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giovedì, novembre 01, 2012

E'... una disciplina "tecnica"?

Non solo può darsi, ma ... si dà! Non ho dubbi che diversi allievi di un tempo e attuali svolgano la lezione e utilizzino gli esercizi in senso meramente tecnico. Oso pensare che anche qualche cantante in carriera ex allievo si trovi in questa condizione. Certamente anche l'aspetto semplicemente relativo agli esercizi e al modo di approcciarsi ad essi sia di gran lunga migliore di qualsiasi altro. E' ciò che definiamo "lezione dell'asino", non per insultare o sminuire gli allievi, ma significando che l'approdo alla riva della disciplina autenticamente artistica è quanto mai oneroso, al limite dell'impossibile, e dunque è fatale che quasi tutti, se non tutti, si trovino nella condizione di preferire la meccanicità, il metodo, la ripetizione. La differenza in prospettiva non è poca cosa, ma forse non interessa più di tanto. Chi non si fa troppi problemi, chi non ha radicata in sé un'idea troppo stereotipata del canto lirico, può arrivare a cantare eccezionalmente bene e per sempre. Per molti questa scuola è inadatta qualunque sia l'obiettivo, perché non sanno o non possono o non vogliono rinunciare a spingere la voce il più forte possibile e a deliri esibizionistici. In ultima analisi perché rompersi la testa in qualcosa per quasi tutta l'umanità è inutile, superflua, ritenuta forse sbagliata e inesistente? Infatti non la si può definire una scelta, ma una necessità. Chi non può accontentarsi di un risultato tecnico ma sente profondamente entro di sé che l'Arte va oltre la tecnica e può assurgere a senso, può scoprire che questa scuola può abbreviargli il percorso e non fare tutto da sé, mettendo da parte ego e superego puramente votati all'apparire, allo stupire, al dimostrare mediante forza bruta, materiale. La scuola artistica è scuola dello spirito, è la vittoria della conoscenza sul fisico e non si può obbligare e neanche cercare di convincere nessuno a seguirla. La cosa bella, però, è che è talmente essenziale, logica e convincente, che pressoché tutti coloro che vi si avvicinano non possono fare a meno di riconoscerne la profonda correttezza e la conseguente importanza dei risultati (salvo i casi già illustrati prima). Come capita sempre, ed è un bene e una salvaguardia anche di tipo mentale, ognuno legge e coglie ciò che il proprio animo cerca, il resto viene automaticamente escluso o minimizzato; capita anche con le parole dette: quante volte, dopo anni, mi sono trovato a ripetere le cose della prima lezione meravigliando l'allievo? Ma questo non mi ha mai inquietato, so che è nella natura dell'uomo e non ci si può far niente, va bene così!

3 commenti:

  1. Salvo4:02 PM

    "Chi non può accontentarsi di un risultato tecnico ma sente profondamente entro di sè che l'Arte va oltre la tecnica e può assurgere a senso, può scoprire che questa scuola può abbreviargli il percorso e non fare tutto da sé, come Antonietti, mettendo da parte ego e superego puramente votati all'apparire, allo stupire, al dimostrare mediante forza bruta, materiale. La scuola artistica è scuola dello spirito, è la vittoria della conoscenza sul fisico e non si può obbligare e neanche cercare di convincere nessuno a seguirla."
    Caro Fabio, parole sacrosante.
    Non puoi immaginare quanto darei per avere qualche anno in meno ed avere l'opportunità e l'onore di frequentare la tua scuola (so benissimo che hai alunni che vengono anche da lontano, ma per me sarebbe un sacrificio immane, tenendo conto anche della precaria attività lavorativa attuale... in piena crisi del settore).
    Mettere da parte il proprio ego e superego e con umiltà ascendere verso la perfezione, l'Arte... sarebbe stato il mio sogno anzi è il mio sogno e l'avverto proprio come necessità, bisogno di vita, scoperta di se stessi, delle proprie emozioni e sensazioni senza bisogno di dimostrare chissà cosa agli altri con superficialità, forza bruta, potenza ma al contrario con consapevolezza, decisione e disciplina manifestando la propria Arte per gli altri quasi in una visione universale dove si fondono lo spirito con la fisicità, la Vita con l'essenza, l'estasi con il Creato... e la Natura che è dentro di noi esce fuori a dimostrare e sposarsi al trascendentale.

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  2. Salvo T.11:30 AM

    Eh si, trattasi solo di necessità, quella più profonda!
    "Ognuno legge e coglie ciò che il proprio animo cerca".
    Se hai la necessità di conquistare l'arte del canto, e cioè se quella è la vocazione interiore della tua vita, frequenta la scuola del M° Antonietti e allora la conquisterai!
    Ma se parallelamente hai anche altre esigenze, se la conquista dell'arte vocale non è l'unica ed è interferita da altre "vocazioni" dettate dall'ego, beh,
    allora frequenta lo stesso la scuola del M° Antonietti! :-)
    Dopo una dura disciplina, forse più o meno dura,(a me è costata tanta sofferenza),
    ti renderai conto di quanto sarebbe stato molto peggio non avere frequentato la scuola, non avere saputo, essere rimasto ignorante.
    Magari uscirai da quella scuola deluso per esserti reso conto che forse quell'esigenza non la possedevi, però ti capiterà di ascoltare alcuni colleghi baciati dalla fortuna/natura, fermarti e riflettere: "Per quanto tempo ancora la natura gli concederà questo stato di grazia? Come continuerai a cantare con questa facilità se/quando la natura ti abbondonerà e tu non ti sei curato di prendere coscienza di quello che facevi?".

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  3. Grazie Salvo sempre per la puntualità e il coinvolgimento sincero che mostri nei commenti ai miei post. C'è molta verità e autocoscienza in ciò che scrivi, e, soprattutto in questi ultimi, sembra di leggere i post di un allievo, cioè di qualcuno che sta frequentando questa scuola, il che significa che anche solo grazie a questi scritti forse si riesce a penetrare nella coscienza e nell'amor proprio di qualche persona più sensibile e interessata. Non si può nascondere che la sofferenza, comunque, è sempre il prezzo da pagare quando si punta a un certo tipo di risultati, e non sempre, anzi raramente, viene compensata esternamente...

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