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mercoledì, luglio 03, 2013

L'antimeccanismo

Spesso, molto spesso, in questo scuola si ripete di non fare niente, di togliere, di evitare azioni. E' ben difficile riuscire a concepire di non compiere azioni, specie se si proviene da scuole dove si è invece imparato a fare mille cose (e spesso a pensarne altrettante, magari di segno opposto, tipo: fare una U pensando A, o viceversa...). In alcuni casi può però valere una regola che può, invece, rappresentare un piccolo aiuto e che potremmo definire "antimeccanismo", cioè fare esattamente il contrario di quanto ci suggerisce l'istinto e che ci sembra impossibile evitare. Ad esempio, eseguendo un vocalizzo sulla E, e salendo, la natura ci solleciterà a premere in basso, quindi a esercitare una forza sulla lingua e su tutta la muscolatura mandibolare e faringea, impedendo poi di fatto al suono di poter scorrere e distorcendo la corretta pronuncia. Anche con la U è probabile che si verifichi una situazione analoga. Dunque, l'antimeccanica può svolgere un compito proprio mediante la volontà di NON esercitare alcuna pressione verso il basso (potremmo definirlo dunque anche "antiaffondo"), lasciando che la muscolatura e la stessa lingua possano mantenere tranquillamente la propria posizione (anche se la percezione probabilmente sarà quella di una risalita). Questo potrà dare qualche conseguenza (ovviamente questi suggerimenti sono da intendersi solo come riflessione, da non fare autodidatticamente!), perché è possibile che il suono venga pronunciato internamente e quindi lasciando risalire la lingua ci si trovi con un suono schiacciato e opaco, ma in realtà, con qualche esercizio, si arriverà a sentire il punto giusto dove pronunciare in leggerezza, cioè davanti alla bocca (potrà persino sembrare leggermente in basso). Ricordarsi sempre che il suono come prima cosa deve uscire in linea retta dalle labbra, ma ciò deve avvenire anche con una notevole dose di leggerezza, altrimenti si irrigidisce il tutto. Potremmo anche dire che si va, come è giusto che sia, verso il falsetto, che è un registro più chiaro e leggero, anche se il suo pieno appoggio costa parecchio in termini di impegno respiratorio e appoggio, a causa della maggior tensione delle corde, ma col tempo questa condizione diminuirà parecchio, se l'educazione respiratoria sarà stata efficace.

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Nota che non c'entra niente: stavo cercando su Youtube una esecuzione decente di "Sebben crudele" di Antonio Caldara da suggerire ai miei allievi... è possibile, tra tante esecuzioni, non essercene una che ti consenta di arrivare sino in fondo senza disgusto? Da un lato è vero che pochissimi grandi cantanti vi si sono cimentati, ma possibile che resti retaggio di dilettanti allo sbaraglio? Quella che ho perlomeno digerito è, strano a dirsi, quella di J. Carreras. Gigli è ripreso male, la registrazione è opaca e inoltre cade più che in altre in leziosismi stucchevoli. Non parliamo di Bruson, che potenzialmente avrebbe potuto lasciare una impronta storica su questo repertorio, e invece la esegue come peggio non si potrebbe, schiacciando tutto verso il basso, tutto con identica sonorità e intensità (anche con qualche incertezza d'intonazione). Mah...

2 commenti:

  1. Il problema come al solito è l'ego, la fretta, la smania di farsi sentire sugli altri, di avere subito una voce forte, potente... E invece la chiave del problema sta nell'alleggerire, nel togliere, ossia passare per il piccolo, per la "porta stretta", oltre la quale si schiude il paradiso della libera risonanza. Eppure non ci si crede, persino dopo averne fatta esperienza, l'istinto è sempre agguerrito nel confonderci, deviarci e portarci sul sentiero sbagliato...

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  2. Hai perfettamente ragione! Non ci si può credere...

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