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sabato, settembre 21, 2013

Una, centomila, nessuna

Parafrasando e volutamente modificando il titolo della nota commedia di Pirandello, mi riferisco a un intervento su fb di un cantante di mia conoscenza, il quale scrive: "Ma c'è ancora qualcuno che quando parla di tecnica di canto parla di "tecniche"??? Una ce n'è, quella tradizionale italiana, il resto è cacca". Se vi prendete la briga di girare un po' di blog e forum sul canto (io adesso non lo faccio quasi più) troverete che questo concetto è tutt'altro che raro. Il fatto è, però, che tutti coloro che dicono che di tecniche ce n'è una sola, in realtà non intendono mai la stessa! E' un po' come "maschera": tutti ne parlano ma non esiste alcuna condivisione concettuale. Il fatto è che, come al solito, ognuno vuol avere ragione, vuol dire, tagliando corto, che lui sa, o meglio: che "solo lui" sa. Quindi questa "unica" tecnica "italiana", in realtà nasconde centomila modi di sentire, di vedere, di percepire, di affrontare, di vivere il canto, quindi, in ultima analisi, nessuna. Come ho sempre affermato, non esiste alcuna tecnica che permetta un autentico belcanto, o buon canto, o canto esemplare o artistico, ma solo una sana e consapevole... educazione, cioè sviluppo graduale.

5 commenti:

  1. Io di solito affermo una cosa ben più radicale, ossia che non la tecnica, ma IL CANTO, il canto è UNO SOLO. Trovo pleonastico parlare di canto all'italiana, di belcanto, mi rifiuto di parlare di "tecnica", parola che concerne qualcosa di inventato, di convenzionale, quando invece sappiamo che la perfetta vocalità non è una invenzione, un artificio, ma è semmai una scoperta, una sublimazione, uno sviluppo e perfezionamento della voce parlata naturale. Per cui canto e basta, l'unico vero e possibile canto! Parola perfettamente intonata e pronunciata, nient'altro.

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  2. Naturalmente hai ragione, ma il principio non muta, cioè non ci si può incontrare in un concetto oggettivo, non perché questo non ci sia, ma perché ci si rifiuta di concepire che ci sia, perché questo ha un "costo" in termini di impegno, di tempo, di pazienza... Purtroppo giriamo sempre attorno a una dura realtà gnoseologica, che ci dice che l'avvicinamento alla verità non solo è prossimo all'impenetrabile, ma che l'ostacolo maggiore è offerto dai nostri simili che con la ragione e una certa dose di logica la combattono... e con successo!

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  3. E' pur vero e comprensibile,per la mia esperienza personale, che non è molto facile raggiungere la consapevolezza della "'educazione", dello "sviluppo graduale"... soprattutto per i motivi che hai elencato; comunque, non so se c'azzecca, ma ieri parlando con mio padre (che suona più che discretamente al pianoforte, ad orecchio da autodidatta), dialogando sul canto in genere, mi ha detto che ai suoi temoi (anni '30/'40) quando ancora era un giovincello, per strada e nei vicoli la musica ed il canto la facevano da padroni, dalle vfinestre aperte soprattutto nei giorni festivi era tutto un insieme di suoni, canti, allegria, felicità, eppure non se la vivevano proprio così bene.......

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    1. Ma certamente! E' un argomento che ho trattato tempo fa, mi pare si intitoli "canta che ti passa"...

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    2. http://cantolirico.blogspot.it/2011/07/canta-che-ti-passa.html

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