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domenica, ottobre 06, 2013

La clessidra rovesciata

Non credo di aver mai visto scritto, e io stesso non credo di aver mai scritto o detto esplicitamente, che il sistema respiratorio/vocale è analogo a una clessidra. La caratteristica focale della clessidra qual è? di avere una "strozzatura". La strozzatura è fondamentale al funzionamento di quello strumento di misurazione del tempo perché rallenta il flusso della sabbia. Altra caratteristica precipua del funzionamento è l'assecondamento a una legge fondamentale: la gravità; quando la sabbia termina, bisogna girare lo strumento perché riprenda a funzionare. Nel caso umano, la clessidra non si capovolge. L'aria entra per un principio
fisico ma può essere forzata ad entrare più rapidamente. Ognuno può provare. Cosa capita in questo caso? Che la strozzatura della clessidra provoca una ulteriore velocizzazione, questo fa sì che le particelle, sfregando tra di loro e contro le pareti faringee, provochino un tipico rumore, che talvolta sentiamo in chi "ruba" il fiato. E' un procedimento da evitare, per almeno due motivi: tale sfregamento, se ripetuto (e purtroppo molte persone ce l'hanno di vizio) può provocare il prosciugamento delle pareti, per cui secchezza e anche possibile irritazione, ma anche un rallentamento dell'aria inspirata. L'aria deve essere assunta lentamente e silenziosamente, non chiudendo la bocca. Il naso, infatti, quando la richiesta d'aria è elevata, per proteggere le vie respiratorie si comporta anch'esso come una valvola, e prendendo aria velocemente e copiosamente, tende a chiudersi. Quando sentiamo il tipico rumore, significa che, almeno in parte, le pareti delle froge nasali si sono chiuse e quindi è entrata pochissima aria. Ma questo è un altro argomento. Torniamo a noi. Una volta che l'aria è entrata, inizierà la fase dell'espirazione. A questo punto è come se la clessidra si fosse rovesciata. Voi direte: ma no, non è la stessa cosa, perché la gravità continua a operare. Vero, però la Natura doveva prevedere un sistema di funzionamento affinché il nostro sistema respiratorio potesse garantire il rifornimento e l'espulsione dell'aria tenendo conto delle leggi universali quali, appunto, la gravità. Tolto, quindi, che l'immissione dell'aria è garantita dalla gravità e dalla depressione che si forma all'interno dei polmoni, cosa poteva "inventare" per far sì che l'aria potesse uscire con altrettanta facilità? Due sistemi: la ricaduta delle costole, che sfrutta il peso, dunque la gravità, e una "molla", cioè il diaframma, che si tende scendendo in fase inspiratoria e passivamente, quindi naturalmente, si contrae rialzandosi, contribuendo ad espellere l'aria dai polmoni vincendo la gravità. Una sorta di "rimbalzo". Questo è a grandi linee il sistema respiratorio fisiologico. A questo punto: cosa fa la maggior parte dei cantanti, il più delle volte sulla scorta dei consigli, delle sollecitazioni degli insegnanti che poco o nulla sanno, inventandosi le teorie più assurde? Preme sull'aria per farla uscire mediante pressioni sulla muscolatura addominale, che si ripercuotono sul diaframma. Ora torniamo alla clessidra. Se voi aprite una clessidra e premete sulla sabbia per cercare di farla scendere più rapidamente, non solo non ci riuscirete, ma otterrete a un certo punto l'obiettivo opposto: la sabbia si fermerà, perché si forma un ingorgo (pensate anche a un imbuto e a cosa succede quando lo riempite troppo di liquido). Le particelle interagiscono tra di loro, si comprimono e di fatto rendono difficile, se non impossibile, la scorrevolezza. Con l'aria l'effetto è meno drastico, fortunatamente, ma nel corpo umano c'è un altro elemento da considerare, e cioè l'elasticità delle pareti, per cui l'innalzamento della pressione va a restringere la "strozzatura" della clessidra virtuale. Affinché l'aria possa fluire costantemente e con la maggior portata possibile, è indispensabile, pertanto, indirizzarsi proprio nel segno opposto, cioè EVITARE un aumento di pressione. Questo non sarà facile nei primi tempi di studio, in quanto, come infinitamente volte ribadito, quando si attiva il canto è altamente probabile che si inneschi una reazione istintiva che provochi automaticamente aumento di pressione, e poi c'è un istinto a premere nell'illusione di creare più voce, più volume e intensità, maggior corpo sonoro. Abbiamo visto e dimostrato che può essere illusorio o velleitario: l'energia spesa è sproporzionata rispetto al risultato atteso. Se da un lato è necessario, dunque, evitare aumento pressorio, per combattere questo meccanismo ci vuole: la parola, che porta con sé già dei caratteri corretti di relazione con l'espirazione, una respirazione più tranquilla e frequente, cioè respirare meno ma più volte. L'eccessiva immissione di aria nei polmoni, che è ciò che fa la maggior parte degli insegnanti, creerà un "soffocamento" dell'allievo poco o nulla esperto, che non saprà come gestire quest'aria. Meglio poca e persino pochissima aria, all'inizio, che potrà, così, uscire con maggiore fluidità. Col tempo si imparerà a gestire questa emissione (ma in realtà avverrà senza un contributo volontario, ma con l'accresciuta consapevolezza). In sostanza occorrerebbe lasciar fluire il fiato-suono con la stessa costanza e inesorabile fluidità che ha la sabbia in una clessidra, senza lasciarsi influenzare dal rapporto gravitazionale. Del resto è lo stesso concetto, scritto ormai molto tempo fa, dello svolgimento di una cintura di sicurezza dell'auto, che si blocca ogni volta che provate a tirare, ma ve la lascia svolgere quanto volete se lo fate con gentilezza e costanza. Ma aggiungo ancora un paragone, questa volta musicale e molto prossimo al nostro campo: pensate al violinista col proprio archetto. Per produrre una bella nota lunga deve far scorrere il proprio archetto con le caratteristiche che abbiamo descritto; ogni "intemperanza" del braccio (che infatti deve essere ben rilassato) si riverserà negativamente sul suono prodotto.

1 commento:

  1. Leggerezza, soavità e qualità di fiato e non quantità. Il quanto di energia che si sprigiona senza scoppiare miseramente... non finirò mai di dire che è nel piccolo, nel semplice, la vera scoperta! Quanti esempi, quanti concetti, riesci a tirar fuori dal tuo cilindro magico per insegnarci, promuovere, questa unica e semplice verità che in tanti si ostinano a non voler vedere, accettare. E' pur vero che, per me, è fondamentale e non mi stancherò mai di dirlo, per la mia piccola esperienza, avere il sano equilibrio psico fisico senza il quale non può esistere la condizione di canto artistico, nel senso che quest'ultimo si integra in una visione di vita e quindi di disciplina sia etica, psicologica che fisica... Che io sappia, correggimi se sbaglio, i più grandi cantanti hanno perseguito nella loro pur travagliata vita dei sani principi e la loro vita è stata caratterizzata proprio da questa visione umana, semplice e vera. Non riesco a spiegarmi meglio e questo è un mio limite...

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