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lunedì, novembre 26, 2012

La scuola del "togliere"

Con i miei allievi definisco spesso così la mia linea di insegnamento. Togliere quel di più, ed è veramente molto, che inquina, appesantisce, aggrava, intorbidisce, imbruttisce, ecc. ecc., il suono vocale puro ed esemplare. La radice di questo pensiero sta anche nel post "come Michelangelo", non per paragonarci al grande maestro ma per cogliere, come lui, che il lavoro artistico non risiede nel costruire, nel sovrapporre, nel caricare, forzare, spingere, ecc., ma nell'andare all'essenza del suono o del "gesto", se vogliamo generalizzare il concetto artistico (perfettamente in analogia a quanto avviene, ad esempio, nella scuola di direzione d'orchestra di ascendenza celibidachiana). Quando dico "togliere", mi riferisco non solo a situazioni già presenti, più o meno volontarie, più o meno istintive, ma anche ad attività apprese in questa stessa scuola. Come ho più volte ricordato, ma ripeterlo gioverà senza dubbio, l'apprendimento del canto è subordinato a dei periodi. L'inizio è limitato, per quanto soggettivamente, a una respirazione che nulla può avere di artistico, dunque noi avremo suoni difettosi - sempre rispetto a un'esemplarità che intendiamo raggiungere - dunque sarà necessario adottare una disciplina che consenta al fiato di svilupparsi in relazione a ciò che deve "alimentare", cioè una corda variamente tesa, lunga e spessa, e a forme oro-faringee variamente disposte. Questa disciplina necessita di adottare alcuni "schemi" che consentano al fiato di lavorare correttamente e di apprendere delle modalità di alimentazione di forme (e quindi suoni) "chiave". Mi riferisco alle vocali principali italiane, ognuna delle quali possiede una forma ideale di spazi oro-faringei, e che in un post di qualche mese fa esemplificai anche con immagini fotografiche. Il pressapochismo, l'ignorante arroganza, l'esaltazione autoreferenziale (intesi addirittura come nomi propri di persona!) ebbero da ridire su quelle immagini perché legate a stati tensivi muscolari. E' vero che adottare delle posture comporta anche la creazione di tensioni, che si possono comunque attenuare, ma ci sono necessità educative che non si possono aggirare. In genere quando si vuol far imparare un bambino a andare in bicicletta, si mettono le rotelle,  ma un certo punto le si tolgono. Noi dobbiamo prendere atto che l'emissione delle nostre vocali è difettosa; se non ne prendiamo atto è perché il difetto sta in noi, nel nostro orecchio, nella nostra coscienza e dunque non siamo nella condizione di insegnare canto. E' la mente stessa che ci guida a dare la giusta forma alla vocale (e lo specchio insegna!), ma per un certo tempo la forma risulterà più o meno rigida e fissa. Se tolgo quella forma, tolgo anche la giusta emissione e il fiato non potrà svilupparsi correttamente e non si arriverà mai a un canto virtuoso! Questo processo di qualificazione del fiato avverrà, se il docente sa quel che fa, e quando il fiato avrà "imparato", ecco che noi dovremo TOGLIERE quella rigidità o fissità, o postura, saremo a una fase due, una fase in cui canta la mente e il corpo docilmente e armoniosamente risponde. Non fare determinate cose non significa liberare il corpo, ma, al contrario, metterlo sempre di più in balia delle reazioni e delle esigenze difensive e naturali. Quando si saranno instaurate le relazioni e le condizioni super-naturali, cioè artistiche, ecco che noi potremo accedere alla libertà espressiva di una coscienza libera (ma per questo occorre anche la purificazione dell'animo da quelle brutte bestie che ci fanno giudicare gli altri senza avere la necessaria conoscenza e umiltà, ci fanno arrogare diritti che non si hanno, ci fanno assumere posizioni sociali e professionali superiori ai nostri meriti, ci fanno polemizzare con brutalità e insindacabilità per difendere quella posizione illusoria). Togliete voce, se la volete sviluppare; vi sembrerà quasi un gioco di magia scoprire che, in un miracoloso equilibrio, con poca voce, poca forza, si ottengono suoni meravigliosi e molto sonori.

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