Translate

lunedì, ottobre 28, 2013

Annullare gli antagonismi

... sarebbe bello!! Ma forse anche no, ci vogliono. Comunque, a parte le battute, questo titolo si riferisce alla respirazione. Prima di arrivare al nocciolo, faccio una premessa, che è sempre utile.
Parliamo di respiraziONI. Nel corso della fase di apprendimento, parlando di uno sviluppo sano e positivo, si passerà attraverso almeno tre fasi. Le prime fasi sono quelle che vedono molto interessate due diverse parti anatomiche: la gabbia toracica e il diaframma. Questa fase non dovrebbe essere esasperata, perché la reazione dell'apparato respiratorio sarà sproporzionatamente maggiore dell'azione. Intendo dire che tentando di commutare la funzione respiratoria, questa reagirà. Se canto entro un certo range (di estensione e intensità) avrò una blanda reazione, che aumenterà quando inizierò a uscire da questo range, ma potrò tenere sotto controllo se cresco gradatamente, mentre se inizio subito a forzare e a tentare di andare verso i limiti del mio strumento, la reazione sarà non solo proporzionalmente maggiore, ma molto di più, ecco perché parlo di "sproporzionatamente". Dunque dobbiamo renderci conto che un valido canto parte da uno sviluppo lento, progressivo e sempre sotto osservazione. Ciò nonostante, se non si è dei privilegiati dalla Natura, la reazione ci sarà comunque, e la reazione avverà in primo luogo da parte del diaframma. Questo "muscolone", che è quello che ci "ribalta la clessidra", come ho spiegato in un post precedente, appena avvertirà un utilizzo estraneo al proprio ruolo fisiologico, comincerà a sollevarsi con una certa impetuosità. Questo provocherà difetti e problemi di difficile risoluzione. Il più noto è il sollevamento della laringe, che, in assenza di cognizioni, la maggior parte di cantanti e insegnanti ritiene di dover inibire premendola in giù con ogni mezzo (anche la lingua segue spesso la stessa sorte). Naturalmente, come sanno tutti coloro che seguono questo blog, è una cura ben più negativa del male! La gabbia toracica è responsabile della fase espiratoria spontanea. Sollevandosi, per quanto poco, in fase inspiratoria, per gravità tenderà a ricadere. Così facendo le costole premeranno sui polmoni inducendo il fiato a uscire. Una respirazione costale molto accentuata provocherà anche una ricaduta più energica e pressante sul fiato, che agirà indirettamente anche sul diaframma. Ciò toglie qualunque libertà e l'azione respiratoria continuerà a essere fortemente "binaria" con gli antagonismi muscolari assai accentuati. Resta fondamentale, pertanto, lavorare a lungo su una disciplina che abbia come obiettivo la forte riduzione delle reazioni istintive. Solo a quel punto si potrà passare a una respirazione costale, che è da intendersi come respirazione INTEGRATIVA di quella diaframmatica, che continuerà a permanere nello sfondo per ancora molto tempo; in altre parole potremmo definirla una respirazione "mista" diaframmatico-costale, come diversi autori hanno nominato nei loro trattati, dove dobbiamo riconoscere due ruoli: un ruolo fondamentalmente inspiratorio che coinvolge soprattutto la gabbia toracica, e un ruolo più specificatamente espiratorio a carico del diaframma, che continueremo a indicare come artefice di quell' "appoggio" che viene riconosciuto come indice fondamentale di una corretta emissione. Questa fase, che potremmo definire "fase 2", non è ancora realmente artistica, ma, per quanto inserita nel percorso, connotata più tecnicamente. Infatti non possiamo pensare di aver messo a "tacere" l'istinto e le sue reazioni, per quanto possano essere più lievi e sporadiche. L'emissione in questo periodo potrà proiettarsi al massimo della proprie possibilità, ma così facendo si andranno ancora a disturbare i "sensori" del nostro sistema di controllo e difesa, che in vario modo ci indurrà a invertire o comunque modificare la rotta. Se grazie alla nostra guida e alle conoscenze acquisite riusciremo a superare anche questa fase, ecco che si aprirà per noi la fase più entusiasmante e incredibile, quella della respirazione - e quindi dell'emissione - artistica. Uno dei segnali della raggiunta "terza fase" ci è data dalla "bidirezionalità respiratoria". Mi spiego: nella normale respirazione, noi abbiamo una fase inspiratoria contrapposta a quella espiratoria dove i muscoli antagonisti si "bloccano" o restano inibiti nella fase che non li coinvolge.  Nella respirazione artistica, noi è come se rimanessimo perennemente in una sorta di galleggiamento dove, pur avendo necessariamente presenti le due fasi, non si connotano in modo netto, ovverosia mentre si prende fiato si può in qualunque istante decidere di emettere un suono e viceversa: mentre emetto un suono decidere di riprendere fiato, senza che questo causi restringimenti, blocchi muscolari, o altra evidente mutazione di postura e di conformazione degli apparati. Sia ben chiaro, perché a qualcuno potrà suggerirlo, che non ci stiamo riferendo a una APNEA continua, ma in un certo senso proprio a un suo opposto (però questa sensazione l'ho vista descritta in qualche antico trattato). Come è possibile questa condizione? Come prima cosa vale quanto detto, cioè l'assenza di reazioni e quindi di induzioni istintive; questo indurrà il diaframma a una mite attività, facilmente controllabile mediante il fiato presente e il peso vocale; in secondo luogo grazie alla giusta postura toracica, che permetterà anche al diaframma di assumere una posizione sganciata dalla massa intestinale, per cui non ne è più influenzato nè in fase discendente nè ascendente, ma potrà sfruttare lo spazio intercapetudinale creatosi, ma fondamentalmente tutto si concentrerà a livello polmonare dove sarà sufficiente l'azione "palla da rugby", cioè l'elasticità complessiva, ma anche legata a quella dei singoli alveoli, permetterà la creazione di quella densità dell'aria che permetterà agevolmente il rapporto di produttrice artistica dei suoni laringei, cioè come un Paganini che muove magistralmente l'archetto sulle corde del proprio Guarneri. Strumento perfetto e perfetto controllo strumentale. Temo che il discorso sia complesso e sia difficile raccontarlo. Come sempre le parole sono limitate, il narratore magari limitato di suo nell'uso di queste... bisogna fare e aver fiducia nei propri mezzi.

Nessun commento:

Posta un commento