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mercoledì, febbraio 06, 2013

L'importante è è è è.... unire


Scopo superiore dell'arte è l'unificazione, trovare l'uno. Ho già detto diverse volte che il cantante esemplare è colui che ha raggiunto l'unificazione dei tre apparati, respiratorio, produttivo e articolatorio-amplificante. E' un obiettivo straordinariamente esaltante e impegnativo, al limite dell'impossibile. La grande difficoltà è anche data dal fatto che quella meta passa anche per altre unificazioni, a partire da quella delle meccaniche laringee, dette registri. Contrariamente a quanto affermano e credono cantanti e insegnanti in grande maggioranza, i risultati ottimali passano non per i registri o meccaniche, che sono incolpevoli delle notorie divisioni che conosciamo (petto, falsetto, testa, misto, falsettino, falsettone e chi più ne ha più ne metta) essendo passive, ma per le condizioni respiratorie. Si può dire che si sarà raggiunta l'arte respiratoria, o del sospiro, vocale quando essa sarà in grado di unificare le meccaniche. Mi servirò ancora una volta di un semplice disegno. Ognuno di noi emette le proprie note più gravi in registro di corda spessa - petto - e le note più acute in registro di corda sottile - falsetto o testa. Salendo di poco, rispetto le più gravi, e scendendo un po' rispetto le più acute, la situazione delle corde di sdoppia, cioè per quasi tutta l'estensione vocale noi abbiamo due meccaniche coesistenti; salendo abbiamo più facilità e naturalezza a mantenere il registro di corda spessa, scendendo dalle note acute abbiamo più facilità e naturalezza a mentenere la corda sottile, però è sempre possibile produrre una nota nell'una o nell'altra meccanica. Il problema di quasi tutti è fare in modo che si possa passare dall'uno all'altro atteggiamento cordale senza che si avvertano "singhiozzi", scalini, diversità. La maggior parte degli insegnanti fa risolvere questa problematica mediante l'oscuramento delle note di passaggio, talvolta facendola poi superare, cioè tornando col tempo a un uso indifferente dei due colori - chiaro e scuro - talatra no, cioè mantenendo sempre il colore scuro. In ogni modo è bene sottolineare che pur con risultati accettabili e anche buoni, pressoché nessuno giunge alla vera unificazione (diciamo pure annullamento!) delle due meccaniche, e da questo ne discende che quasi nessuno raggiunge quell'arte respiratoria cui agogniamo.

 Praticamente - e mi scuso per l'orribile paragone - il fiato elevato a perfetta alimentazione dei suoni vocali, chiude la doppia meccanica dalle note più basse alle più alte quasi fosse una "zip". In sintesi, le idee diffuse sono: o che il problema riguarda solo l'area della gamma vocale intorno al cosiddetto passaggio di registro, o che riguarda un'area molto ampia, ma col perenne rischio di mandare la voce indietro perché non si tiene in conto che le due meccaniche divise richiedono apporti respiratori molto diversi, o, ancora, di non credere affatto all'esistenza delle due meccaniche (ovvero che una è quella buona, l'altra inutile!!), andando un po' a tentoni e in qualche caso producendo danni, in altri casi "imbroccando" una soluzione accettabile, per quanto incosciente. La soluzione invece consta nell'educare con costanza, determinazione e chiara meta il fiato affinché ritrovi quella potenziale caratteristica già presente il lui di poter formare un perfetto strumento vocale. Per essere ancora più precisi, diciamo che, dopo le primissime note gravi, sicuramente in corda spessa, la meccanica, grazie al fiato che ha conquistata la giusta qualità, inizierà a muovere la meccanica in modo centesimale verso un assottigliamento della corda, che raggiungerà pienamente quella condizione solo nelle note più acute. E' come il glissando su un violino, dove vengono toccate tutte le altezze sonore persino in frazioni di comma. Questo deve essere garantito da una assoluta libertà di emissione del fiato, che non deve incontrare la minima resistenza o ostacolo, e tutto l'apparato deve comportarsi come un tubo completamente vuoto e inerte.

4 commenti:

  1. Salvo4:37 PM

    Ma ciò avviene, corregimi se sbaglio, anche se insieme al fiato pressocchè perfetto ci sia una pronuncia, sillabazione, tranquilla e perfetta.
    A tal proposito vorrei domandarti:
    - quanto influenza una certa cadenza o "parlare" dialettale e quindi non perfettamente italiano....? quanto incide il "carattere" del dialetto?
    Ad es. i cantanti, parlo soprattutto di lirica, della mia regione (Campania) hanno una certa tendenza passionale(anche senza toccare il dialetto) anche psicologica a interpretare e quindi ad influenzare il canto in modo a volte positivo altre invece no. Un amico baritono calabrese ha invece un temperamento molto "testardo" e traspare anche quando canta... certo, a volte va bene, quindi il carattere, l'impronta dialettale, può in un certo senso influenzare la resa canora. Forse si tratta di cogliere e fare propri gli aspetti positivi trascurando quelli negativi... (non pubblicare il post se le domande ritieni siano ovvie...;-))

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  2. La prima frase potrebbe risultare ovvia (ma niente lo è!!), perché ho puntualizzato che l'unione dei tre apparati riguarda fiato, produzione, articolazione-amplificazione (quindi pronuncia)!
    Sul dialetto, invece, apri una finestra su un mondo che ho trattato poco, quello legato non solo ai dialetti ma alle popolazioni. E' una questione piuttosto importante sul piano vocale per un verso e sul piano musicale per un altro. Sul piano vocale influenza perché in ogni regione ci sono piccole ma significative diversità di pronuncia delle consonanti e dei gruppi (nella tua regione ad esempio c'è la tendenza a non pronunciare la GL di "coniglio" sostituendola con la "J" (conijo), ma anche vocali (vedi le O strettissime della Sardegna e della Puglia). Il canto italiano necessariamente passa per una pronuncia corretta di matrice toscana (non quella attuale, strascicata e lamentosa, ma quella più nobile di un tempo, che è un po' ancora rimasta nella parlata lucchese). Sul piano musicale invece emergono i sentimenti e gli stati d'animo cui facevi cenno, la generosità, l'apertura oppure la chiusura, l'indolenza, l'ironia, la testardaggine, il senso di superiorità, ecc. ecc. e questo non solo a livello regionale ma nazionalistico. E' un dato importante e non va sottovalutato, ma guidato e saputo valorizzare dove può essere utile (si vedano le opere soprattutto del periodo verista), e controllato ed eventualmente smorzato dove può risultare contrastante o fuori luogo. Grazie.

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  3. Anonimo5:42 PM

    E' inelegante dividere, lo so bene, ma tu per unire intendi non far sentire lo scalino -da quel che ho letto risultato della tensione eccessiva, squilibrata, tra due muscoli antagonisti che tirano ognuno verso la configurazione estrema del proprio meccanismo - altrimenti inevitabile tra due emissioni diverse?
    Mi spiego, nell'area dove tu affermi che questi meccanismi di corda spessa e corda sottile coesistono ogni noto può comunque essere emessa solo in uno dei due meccanismi? Mi pare di capire di sì, ed è per questo che ti opponi alla definizione di misto. Ma perchè allora man mano che ci si inoltra nel passaggio e si sale il suono, se affrontato correttamente, diventa sempre più simile alla voce di testa? Viceversa per la voce di testa quando scende la dove i meccanismi coesistono, tende a diventare sempre più simile alla voce di petto vera e propria.
    Trovo molto importante però un punto che spesso ribadisci, cioè che la gradualità e la coesistenza di meccanismi è presente anche nelle note centrali e sarebbe fuoriviante concentrarsi su quelle di passaggio. Quali sono questi altri meccanismi di passaggio al registro basso?
    Mi pare di capire che esista un registo basso usato dai bassi profondi e poco coltivato dalle voci più acute, se non nei casi, da me conosciuti, dei tenores sardi (dove io vivo (: ) e dei monaci tibetani. E' possibile che sia un registro che enfatizzi ed amplifichi delle subarmoniche e rende meglio o comunque viene più naturale ai bassi, specie quelli profondi, nella musica operistica.

    Comunque il succo mi pare di capire è che tu dici che i registri si uniscono ma i loro meccanismi non si compenetrano, altri sono convinti, tra cui Fussi, che i misti siano per definizione dei registri in cui cambiano gli equilibri tra i vari meccanimi e si ha la transizione dall'estremo dell'uno all'estremo dell'altro. Il che non esclude che siano presenti altri "misti" lungo tutta l'estensione.
    A presto

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  4. Mah, probabilmente ho difficoltà a scrivere con chiarezza, ma ogni volta tu vai in una direzione diversa, continuando a parlare di meccaniche laddove io dico che queste sono solo un aspetto del funzionamento, decisamente poco importante, ma niente hanno a che vedere con l'arte vocale. La meccanica non esisterebbe senza respirazione, tutto si bloccherebbe, al massimo potrebbero esistere piccoli movimenti di origine nervosa, ma non potrebbe originarsi alcun suono. Dunque se non entri nella logica della respirazione, continuerai a girare in tondo e a non comprendere la verità sulla voce artistica.

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