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sabato, novembre 30, 2013

Dar voce

Pagina cruciale. Il problema dei problemi. Il cruccio di tutti coloro che vogliono essere cantanti lirici. Dare voce! e di conseguenza la domanda: "ma come si fa a dare voce?". Negli anni, in questo blog e anche a lezione, ho insistito e forse persino esasperato i lettori con esortazioni incessanti all'alleggerimento, al parlato semplice, al sospiro. E prima o poi (sempre prima) la domanda arriva implacabile: "MA COME FACCIO A DARE VOCE, A INTENSIFICARE??" Ora, facciamo una descrizione un po' grossolana del funzionamento vocale quando si va a intensificare la voce.Il cantante, in genere, si concentra fondamentalmente sulla gola, origine del SUONO, secondariamente su pancia, schiena, petto, infine sulla bocca. Nella maggioranza delle scuole odierne molto spesso la priorità assoluta viene data alla parte alta della testa, soprattutto anteriore ma non di rado anche posteriore e persino superiore. In ogni caso la gola rientra sempre tra i pensieri o tra le percezioni primarie. Quando subentra la volontà di "dare voce", cioè cantar forte, intensificare, per questioni fondamentalmente istintive in gola si crea UN ARIETE! Avete ben presente cos'era l'ariete nei tempi antichi, sì?
Uno strumento di guerra per sfondare i portoni delle fortezze. Non so quanto possa essere un'idea consapevole, ma per molti dar voce significa "sfondare" la resistenza della gola. Anche gli "affondisti" seppur indirettamente arrivano a questo obiettivo, solo che invece di spingere direttamente sulla gola, provocano l'effetto esasperando l'appoggio verso il basso, che come una "molla" reagisce in direzione opposta, cioè verso la gola. Ma la gola, i muscoli, le corde vocali, la laringe e quant'altro non sono un portone, cioè non sono una struttura passiva e inerte, ma rappresentano parti di un organismo con funzioni ben determinate e soprattutto parti di una INTELLIGENZA, seppur semplice e animalesca, la quale intelligenza, specie in un caso come questo dove è coinvolta la respirazione, cioè una delle funzioni vitali primarie, non sta lì a guardare. Se la violenza arrivasse dall'esterno (ad esempio un intervento chirurgico), l'istinto potrebbe far poco per opporsi, ma nel momento che l'uso della voce è frutto di una volontà interiore, l'istinto può fare molto, e fa! Esco solo un momento dall'argomento principale per una importante analogia che so coinvolgere molti cantanti, e cioè l'emissione della "I". Il problema che hanno moltissimi nella pronuncia ed emissione corretta di questa vocale è che si comportano esattamente nello stesso modo dell'ariete suddescritto a livello di bocca, cioè cercano di "sfondare" il tappo costituito principalmente dalla lingua per cercare di far passare una I forte, intensa. E' esattamente lo stesso tipo di problema, e quindi la soluzione si troverà nello stesso modo che andrò a descrivere. Parto dal consueto punto di vista già più volte descritto e che ognuno potrà andare a ricercare nei post precedenti; il suono VOCALE, cioè quello nobile, qualificato, che non è un rumore più o meno abbellito e infiocchettato, buono per le orecchie rozze di chi non ha una sufficiente educazione uditiva, è un suono che NASCE e si SVILUPPA all'esterno del corpo, passando attraverso la bocca. E' una proiezione NON MASSICCIA di un suono che nasce e ottiene una complessa ampflicazione da parte di superfici, cavità, riflessioni, ecc. ma è da considerare come un suono che NASCE, ripeto, all'esterno, e non vi arriva già sviluppato. Ciò che transita nelle cavità oro-faringee è da considerare una ALIMENTAZIONE, dove la FORZA ha solo riflessi NEGATIVI, perché provoca e rafforza l'effetto VALVOLA che non può far altro che CHIUDERE, cioè difendersi, dall'effetto ariete, e lo sa fare molto efficacemente. Quindi chi spinge non si illuda di ottenere nel tempo qualche risultato importante; l'istinto ha una tolleranza, e quindi concede qualche spazio di manovra (per motivi che ho spiegato e che potrete ritrovare), ma si riprende SEMPRE il concesso e il venir meno della vigoria fisica porterà inevitabilmente a difficoltà sempre crescenti, a decadimento delle qualità foniche e a difficoltà crescenti, financo a patologie. Mi appoggerò, invece ora, ad altri esempi che spero abbastanza efficaci e che possano aiutare a comprendere meglio i percorsi corretti e a fornire qualche nozione utile a chi fa fatica a uscire dalla logica della spinta, che purtroppo coinvolge TUTTI, salvo rarissime eccezioni, coloro che intendono cantare lirica, non certo per una colpa consapevole. Posso fare qualche esempio e poi credo che, compreso lo spirito dell'esempio, molti alti se ne potrebbero fare, e ognuno, per compito, li cerchi!
Avete presente l'anguria, o cocomero, e la sua pianta?
E' un frutto enorme, gigantesco rispetto alle dimensioni della pianta, che sono steli erbacei piccoli e fragili. Questo è un caso forse particolare, ma che si presta anche a una generalizzazione. Come è organizzata una pianta, e in particolare un albero? Abbiamo radici, fusto, rami. La parte fondamentale si presenta assai robusta, di notevoli dimensioni; come sappiamo anche la distribuzione degli alimenti inizia dalle radici con vasi piuttosto ampi, che si restringono man mano che si sale verso la sommità della pianta, anche perché non vi sono "pompe" che spingono, ma la linfa sale grazie alla capillarità dei vasi. Quando il sistema strutturale e di alimentazione della pianta giunge alla sua MINIMA dimensione, cosa troviamo? Il frutto, che in molti casi può avere dimensioni ragguardevoli, e non di rado crea anche qualche problema di sostegno alla pianta stessa. Del resto anche il sistema arterioso dell'uomo è concepito nello stesso modo: dal cuore si dipartono vasi sanguigni di ampie dimensioni, dopodiché man mano che procede il sistema diventa sempre più ridotto, ma al termine troviamo gli organi, cioè unità biologiche piuttosto grandi e pesanti. Ciò che voglio cercare di far capire è che il suono "grande" non dipende da quanto grande è l'alimentazione, ma da quanto questa è fluida, ma, per l'appunto, perché sia fluida deve necessariamente ridursi dalla base verso l'oggetto, che nel nostro caso è la vocale. Inoltre l'eccellenza del suono non consente una particolare differenziazione tra suono molto intenso e mezzavoce, perché altrimenti il secondo si sentirebbe solo da vicino, invece è necessario che determinate condizioni si mantengano in ogni situazione. Ultima analogia: pensiamo a gonfiare un palloncino.

Non è necessario che per il pallone grande io abbia una gola più grande, oppure che mentre il palloncino si gonfia io modifichi qualcosa in me; si tratta sempre e solo di emettere aria, anche se quando il pallone si ingrandisce io proverò più fatica perché la pressione entro il pallone si ripercuote anche sull'aria polmonare. Analogamente, quando si avrà bisogno di maggiore intensità ed elevate frequenze, io proverò maggior impegno per il maggior peso. Dunque, sia nel caso di una qualunque vocale che si vuol intensificare e in modo particolare quando la vocale è una I vera e purissima, è fondamentale NON spingere, perché questo costituirebbe un ARIETE verso la laringe e, nel caso della I, un DOPPIO ariete, verso la laringe e verso la lingua, che il nostro sistema di difesa avversa e ostacola. Come invece diceva Tito Schipa, occorre che si arrivi all'estremità del canale, cioè sulle labbra. All'inizio sembrerà di doversi accontentare di poca cosa, ma quando il sistema prende a funzionare, ci si renderà conto che la voce si ingrandisce a dismisura, perché lo spazio a disposizione è enorme (quello esterno), mentre quello interno (quindi solo l'anonimo suono), verso cui la gravemente malata scuola di canto odierna vorrebbe orientare i poveri studenti, è ridotto e incapace di qualificare e nobilitare adeguatamente un suono, che quindi tale resta, non raggiungendo realmente la condizione di pura vocale. Per concludere, detto in altro modo, considerate che la voce sia il FRUTTO, come una pesca o addirittura un cocomero, del vostro albero respiratorio-vocale, e quindi man mano che procedete verso la punta, diminuite le dimensioni, e per farlo è indispensabile togliere la spinta, perché spingendo inducete il tubo a rimanere grande; se i vasi sanguigni rimanessero grandi, il sangue non potrebbe arrivare molto lontano... riflettete!

4 commenti:

  1. Salvo4:26 PM

    Giustissimo...
    Mi viene in mente l'Eneide con il racconto del cavallo di Troia: quando Ulisse, dopo dieci anni d'assedio, al posto della forza usò l'astuzia che gli permise con il minimo dispendio di forze di ottenere il massimo del risultato. Almeno all'inizio, penso, che l'istinto venga aggirato con un cavallo... e poi come un cavallo vero, verrà domato con disciplina e studio. Ma il principio è sempre lo stesso: piccole dosi per grandi risultati... le migliori torte, le migliori pietanze (almeno per me) sono quelle semplici, dove con le dosi giuste si ottengono immensi sapori (anche qui ci sarebeb da dibattere quando vedo i programmi di culinaria con quelle ricette assurde...). Bisogna cancellare inesorabilmente dalla propria mente che il suono forte arrivi lontano e sia d'impatto... perchè è una FALSITA' che purtroppo o fortunatamente ho avuto modo di riscontrare per la mia esperienza, non serve a nulla se non a trovarsi successivamenet con problemi anche seri, perchè la Natura può aiutarti, ma poi si riprende ciò che abbiamo sprecato, ahimè!

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    1. Niente da aggiungere, se non che l'astuzia di Ulisse deve penetrare anche nella mente di chi canta...

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  2. Anonimo6:58 PM

    Chiarisce in parte una dei miei dubbi esposti nel nuovo post nel tuo forum. Quello che mi chiedo è se è solo a livello di bocca e di fiato che si tende a spingere. A livello cordale ad un certo punto si deve uscire dal petto, senno il peso, salendo in acuto è ancora maggiore.
    Ma sfiatare e spingere sono due facce della stessa medaglia?
    E' nello stesso post che ad un certo punto chiedo se la locuzione "usare il diaframma" è scorretta, e come abbiamo detto appoggiando ed usando i muscoli di pancia e schiena si evita di spingere proprio evitando che il diaframma faccia risalire l'aria con troppa velocità. Quindi appoggiando la voce, la spinta del diaframma sarebbe minore.
    Quando dici che "mentre quello interno, verso cui la gravemente malata scuola di canto odierna vorrebbe orientare i poveri studenti, è ridotto e incapace di qualificare e nobilitare adeguatamente un suono, che quindi tale resta, non raggiungendo realmente la condizione di pura vocale." vuoi dire che lo spazio interno è abusato da questo scuole e solo il lavoro lo spazio esterno nobiliterà il suono e lo farà diventare pura vocale, mentre la vocale si adatterà nella cavità buccale?

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    1. 1) la spinta può avvenire consciamente, inconsciamente, in entrambi i modi. La spinta incoscia, istintiva, avviene dal basso verso l'alto e agisce preminentemente contro la laringe, la mandibola, la lingua; quella conscia agisce maggiormente dalla gola verso l'alto o verso l'esterno. In seguito parli del petto, mettendolo in relazione con la spinta, il che in parte è vero, ma la questione è molto più complessa e attiene pressoché unicamente a problemi respiratori. 2) Sfiatare può non entrarci niente con lo spingere. 3) anche questo concetto di muscoli di pancia e schiena è banalizzato, se riesco ti posto gli articoli dove puoi trovare le risposte. 4) Sì, intendo proprio dire che ogni ricerca o studio sullo spazio interno è di per sé erronea e porta solo a difetti e risultati mediocri.

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