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domenica, aprile 21, 2013

La stecca no

Un tempo la cosiddetta "stecca" era un inconveniente cui i cantanti andavano spesso incontro; oggi la si sente poco frequentemente, contraddicendo, almeno apparentemente, la lamentela comune sulla pessima qualità del canto odierno. Ecco, diciamo che in un certo senso l'incidente della "stecca", pur non essendo di per sè un fenomeno da considerare positivamente, ci mancherebbe altro, denota però uno stato di emissione più corretto, più "sano". Semplicemente possiamo dire che è il segnale che il canto non è guidato e controllato muscolarmente ma sta sul fiato; ovviamente il fiato è un supporto alquanto impalpabile e soggetto a un'infinità di "umori" e debolezze di ogni tipo, anche psicologiche, pertanto ci vuol molto poco perché esso ceda e provochi incidenti. Una domanda che ho sentito spesso porre è: come mai un cantante come Domingo, da sempre accusato di avere una vocalità discutibile, non è quasi mai andato incontro a stecche, mentre se ne rammentano molte di Pavarotti, considerato assai più corretto? Beh, per l'appunto, Domingo ha sempre controllato con la gola la propria emissione, riuscendo, in virtù di un fisico ben messo, a evitare quel genere di incidenti, mentre è accaduto spesso a Pavarotti, che certamente ha vocalità più libera ed aerea. Ma le persone con una cultura storica dei cantanti ricorderanno Giuseppe Lugo o Galliano Masini, cantanti leggendari, le cui stecche fecero epoca. Invece Giuseppe Giacomini di stecche ne prese parecchie nei primi anni di carriera (io sentii delle stonature più che stecche) ma poi miracolosamente le abolì ricorrendo all'affondo, come volevasi dimostrare. Aggiungo a tutto questo che nel tempo mi è capitato numerose volte di sentir dire da cantanti e insegnanti che "il suono giusto è quello più vicino alla stecca"; e in effetti ascoltando alcuni grandi cantanti, a partire da Schipa - che peraltro non mi risulta abbia mai steccato - e Lauri Volpi - che invece di stecche ne ha prese parecchie - sento delle posizioni del suono veramente periclitanti, sembrano suoni totalmente privi di sostegno fisico, come - dico spesso ai miei allievi - un equilibrista che cammina sul filo, ma con una padronanza invidiabile.

6 commenti:

  1. Oggi capita meno spesso di una volta che un tenore stecchi clamorosamente nel momento saliente della propria aria, ma capita ancora meno spesso che quell'acuto passi l'orchestra.

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  2. ... e dire che le "nuove" tecniche, a detta loro, servirebbero proprio a passare l'orchestra... e infatti l'uso di amplificazioni elettroniche diventa ogni giorno più probabile.

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  3. A quel punto, penso, sarebbe la fine di questa nobile ed antica Arte...
    Ma a parte questa considerazione, mi si diceva che in effetti il grande Schipa, non si è mai o poco misurato con note molto acute avendo affrontato anche un repertorio abbastanza limitato... E' vera questa affermazione?
    Domingo, poi, molta fibra, tenuta muscolare. Ma può spingerti anche il "ruolo" che frequentemente porti in scena, a far prevalere la fibra anzichè il bel canto?
    Saluti

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  4. L'uso dell'amplificazione non è "ogni giorno più probabile", è un dato di fatto pacificamente assodato nella gran parte dei maggiori enti lirici di levatura internazionale e non... tanto per fare un esempio, al Met amplificano dalla notte dei tempi... al maggio musicale fiorentino, alla scala... a Vienna... io posso giurare di aver sentito recite amplificate persino nella sala del Bibiena di Bologna... non facciamoci prendere in giro, l'amplificazione ormai è una realtà diffusissima, anche credo per colpa dei registi.

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  5. La frase si riferisce non tanto alle certe e documentate situazioni note (a Firenze si iniziò ad amplificare già diversi anni fa per evidenti carenze della sala - dopo i restauri, naturalmente), ma alla diffusione del fenomeno un po' ovunque. Sui registi confermo, come ho scritto anche in altro post recente.

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  6. #Salvo: Schipa per diversi anni affrontò anche un repertorio lirico impegnativo (Tosca, ad es.) con pieno e franco successo; per gran parte della carriera ha cantato fino al si e non raramente anche il do, che poi ha "dismesso". Il repertorio, per quanto "leggero", non lo ha allontanato da tessiture strabilianti; le stesse canzoni, italiane o napoletane, lo portavano abitualmente fino a la e sib, cosa che ben pochi hanno ripetuto dopo di lui. Schipa cantava mostruosamente bene, direi che non c'è altro da dire! Sulla seconda affermazione oserei dire che le cose starebbero al contrario: si canta di fibra per "imitare", simulare, assumere una consistenza vocale - fittizia - che renda poi credibile - per alcuni - certi ruoli. La scelta del ruolo è una responsabilità che andrebbe sostenuta con l'autorevolezza della linea di canto e non con altro.

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