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lunedì, giugno 03, 2013

Complessità e semplicità

Non v'è dubbio che viviamo in un mondo, o una società, complessa. La complessità ormai domina ogni attività umana, ma si presenta in forma semplice, la cosiddetta "interfaccia". La apparente semplicità d'uso nasconde la complessità sottostante che per la maggior parte delle persone risulta del tutto sconosciuta. Esempi ce ne sono a dozzine: una radio, un pc, una televisione, un hi-fi, sono meccanismi molto complessi, che però si azionano con molta semplicità. Purtroppo quando la gente impara l'uso semplice ma ignora quanto vi è sotto, è anche in balia di quanti possono usare tali mezzi a scopi bassamente commerciali, quando non criminosi. Ma ormai della complessità non si può fare a meno; quanta complessità c'è in un solo transistor, in una confezione di un qualunque oggetto, che buttiamo via e costa pochi cent., eppure richiede una tecnologia sofisticata. Non ci sono più le botteghe artigiane; una volta, ma mica tanto tempo fa, non c'era quasi spazzatura nelle nostre case e nelle strade (che ora sono ovunque invase) perché i prodotti erano sobriamente confezionati e tutto veniva riciclato, era veramente poco ciò che avanzava, e anche quel poco a qualcuno sempre interessava, vedi i "ferrovecchio", i raccoglitori di cartone, ecc. Allora, questa sofisticazione e complessità, crea anche una sorta di moda e di estetica, per cui oggi non possiamo andare in un teatro e vedere dei semplici fondali dipinti, per quanto di qualità, perché risulterebbe "povero", scarno; abbiamo bisogno di illuminazioni fantasmagoriche, effetti tridimensionali, palchi semoventi e quant'altro. La stessa musica popolare non può più "abbassarsi" a "canzonetta", come negli anni 50 e 60, quando eccellenti musicisti riuscivano a scrivere melodie accattivanti e di grande presa utilizzando con grande raffinatezza armonie e giochi contrappuntistici di grande efficacia, per cui gran parte di quei brani sono ancor oggi conosciuti e apprezzati, anche dai giovani, ma vanno alla ricerca di effetti sonori e ritmici aiutati da programmi elettronici (e casse acustiche a migliaia di watt con bassi devastanti per le orecchie e gli organismi) che ovviamente solo quello sanno fare, non possedendo fantasia, creatività, intuizione, ecc. In sostanza, semplicità viene omologato a povertà, a dilettantismo, mentre la complessità è indice di ricchezza, di successo, di professionismo, ma dove il professionismo non è professionismo di idee, di pensiero, di ricchezza interiore, di contenuti, ma perlopiù di esteriorità. Lo studio del canto risente della stessa tragedia. In questi giorni più di un allievo mi chiedeva, e si chiedeva, come mai certi esercizi e un certo approccio al canto, non si fanno più pur essendo presenti e ben chiari negli antichi metodi di canto. La risposta è che gli insegnanti manco li vedono quegli esercizi, se qualora anche li avessero notati, non hanno idea di come metterli in pratica, e quand'anche ci provassero rischiano di ritrovarsi contestati perché quegli esercizi sembrano appartenere ad altri mondi, ad altre epoche: anacronistici, fuori moda, fuori stile e sostanzialmente inutili. Ma la verità non ha storia, non ha tempo. E' necessario approcciarsi al canto sfrondandolo dalle sovrastrutture; esso non è e non ha nulla di complesso; è complicato parlarne, perché le parole confondono e si confondono, si intrecciano, si sovrappongono, si contraddicono e vogliono cristallizzare qualcosa che invece è in divenire in ciascuno di coloro che vuole disciplinarsi al grande canto, e che può solo alimentare la propria coscienza con quanto va facendo e forse scoprendo ad ogni lezione, un piccolo gradino ogni volta, ma anche uno zoccolo indistruttibile su cui poggerà il proprio magistero canoro, se avrà fiducia in sé stesso, nel proprio fiato e nella disciplina che segue. Scoprire innanzi tutto come si emettono suoni semplici di grande efficienza sonora, cioè molto sonori e diffusivi con il minimo dispendio, nella perfezione di pronuncia. Contemporaneamente si imparerà anche a collegare tali suoni in parole e frasi, quindi frasi musicali, frasi in un contesto musicale completo che contemperino anche dinamiche, agogiche, semantica e carattere del testo e del brano, relazione con altri cantanti e/o strumenti. Non è una logica sommativa, di sovrapposizione o giustapposizione, ma esponenziale! Come nella formula della relatività, noi rileviamo che ogni volta che uniamo degli elementi in una processo di unificazione, non otteniamo una semplice somma o moltiplicazione, ma un potenziamento quadratico, se non cubico o oltre, del singolo elemento. Ogni qualvolta mettiamo in atto una forza per ottenere questo risultato, lo dimezziamo; lo possiamo ottenere solo per una strada di apparente impoverimento, accontentandosi. Insomma, siate francescani anche nel canto e nella musica!!!!

1 commento:

  1. Penso che hai scritto le parole più belle, significative e vere...
    Ascoltavo alcuni giorni fa, con immenso piacere, una "vecchia" canzone dei Giganti, Tema:
    http://youtu.be/CrLS8vq0TbM
    A parte il testo che trovo davvero bello e poetico nella sua semplicità, mi dicevo di come fosse bella quell'atmosfera, quei sogni... poi mi sembra si sia tutto "amplificato", sentimenti, comportamenti, e tutto poi è diventato come hai esposto così chiaramente. Mi auguro ci sia un ripensamento, una chiara e netta volontà a rispettare ciò che siamo che non significa tornare poveri o fare la fame ma riprenderci le nostre coscienze, ciò per cui dovremmo esistere, e fraternamente accogliere la possibilità di migliorarci come avevano iniziato i nostri predecessori, poche chiacchiere, tanta volontà e tanti sentimenti... e non è vero che era la fame che stimolava l'impegno e l'ingegno, mio zio un grande artista compositore per bande ha vissuto per la sua musica in totale armonia con tutti i suoi amici, parenti, conoscenti, con profonda umanità e umiltà... non ha mai preteso nulla se non la forza per migliorare la sua musica. Aveva sofferto la fame, ha avuto dei figli di cui uno ha seguito le orme paterne, ma non si è mai dato per vinto e con i pochi mezzi che aveva, non vioveva una condizione agiata, ha lasciato in tutti noi una luce e un ricordo indelebile...

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