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martedì, agosto 13, 2013

"Il gratin"

No, non è francese, è piemontese! E non è una ricetta di cucina ma un fastidio che coglie spesso le persone in gola, una sorta di prurito che stimola quel noto "ehm ehm " di schiarimento. Capita anche ai cantanti, naturalmente, ma vediamo qualche particolarità che può interessare gli allievi. Cominciamo col distinguere un normale fastidio causato da presenza di catarro da invece il problema causato dal cantante stesso. La presenza di muco può essere addebitata a una normale situazione stagionale, quando i fluidi cercano di proteggere le vie respiratorie dalle possibili consguenze del freddo e delle attività microbiche e virali, che si esaltano quando ci sono più o meno importanti attività patologiche (raffreddori, influenze...). La situazioni più negative si hanno con bronchiti, tracheiti e laringiti; nel caso della bronchite e tracheite si ha una risalita di catarro che infiamma tutta la parte inferiore del faringe e facilmente anche della laringe che determina un ispessimento delle pareti, può causare un forte fastidio e anche dolore. Il canto in questa situazione è decisamente sconsigliabile. Il raffreddore causa una formazione corposa di muco nelle vie superiori, tappa il naso, e talvolta il muco può scendere, posteriormente, sulle c.v. Anch'esso può procurare infiammazione, dunque occorre molta cautela ed evitare di cantare se si avverte fastidio. La chiusura delle vie nasali può avere controindicazioni perché il suono può risultare più ovattato, meno squillante, e il soggetto è indotto a spingere di più, con prevedibili conseguenze. L'attività canora, soprattutto se prolungata, anche se di buona qualità può produrre un po' di muco, che però non è particolarmente nocivo; è una sorta di "olio" che lubrifica l'intenso lavoro; può destare preoccupazione, pensando di star facendo male; comunque è consigliabile, quando appare, riposarsi qualche minuto. Fin qui le situazioni "esterne". Ora vediamo invece un caso in cui il "gratin" (che si legge come si scrive) si può generare senza fluidi, ed è più frequente di quanto si creda. Il caso si crea quando il rapporto tra quantità-densità del fiato e ampiezza glottica sono particolarmente discordanti. Quando si spinge, l'aria preme sulla laringe; questo è fastidioso e crea grossi difetti; se la pressione è eccessiva, per effetto "valvola", invece di ampliarsi la gola si stringe. Questa diminuita portata provoca un ulteriore aumento di pressione dell'aria sotto la laringe, che crea un fastidio fortissimo, persino dolore e può indurre alla tosse. Un caso analogo si crea, molto spesso, per carenza di appoggio. Quando non si sa (ancora...?) tenere ben appoggiato il suono, la diminuzione di densità dell'aria crea un indebolimento della stessa che in sostanza può non essere in grado di far vibrare le corde sulla nota o sul colore voluto; questo crea due fenomeni: la gola tende a chiudersi - e vedi il caso suddescritto - ma c'è anche il problema che la volontà di mantenere quel colore e/o quella nota, induce l'apparato nervoso a sopperire per quanto può alla carenza alimentante del fiato. Questo super lavoro nervoso e muscolare delle corde provoca vibrazioni disordinate e appunto quella sorta di "gratin", quel fastidio dovuto all'inefficenza respiratoria. C'è un punto in particolare dove ciò avviene spesso, e cioè negli intervalli e nelle scalette discendenti. Quando si fanno intervalli e scalette ascendenti, la tendenza è sempre a spingere e ad aumentare intensità e volume; nel 99% dei casi ciò è sempre di molto superiore al necessario, accompagnandosi all'altro difetto, di far alzare il suono. C'è, in questi casi, anche una buona dose di induzione psicologica, cioè il legare il salto ascendente con l'aumentare la forza e il pensare su. Nel caso dei salti discendenti, avviene l'opposto, cioè si tende a tirare indietro, in basso, e a "mollare" la pronuncia e il consumo dell'aria, come se anch'esso potesse "tornare indietro". Ovviamente ciò non può essere e non deve essere! L'aria continua a uscire con la stessa velocità e pressione con cui si sono fatte le note ascendenti. Ecco, dunque, che molto spesso quando, in una scala o un arpeggio, si inizia la fase discendente, si determina un rallentamento, un trattenimento dell'aria che causa un restringimento della gola (perché diminuisce anche l'appoggio) che causa il "gratin". Dunque ricordarsi sempre di consumare fiato durante ogni esercizio e in particolare quando si fanno salti discendenti, senza arresti o trattenimenti; fare - e poi immaginare - di fare portamenti di suono, in questo modo si è obbligati a continuare l'azione di consumo dell'aria. Fare attenzione, anche, a evitare colpi, che influiscono sempre sul fiato e sulla gola e possono dare anche in quei casi fastidio e irritazioni. Accennerò infine a un altro effetto piuttosto comune. Dopo una lezione intensa o una sessione di canto impegnativa, può accadere che alla fine si avverta la voce "alta", un po' velata. Questo fenomeno non è da considerare particolarmente negativo (che è diverso dal diventare afoni o perdere addirittura la voce per un po'). Soprattutto nei tenori e nei soprani e mezzi, che magari hanno lavorato parecchio in corda di falsetto, possiamo dire che il baricentro, soprattutto per l'impegno respiratorio, tenda ad alzarsi e dunque si senta una certa tendenza ad andare a parlare di falsetto, o comunque più in alto del solito. Questo, non accompagnandosi a una respirazione adeguata, perché il soggetto riterrebbe ridicolo parlare forte e acuto, fa si che la voce resti sottotono, e quindi si veli un po'. Nel giro di poco tutto tornerà normale.

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