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domenica, gennaio 12, 2014

L'elemento umano

L'uomo è stato in grado, nell'arco dei millenni, di costruire strumenti anche molto sofisticati, altamente complessi e di raffinatissima fattura, tant'è che possiamo parlare di geniali artisti (i Guarneri, gli Stravidari, ma non dimentichiamo anche analoghi costruttori nel campo degli strumenti a fiato, organi, pianoforti, ecc.). Tutti questi strumenti sono in grado di gestire suoni. I suoni sono rumori, in origine, che attraverso meccanismi e strutture mobili e/o statiche, possono essere trasformati in suoni, cioè in vibrazioni articolabili e comprensibili dalla coscienza umana, la quale, successivamente, se ne ricorrono le condizioni, può generare un processo musicale. Nonostante la genialità, l'uomo non è riuscito a costruire niente di paragonabile al potenziale umano, cioè trasformare il suono in voce. Anche l'uomo genera un rumore, a livello di corde vocali, questo rumore in breve si trasforma in suono; a questo punto, però, c'è l'ulteriore potentissima trasformazione, quella da suono a voce, con le infinite sfumature che può assumere in ogni direzione. Questo antefatto serve per spiegare più dettagliatamente quanto ho sinteticamente inteso mostrare nel video precedente. Il violinista produce un "rumore" sulle corde del suo strumento; questo rumore, grazie al ponticello e alla straordinaria inventiva dei liutai che hanno creato una particolare cassa di risonanza, si trasforma nel bel suono che conosciamo. Giustamente qualcuno dice: non si pensa che il suono del violino nasca nella cassa o chissà dove; si pensa sempre e comunque al punto di contatto dell'archetto con la corda. Vero, perché tutto lo strumento produce pressoché istantaneamente l'amplificazione. Si pensa, quindi, che analogamente possa accadere con la voce, cioè individuare le corde vocali come origine del suono. Apparentemente vero, ma inesatto. In primo luogo c'è una certa differenza tra un contatto fisico materiale diretto, come avviene tra crine dell'archetto e corda del violino o tra labbro e bocchino e invece l'aria che eccita le corde vocali. Là occorre sempre necessariamente un momento di volontà attiva di voler innescare il processo sonoro mediante un "colpo", per quanto delicato. Nella voce è sufficiente la volontà. Questo però quando si canta in genere non basta al cantante non-artista, perché ragiona come lo strumentista, cioè ritiene che debba essere lui non solo con la volontà del pensiero, ma anche con mezzi fisici, a dare il via al suono, e quindi ritiene indispensabile il "clic", l'attacco di tipo consonantico, che poi è una piccola apnea (come avviene appunto nelle consonanti). La verità di questo assunto la possiamo provare semplicemente: se fosse vero che l'attacco del suono vocale debba avvenire sulle corde vocali, questo avverrebbe anche quando dico "ma", o "la" o "pa" o "da", ecc? E' fuori questione, perché non potrei produrre un monosillabo, ma avrei bisogno di dire prima la "m" e poi attaccare la A sulle c.v., per cui o si produrrebbe un "buco" oppure un "risucchio" del suono dalla m verso la A. Non dubito che qualcuno faccia anche cose del genere, ma non penso che possano ritenersi accettabili. Dunque è evidente che il suono umano, non artistico, non è vero che si forma sulle c.v., ma in svariati punti, a seconda del rapporto tra consonanti e vocali. Non starò a puntualizzare, poi, sul fatto che in realtà il cosiddetto colpo di glottide non si produce sulle c.v. ma più in alto, lo dico solo per ricordarlo e farlo presente a quanti non lo sanno. Faccio invece presente un'altra analogia/differenza. Prendiamo ad es. un cane. Molti animali possiedono una struttura anatomica che consente di emettere suoni similmente all'uomo. Anch'esso ha una laringe, ha il "mantice" che genera il suono, e ha un efficace impianto di articolazione e amplificazione, il quale funziona anche molto bene (e diciamo talvolta anche "purtroppo!"). Il fatto fondamentale è che il cane comunque genera RUMORI. Anche l'usignolo e altri uccelli che ci incantano producono, per quanto meravigliosi, rumori; cioè manca "un pezzo", che è solo nel potenziale umano. La vocale si forma al termine di un percorso; è necessario che la nostra mente inconscia atteggi, modelli, una nutrita serie di ossa, cartilagini, legamenti e muscoli affinché il suono "anonimo" prodotto e già parzialmente amplificato, si trasformi definitivamente in vocale, per cui l'idea di attaccare una vocale in gola è inesatto, perché là il suono non è e non può essere ancora una vocale, ma solo un suono; in quel punto ci troviamo "dietro" o "sotto" il vero punto di formazione della vocale e quindi possiamo dire che rischiamo di non dirla veramente o di rovinare, di distorcere quel processo che, senza interventi attivi, porta automaticamente alla produzione corretta di quel suono. Ciò che necessita per arrivare a una produzione artistica della voce cantata, è far sì che tutta la messe vocale si formi a partire dalle labbra, cioè "a valle" del procedimento", e non a monte, come qualcuno può pensare. La cosa estremamente difficile è far sì che la condizione respiratoria permetta questa impegnativa emissione senza resistenze e ostacoli, il che richiede non solo anni di studio, ma il possesso di una disciplina tutt'altro che di facile assimilazione e accettazione.

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