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sabato, ottobre 27, 2012

La piccola differenza

Nel post precedente ho cercato di rimarcare la notevole differenza che esiste tra il fare una tecnica e seguire una disciplina. Per la verità, anche se il nocciolo penso che resti ostico da comprendere e accettare, credo che anche qualora la si voglia comprendere, resti vaga la differenza di tipo pratico. Nelle scuole di canto si fanno esercizi con la voce, e questa non è certo diversa dalle altre. Allora cercherò di elencare il più sinteticamente possibile le differenze e i perché.
 - in questa scuola di canto si fanno, preventivamente, esercizi respiratori?
- No.

Prima chiosa: leggo su forum e social network frasi del tipo: "oggi come oggi vai nei conservatori e non dedicano nemmeno alcune lezioni all'apprendimento della giusta respirazione", additando questo come il gran male che conduce alla crisi del mondo lirico.
- Perché? - perché la respirazione per ben cantare si apprende cantando! La respirazione fisiologica è legata al funzionamento fisiologico, quella artistica all'arte che si pratica, pertanto la disciplina crea le condizioni e le esigenze affinché la respirazione si elevi fino ad arte respiratoria. Esercitare la respirazione fisiologica può essere anche utile, ma il più delle volte risulterà "ingombrante", dispersiva, distraente.
- In questa scuola si fanno vocalizzi?
- Sì
- Quindi come in ogni scuola di canto del mondo!
- Sì
- Quindi dove sta la differenza?
- Le differenze sono tante e fondamentali.
- Esempi...?
- Intanto noi distinguiamo tra "esercizi" e "vocalizzi"; come già riportavano i maestri di un tempo, noi dedichiamo molto tempo a esercizi non puramente vocalici (anticamente si studiava con il solfeggio, per unire l'apprendimento della teoria musicale alla pratica, noi oggi preferiamo utilizzare sillabe scelte oculatamente), per motivi già ampiamente spiegati nel blog, e solo in seguito, con cautela, iniziare ad utilizzare vocali pure, le quali comportano comunque differenze, rispetto le scuole tradizionali, enormi.

Seconda chiosa: cosa si fa in una "normale" scuola rispetto ad un vocalizzo? 1) si indica come prendere fiato: respira a fondo, butta l'aria in fondo alla schiena, oppure gonfia in basso, butta fuori il diaframma, espandi la schiena, alza - oppure abbassa - la gabbia toracica, ecc. ecc.; 2) si danno indicazioni fisico-anatomiche preparatorie: pensa al suono che devi fare, alza il velopendolo, apri la gola, abbassa la laringe, ecc.; 3) si danno indicazioni fisico-anatomiche relative all'emissione: pensa "A", oppure "U" o altre vocali diverse da quella realmente realizzata; pensa di avere la bocca in mezzo agli occhi, oppure sulla fronte, o in mezzo al naso, o nella nuca; pensa di tirarlo su come un filo dal centro del cranio; ecc.; 4) si danno indicazioni in itinere sempre di natura fisio-anatomica: tiralo verso di te, alzalo, spingilo, ingrossalo, portalo più verso la A, appoggialo di più, tira in dentro, ecc. ecc. 5) si danno indicazioni negative, cioè: non aprire la bocca, non dire troppo A, non fare la punta, risparmia il fiato, trattienilo, uniforma le vocali sulla U, ecc.  La stragrande maggioranza di queste indicazioni, pressoché tutte, sono bandite da questa scuola, quelle poche che possono assomigliare a esercizi propri anche della mia, hanno motivazioni e andamenti profondamente diversi. .
- Si fa pensare o "portare" al suono in "maschera" per calibrare la giusta qualità?
- no
- Si accenna ad "impostare" il suono?
- no
- Si fa alzare il velopendolo o palato molle?
- no, cioè non volontariamente
- Si fa allargare la gola?
- come sopra, non volontariamente
- si fa abbassare la laringe?
- c.s.
- si fa pensare a proiettare il suono in qualche parte della testa?
- verso la bocca! La bocca è l'unico e indispensabile luogo da cui esce e deve uscire il suono.
- si procede a uniformare le vocali?
- No
- non c'è il rischio che le vocali risultino troppo differenziate tra di loro come colore e intensità?
- certo, quindi bisogna fare in modo che ognuna di esse arrivi ad essere perfetta in sé; ciò farà sì che ciascuna resti perfetta e perfettamente riconoscibile, ma allo stesso tempo si leghi perfettamente con le altre senza scalini e asperità.
- Gli esercizi e il modo di eseguirli sono gli stessi per chi inizia e per chi è già avanti?
- No; ci sono alcuni esercizi semplici che vanno tenuti sempre come "movimento del fiato" (ciò che si dice volgarmente "riscaldamento"), dopodiché le cose cambiano perché il tempo modifica le condizioni di approccio al canto. Man mano che il tempo passa, la respirazione si modifica e anche la risposta fisio anatomica laringea a quel fiato, quindi si devono compiere dei passi avanti, delle evoluzioni, per puntare a obiettivi più avanzati, e questo comporterà un diverso atteggiamento respiratorio (impossibile e dannoso nei primi tempi) e si potranno approcciare anche esercizi più complessi, sia in vista di un canto più professionale sia per affinare ulteriormente le condizioni elastico-mobili degli apparati.
- Qundi qual è il suggerimento più ricorrente quando si fa vocalizzare un allievo, o dire delle frasi o sillabe?
- "parla! cerca di dire questa frase, parola, sillaba, vocale, esattamente come la diresti parlando." Talvolta la si fa dire normalmente e poi intonando.
- Si ottengono subito importanti risultati?
- Non sempre; la maggior parte, direi pressoché tutti gli allievi, sono incapaci di questa apparentemente semplice operazione; chi ha già studiato o ha provato a cantare cercando di imitare i cantanti molto peggio di chi è "vergine".
- Si accetta volentieri questo approccio al canto?
- La accetta volentieri chi ha già studiato parecchio e ha capito di aver fallito perché ciò che ha fatto era solo imitare la voce, costruirsi un qualcosa di artefatto e lontano dal vero. Ciò non significa che però ci riesca! E' però importante che almeno abbia l'animo disposto a provarci. - Questa disciplina è meno faticosa della scuola tradizionale? - No, o per lo meno non è detto. Quando si riesce ad emettere qualche buon suono "parlato", di primo acchito sembra talmente semplice da apparire improbabile; quando però si canta ci si accorge che l'impegno a "reggere" o mantenere quella disposizione è tutt'altro che facile.
- E perché?
- In sostanza, tutte le tecniche, anche le migliori, non riescono a utilizzare la gola completamente aperta e libera e contemporaneamente usare una dizione limpida e incorrotta, quindi diciamo che nel 99% dei casi la gola è in parte chiusa, e ciò provoca uno "spezzamento" della colonna d'aria-suono, che quindi avrà un determinato "peso" o impegno, ridotto rispetto alla condizione in cui la gola risulta completamente libera da interferenze e unicamente "tubo" in cui transita il fiato sonoro. In pratica è come se togliessimo uno o più puntelli che in qualche modo aiutano il fiato-diaframma a sostenere il suono (oppure si riesce a mantenere la gola aperta e rilassata, ma mancando la disciplina, non si riesce a pronunciare correttamente avanti). Nel momento in cui attraverso la nostra disciplina raggiungiamo questo risultato, noi abbiamo un'unica colonna di suono che dal diaframma si espande nell'ambiente, e naturalmente l'impegno per mantenere questa posizione è elevatissimo; risulterebbe impossibile per chiunque, se non ci fosse la possibilità, da parte della disciplina stessa, di andare a rimuovere le cause di questa impossibilità, cioè la reazione biologica da parte del nostro sistema nervoso istintivo, il quale non è che modifica il proprio funzionamento, ma accetta e accoglie il canto come qualcosa di necessario alla vita, se non fisica e di sopravvivenza, relazionale e soprattutto spirituale della persona. Questo richiede non solo esercizio lungo e ponderato, ma pazienza e accettazione di un percorso non facile e non molto soddisfacente per il proprio ego.
- Quindi questa scuola non assicura successo?
- Questa scuola assicura che pressoché chiunque possa cantare al meglio delle proprie possibilità, ma dare il meglio significa anche rinunciare o mitigare le proprie ambizioni e le pretese narcisistiche, perché sono quelle che impediscono alla coscienza di rivelarsi e permettere il passaggio più importante, quello alla manifestazione artistica del vero che c'è in ciascuno di noi. - Ultima domanda: se una persona venisse in questa scuola senza tante pretese, solo per fare "tecnica", cioè per migliorare la propria voce, è comunque costretto a "digerire" tutta la questione filosofica, le differenze tra disciplina e tecnica, ecc.? - No, non è per niente necessario; di solito sarà la curiosità, col tempo, a far nascere domande, oppure col tempo si prenderà coscienza di un livello di scuola incompatibile con le proprie modeste aspirazioni, ma la frequentazione è sempre piacevole e consentita a chiunque, senza tante "pippe" mentali, come usa dire oggi.

- Ci sarebbe ancora una questione: la semplicità del parlar cantando non indurrà molti a pensare che questo non è canto lirico ma "pop", leggero, incompatibile con il canto teatrale? - Certo, questa è una situazione tipica, ma è solo dovuta alla mediocrità del pensiero artistico contemporaneo. Tutti i grandi cantanti fino a pochi decenni fa parlavano cantando e sapevano che era la parola a elevare il canto a arte perfetta, oggi si pensa in modo opposto, ma non ci si può far niente.
- Ma come si spiega che il parlato può essere sentito perfettamente anche in grandi spazi?
- e cosa porta a credere che invece non sia così? E' un orribile luogo comune che si è insinuato nella mentalità comune! La parola "corre", la parola è ricca, sonora, bella, modulabile e portatrice di sincerità, di cose profonde, di vita! Dico e ripeto che il canto, il grande canto, è sviluppo della parola.
- Ma cosa differenzia un canto leggero da un canto teatrale?
- La base respiratoria. Lo studio, o meglio la disciplina, porta il fiato-diaframma a uno sviluppo qualitativo straordinario, in grado di proiettare la parola ovunque le condizioni lo consentano.

1 commento:

  1. Giustissimo.
    Vorrei aggiungere qualcosa anche io.... in base a quello che "sento" quando canto...
    -Il suono in maschera, cioè il suono che si amplifica tramite le risonanze e consonanze, non ha bisogno di essere cercato perchè è gia lì, se ben indirizzato e sostenuto, il fiato colpirà, massaggerà, le nostre strutture morfologiche (ognuno ha le proprie)facendole vibrare, "suonare".
    - Non bisogna impostare il suono: tutto ciò che facciamo di meccanico serve solo a costruire suoni falsi, che non sono i nostri... che non sono il frutto di un suono libero e vivo... il suono deve "nascere" e quindi alimentarsi, crescere, deve essere condotto per mano, guidato, disciplinando il fiato.
    - La caxxata che facevo anche io agli inizi era proprio quelal di ricercare l'alzata del velopendolo o palato molle. Grave errore che ti porta di conseguenza a "perdere" il parlato, la pronuncia diventa artefatta perchè cerchi un'ampiezza che non viene modellata dal fiato ma è meccanica e quindi frutto di "tensioni".
    - La gola larga è poi un concetto giustissimo ma anch'esso deve avvenire perchè modellato dallo stato psichico e dal fiato consapevole. Quando assaporiamo una caramella alla menta se proviamo a far rinfrescare la gola sentiamo un benessere allargando le fauci e sentiamo il mentolo donarci l'essenza, ci sentiamo più larghi in gola, la faringe sembra enorme (almeno a me fa così) ma è una sensazione che deriva dalla maggiore rilassatezza e piacevolezza e dalla "presa d'aria" più piena...
    - si fa abbassare la laringe? Ma è sempre ad opera del fiato e della sua qualità soprattutto!
    - Ma da dove dovrebbe uscire il suono? Per forza dalla bocca. A tal proposito mi viene in mente, me ne scuso,un divertentissimo film con Tognazzi: Il petomane, ispirato alla vera storia di Joseph Pujol. Pensereste ad un'uscita diversa in quel caso?
    - Le vocali sono quelle del parlato (con alcune eccezioni) e non devono essere modificate se non dal fiato artistico... quello giusto che ti permette di rendere comprensibile la parola, il vocabolo, la frase, che è poi il risultato di un canto artistico "corretto".
    Grazie Fabio.

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