lo chiama? Falsetto pieno?

      Elimina
  9. Prima della risposta vorrei un complemento di informazione: mi spieghi come vedi i registri nella donna? e, eventualmente, cosa cambia tra uomo e donna? Grazie.

    RispondiElimina
  10. A partre alcuni soprani nei sovracuti, difficilmente la donna usa il falsetto.
    La voce è tutta piena e si divide in tre registri: petto, misto e testa

    RispondiElimina
  11. Ma ecco che qui ci sono inconguenze: cos'è il misto? e perché l'uomo non lo dovrebbe avere?

    RispondiElimina
  12. L'incongruenza nasce sempre dalla confusione nel modo di emissione. I registri nella voce piena sono semplicemente le componenti di risonanza del suono, ovvero petto e testa. Il misto semplicemente ha consonanza sia di petto che di testa. Certo che anche l'uomo ha il misto, il tenore usa solo misto e testa, salvo rarissime eccezioni. Il petto lo usano baritoni e bassi per le note più gravi

    RispondiElimina
  13. Mi spiace, ma sono in totale disaccordo con te, anzi, sinceramente non riesco nemmeno a capire di cosa parli, risonanze, consonanze...? Ma cosa c'entrano con la meccanica dei registri? Va beh, non importa, non è che si debba sempre e per forza concordare. Buon proseguimento. Ciao.

    RispondiElimina
  14. Non serve essere d'accordo quando la fisica lo dimostra chiaramente: determinate frequenze mettono in vibrazione determinate casse armoniche e anche l'allievo più incolto può sentire quali parti del suo corpo vibrano.

    In ogni caso lei continua a porre domande e non ha risposto alle mie, me ne basta una: se esiste solo petto e falsetto, Pavarotti prende il do acuto in falsetto?

    RispondiElimina
  15. Certo che Pavarotti prende il do acuto in falsetto, come tutti gli altri, in qual altro modo potrebbe? Solo nel campo della musica "moderna" si canta anche in zona acuta di petto, quindi gli acuti di Schipa, di Corelli, di Lauri Volpi, di Bruson, di Ezio Pinza, di Gigli, sono di falsetto, più o meno intenso, più o meno ben appoggiato. Non sono d'accordo nel senso che a me delle percezioni non può fregar di meno, e nessun mio allievo "cerca" o sente percezioni di risonanze, così come non le percepisco io. Sentire in questo caso vuol proprio dire ascoltare con le orecchie la differenza, che molto più semplicemente l'allievo anche incolto rileva, tra due suoni che egli stesso è portato a fare, in due meccaniche o registri diversi. E dopo qualche tempo di disciplina... ops, non ci sono più, non sa più se sta cantando nell'una o nell'altra, perché l'evoluzione respiratoria artistica ha riunificato ciò che la respirazione legata alla vita comune e istintiva aveva diviso. A me questo interessa e di questo mi preme che chi studia canto abbia coscienza. Poi se si chiama falsetto, se si chiama modale (MODALE?? ma che nomaccio è??) o in altro modo, appartiene alla cultura esteriore, morfologica, fisica e intellettuale, di cui mi preme poco, non perché non sia interessato a questo campo e non lo ritenga utile e importante, ma perché deve mantenere il proprio posto di COMPLEMENTO alla conquista cosciente e profonda, il che significa anche coinvolgimento gnoseologico, morale, etico, dell'essere umano, e che punta a un traguardo di perfezione dell'atto artistico, e non a manovre tecniche fini a loro stesse, come fine a sè stessa rischia di essere una scienza applicata a una disciplina artistica che non sia tutt'uno con essa, e non è tutt'uno con essa, perché se ignora il perché esistono i registri, se e come si possono unificare, se l'unificazione è una conquista tecnica o attiene a una potenzialità insita nel bagaglio evolutivo dell'essere umano stesso, non ha alcuna speranza di potersi inserire efficacemente nel campo dell'insegnamento della vocalità, e per questo reputo che scuole come voicecraft e affini - che adesso sorgono come funghi - e a cui probabilmente tu fai riferimento, siano destinate a un nulla di fatto, perché vorrebbero scientificizzare, cioè comprendere razionalmente ciò che prima deve essere compreso coscientemente, che può essere raggiunto solo facendo sotto una guida, intuendo, e sottoponendosi a una disciplina che consenta anche agli aspetti meno razionali e profondi di emergere. Le etichette servono a poco, anche perché, come evidente, non ci si intende mai su di esse; ci si intende, quando si percorre uno stesso sentiero con obiettivi e sentimenti uguali, sui quali adesso non mi dilungo, avendone scritto in abbondanza in tutto il blog. Ciao.

    RispondiElimina