Translate

giovedì, agosto 08, 2013

Suoni e rumori

Dunque, mi accingo a scrivere un post piuttosto lungo, ma spero interessante, di ampie vedute. Non so se rimarrò su una sola pagina o lo dividerò, deciderò scrivendo.

Dunque, che differenza c'è tra un suono e un rumore. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono due cose diverse; il suono possiamo definirlo un sottoinsieme dei rumori; il suono è un rumore "strutturato". Che vuol dire? Vuol dire che si presenta con delle caratteristiche di particolare ordine, per cui modificando alcuni parametri si ottengono una serie di suoni riconoscibili e a cui possiamo assegnare un significato. Anche il rumore può avere parametri modificabili; può essere più chiaro, più scuro, più basso o più alto, più forte, più intenso, più cupo, più brillante, però tali modificazioni da un suono a un altro non permettono una strutturazione, cioè non si può fare musica, perché non è possibile creare delle "scale" assegnando a ciascuno di essi un significato specifico. Sarebbe alquanto noioso, privo di senso, fare una sonata per triangolo o tamburello basco, anche avendo a disposizione più versioni dello strumento con diverse dimensioni. Il rumore non è estraneo alla musica, però; esso può essere utilmente utilizzato come rinforzo, come aspetto caratterizzante un determinato episodio: per dare maggiore enfasi a un accordo si può usare il colpo di piatti, per dare un senso di brillantezza e gioiosità il triangolo; poi ci sono caratteri locali specifici, come le nacchere e oggetti simili. Il corpo umano, come ogni oggetto, può essere - ed è - una fucina di rumori e suoni. Battendo le mani tra di loro o su parti del corpo, si possono ottenere centinaia di rumori diversi (chi ha seguito "la corrida" o trasmissioni analoghe nel tempo si ricorderà di performances più o meno imbarazzanti sull'argomento). Ora avviciniamoci alle nostre tematiche. Se io batto leggermente su una guancia ottengo un rumore; se apro la bocca: OPS! ottengo DUE cose: un rumore, cioè lo schiaffetto sulla guancia, e un suono, proveniente dalla bocca. Come già scrissi parecchio tempo fa (La bocca intonante), la cavità orale ha la possibilità di intonare suoni provenienti da zone periferiche semplicemente in virtù delle dimensioni e della conformazione delle parti elastiche e rigide di cui è composta. Cambiando apertura e forma alla bocca, otterrò suoni diversi (persino battendo sul cranio si ottengono suoni dalla bocca!). Con questo voglio dire che suoni e rumori possono coesistere pur in un singolo atto. In realtà questo è comunissimo anche negli strumenti. L'unghia o il plettro con cui si suona la chitarra, il martelletto che sollecita la corda del pianoforte (senza contare tutta la complessa meccanica), producono rumori contemporaneamente all'emissione di uno o più suoni. E' sottinteso che lo strumento può essere accettabile fin quando il rumore non è percepibile in modo così netto e ripetuto da infastidire i suoni. I rumori non sono necessariamente negativi o fastidiosi; così come in orchestra si usano percussioni a suono indeterminato, spesso anche gli strumentisti provocano volontariamente, o non impediscono, piccoli e occasionali rumori che possono accompagnare il suono per qualche ragione espressiva (mi pare di ricordare che Modugno nel "vecchio frack" accompagna gli accordi con un insistente leggero "tambora" sulla chitarra). Ora arriviamo alla voce. L'emissione vocale è in genere straordinariamente piena di rumori! Comprensibile! ossa che si articolano, muscoli che si tirano e si rilasciano, cartilagini che si piegano, spazi che si dilatano e si richiudono, tessuti che si incontrano e si allontanano... eh, c'è di che fare un bel concerto! Anche in questo caso possiamo dire che la maggior parte di questi rumori è ben poco avvertibile, specie da una certa distanza. Il rumore che si ascolta più spesso, e a cui occorre fare attenzione, riguarda l'attacco. Può esserci un rumore secco o aeriforme. L'attacco può quindi originarsi per uno "schiocco", per un'improvvisa apertura, per la vittoria di una tensione su una tensione che cede (dell'aria su quella delle corde vocali) oppure una più tranquilla emissione sospirata o espirata. In ogni caso è sempre necessario analizzare questi rumori per sapere se sono nocivi e in che misura ed eventualmente fare in modo di annullarli o ridurli al minimo.
Fin ora però abbiamo parlato di rumori istantanei. Esiste però la possibilità che a suoni lunghi si accompagnino rumori lunghi. In effetti questo avviene molto più spesso di quanto si creda e non è sempre un male, anzi..., anzi..., è uno degli effetti più importanti per poter far musica. Diciamo che in ogni situazione positiva, noi abbiamo un suono principale e poi una serie di rumori che però, grazie alla perizia artistica di chi ha costruito gli strumenti, diventano a loro volta suoni, o per lo meno rumori "intonati", accordati con i suoni principali. Però non è escluso che uno o vari rumori (non suoni!) accompagnino il suono principale mescolandosi ad esso e creando quindi una timbrica particolare che a molti può piacere. Ovviamente non consideriamo positiva questa soluzione (ne scrissi molto tempo fa: "molto rumor per nulla"), che veramente troppe persone, anche considerate (o che si considerano) esperte ritengono essere "armonici", timbri "lirici" e quisquilie consimili. Il nostro strumento, la laringe, deve emettere solo suoni puri. La conformazione mirabile delle forme sopraglottiche compirà il miracolo di amplificare e arricchire quel suono. Attenzione però che il suono prodotto dalle corde dovrà "accordarsi" con la forma. Come abbiamo detto, le cavità oro-faringee sono "intonate", dunque se l'ampiezza di queste e il suono non si accordano, oltre a questioni varie di pressione, schiacciamento, blocchi, ecc., noi avremo comunque una discordanza armonica che impedirà la piena realizzazione sonora. Quindi l'armoniosità anche del volto e in relazione a ciò che si dice/canta è fondamentale.
Ora facciamo un ulteriore passo avanti. Suono e vocale. Analogamente al discorso precedente, noi possiamo considerare le vocali un sottoinsieme dei suoni. Una selezione, una scrematura, una qualificazione. La parte più nobile dei ruomori, e all'interno di questi, dei suoni, sono le vocali. Così come possono coesistere rumori e suoni, possono anche coesistere suoni e vocali, oppure possono alternarsi. La vocale pura è la nobilitazione di un suono puro. Se il suono non è puro, non si può accedere alla perfetta vocale.
E' comune, ahimè, che ciò che viene percepito, nel canto, come vocale, sia spesso un suono somigliante a una vocale. Questo è un caso; in altri casi si hanno due livelli, un suono/rumore, solitamente posizionato in zona interna (bocca, faringe, gola), e una discreta pronuncia posizionata più avanti. Qui si pone anche un problema di ascolto, perché alcuni ascoltano l'uno, altri l'altro! Il buon canto non crea divisioni, anche se questo necessita di un duro lavoro, perché la separazione diminuisce il "peso", il lavoro respiratorio (a causa di ciò si stringe la gola e si crea l'effetto divisorio).

Nessun commento:

Posta un commento