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giovedì, luglio 03, 2014

Il focus del fare

Riprendendo la questione del "non fare niente", è bene precisare, per tutti coloro che rispondono "ma non è possibile non fare niente" che si tratta di una questione di "focus", cioè dove e come focalizzare l'attenzione mentre si studia. Il cosiddetto "fare" si riferisce quasi sempre ad azioni meccaniche (azioni sulla laringe, sul faringe, sul velopendolo, sui muscoli del torso) o a indirizzamenti del flusso (suono "in maschera", in nuca, in calotta, sugli zigomi, su parti del palato, ecc.). In poche parole un fare che non prende in considerazione un risultato ma che premette azioni confidando su un risultato. E' un po' come il direttore o il musicista che decide il tempo di esecuzione di un brano a casa sua o, peggio ancora, nella propria testa, senza considerare che quel tempo non ha alcun rapporto con l'ambiente e le condizioni che si verranno a creare nel luogo e nel momento dell'esecuzione. Il focus del fare deve essere orientato a ciò che si produce vocalmente in fase esecutiva e di cui l'allievo deve prendere coscienza. Se io dico a un allievo: alza il velopendolo, tanto per dire, io sto portando il suo focus attentivo lì, nell'epifaringe. Chi ascolta il suono prodotto? L'insegnante? ma l'allievo che vantaggio ne avrà? Ammettiamo pure che esca un suono buono, ma significherà che anche quando canterà dovrà badare a tenere alto il velopendolo? Quale sarà il suo contributo reale alla qualificazione del canto? praticamente zero! E consideriamo che al 90% l'insegnamento del canto è costruito in questo modo, cioè la gran parte dei consigli si basano su azioni che non riguardano le caratteristiche di quello che si canta, e come, ma di quello che si fa materialmente. E' come vedere un bambino che suona il violino guardando esclusivamente dove sta mettendo le dita. Si dirà forse che agli inizi è necessario, ma sta di fatto che se guarda le dita ed è concentrato a metterle nei posti giusti, in base a ciò che ricorda o ciò che vede - o pensa di vedere - non ha alcun rapporto né con la qualità ne con il senso di ciò che produce. Ma qui entriamo anche nel più vasto problema suono/musica, anche più grave, se possibile, del problema canto/vocalità. Dunque due consigli: focalizzate ciò che state facendo in termini di voce tramite le vostre orecchie nel rapporto con l'ambiente in cui vi esercitate, badando a "DIRE" ciò che dovete cantare, con la bellezza, la precisione, la morbidezza di un bel parlato; abolite tutte le idiozie mentali del fare meccanico.

2 commenti:

  1. Salvo2:34 PM

    Ricordo le prime lezioni: "bellissimo questo suono, bloccalo lì in questa posizione....". Mi scervellavo a cercare di capire cosa avessi fatto per ottenere quel suono e quindi come un cane che corre dietro la sua coda, mi arrovellavo senza raggiungere più quel risultato se non in momenti successivi, quando appunto la mia mente era libera dalle "idiozie" meccaniche mentali....
    Poi credo di aver capito che la naturalezza e la bellezza del suono, vengono fuori solo se imparo a "lasciar fare" al fiato educato, artistico, ciò cui è autorizzato a fare. Infatti, quando vado alla ricerca di alcuni suoni, nel chiuso della mia stanza, chiudendo gli occhi, e cercando la giusta sintonia, mi accorgo che è relativamente "facile" rapportarsi con l'ambiente che mi circonda, è un pò come lo stare in acqua (torna sempre la sensazione del galleggiamento e dell'immersione nel fluido...), regolarsi con l'ambiente, badando effettivamente a pronunciare fluidamente...
    Puoi, maestro, spiegare ancora meglio il problema suono/musica (anche se penso di aver capito cosa intendi... in altri post lo hai già evidenziato), ma la cosa mi interessa particolarmente. Grazie.

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    1. Ciao, Salvo, grazie per i puntuali interventi. Scusa se non ho commentato gli ultimi interventi ma ho avuto problemi di lavoro e col pc. Ciò che hai ben precisato è quel tipico errore che si chiama "memorizzazione"! Allievi e insegnanti pensano che il processo di apprendimento passi attraverso la memorizzazione di posizioni, sensazioni, posture. Errato! Il processo di apprendimento deve passare attraverso l'esperienza di RICONOSCIMENTO di ciò che è corretto e ciò che non lo è. All'inizio sarà un compito quasi esclusivamente dell'insegnante, poi passerà piano piano all'allievo (presa di coscienza).

      Per quanto riguarda la questione "suono". Il suono è un fenomeno fisico dove corde o lamine vengono poste in vibrazione in vario modo o l'aria contenuta in tubi viene eccitata. Questi suoni l'uomo può trovarli belli, brutti, simpatici, allarmanti, dolci, suggestivi, ecc., ma NON SONO MUSICA. Affinché si instauri un processo musicale, è necessario che tutte le relazioni tra i suoni vengano UNIFICATE! (altezze, timbri, ritmi, colori, agogiche, dinamiche). Analogamente l'uomo produce suoni, che non sono VOCALI. Il processo artistico deve elevare i suoni a vocali tramite una disciplina che le qualifichi. Questo in sintesi, poi se vuoi approfondire, chiedi pure! Ciao

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