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sabato, agosto 09, 2014

Il trattato - 7

Chi perde la voce intorno ai quarant'anni, che è il periodo in cui la voce dà e deve dare il meglio di sè, generalmente ha cantato sul dono di natura e su conoscenze ed esperienze precarie o, come spesso avviene, non ha avuto una buona scuola. 
Si ribadisce che se è possibile avere un particolare privilegio vocale e quindi cantare dopo solo un breve periodo di studi, se questo dono non è supportato poi da una seria e approfondita disciplina, se ne andrà quando il fisico perderà la tonicità e l'energia della giovinezza, cioè tra i quaranta e i cinquant'anni. Sono stati tantissimi i cantanti anche celebri che hanno dovuto fare i conti con questa realtà; alcuni l'hanno superata, altri no. Anche una scuola modesta può permettere di arrivare a cantare professionalmente, ma se alla base non c'è quella disciplina approfondita, difficilmente si potrà affrontare una lunga carriera.

Può accadere, come spesso accade, che anche una errata classificazione del ruolo vocale
pregiudichi l'avvenire dell'aspirante cantante. La voce ha sempre un carattere ben definito e appartiene sempre ad una classe che, se a volte dubbia, necessita di un classificatore estremamente esperto che la sappia
ben definire pena la mediocrità e altri seri guai.
Questo è un punto sul quale il m° ha insistito sempre: la classificazione. Oltre alla drammatica situazione personale (du erroneamente classificato tenore da decine di insegnanti per quasi vent'anni) anche l'esperienza diretta ha rivelato che un gran numero di problemi derivano da classificazioni dubbie o erronee. Per lui era fondamentale arrivare il prima possibile a individuare senza incertezza la classe vocale di appartenenza di ogni persona che si presentava, ma molto spesso anche dall'ascolto radiofonico o registrato lamentava l'evidenza di erronee classificazioni. Oggi anche io mi trovo spesso di fronte a persone che cantano in classi vocali decisamente improprie. Questo perché non si sa su cosa basarsi, e di solito lo si fa sul colore, in primo luogo, o sull'estensione, il che può portare fatalmente a errori grossolani.

Una voce non può appartenere mai e poi mai a due diverse classi, quindi è indispensabile che venga per tempo classificata. Sbagliare classificazione equivale a sbagliare
la ripiegatura di un paracadute! Ogni voce ha la sua giusta sede o calibro, e questa giusta sede, se opportunamente educata, rivela infallibilmente la classe di appartenenza. Un vero e grande artista dell'imposto deve saper trovare la giusta base di ogni voce e quindi il giusto calibro, sia questa voce grezza, piccola o grande o più o meno compromessa da una cattiva scuola o da un uso o abuso che si possa intendere in qualche modo come errato.
Qui il m° ci dà la soluzione, per quanto difficile da applicare, della questione. Se si è in grado di porre la voce sulla propria base, cioè togliendole i difetti più cospicui, soprattutto l'appoggio in gola, essa rivelerà le caratteristiche più importanti, compreso il punto spontaneo in cui tenderà a "passare" all'altra meccanica,  e questo darà un indizio fondamentale per capire la classe; però rivelerà anche il proprio "carattere", peso e richezza. Questo può avvenire addirittura in una sola lezione. Naturalmente non deve essere un invito alla fretta e alla superficialità (diciamo sicumera), però è vero che prima si individua la classe, prima si può iniziare una disciplina profonda e completa.

9 commenti:

  1. Salvo8:36 AM

    Quindi in realta il M° era un baritono?
    La cosa sai che mi interessa personalmente proprio perchè al contrario sono stato classificato per anni baritono e poi invece la mia vera ntura è di tenore. Tutti i maestri dicevano che la voce di baritono è quella "naturale".... quella del tenore invece è "costruita".... e penso che questa "ignoranza" e superficialità sia abbastanza diffusa tra chi "insegna" canto. E' bellissimo scoprire invece che la mia voce, ora che ho 54 anni, va migliorando e va perfezionandosi, questo grazie anche ad un lavoro, esercizio quotidiano, certosino, che certamente non mi serve per assurgere chissà dove, ma mi aiuta a scoprire ed interiorizzare potenzialità personali. Quali sono, quindi, nello specifico le differenze peculiari tra un baritono e un tenore? Il mio maestro mi ha effettivamente classificato in una sola lezione e a differenza degli altri, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: " ma come è possibile classificarti diversamente, tu "sei" un tenore, potrei facilitarti tutto dicendo che sei baritono ma falserei la tua natura".

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    1. Quella di dire che baritoni e mezzosoprani sono "naturali" e tenori e soprani "costruiti" è un'idiozia bella e buona. C'è di vero che utilizzano porzioni maggiori del registro di petto, ma questo non significa niente. Io, baritono, ho avuto comunque un sacco di difficoltà a raggiungere e mettere a posto i miei acuti, esattamente come capita a tenori e soprani. Chi ha facilità, ce l'ha qualunque sia la sua classe di appartenenza, e se ha difficoltà le ha comunque. Mi pare di aver dedicato alcuni post alle varie classi vocali. Le cerco e le segnalo.

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  2. La classificazione mediante la nota di passaggio vale però solo per gli uomini, non per le donne. Secondo me la classificazione delle voci femminili resta proprio per questo alquanto arbitraria. D'altronde cos'è un mezzosoprano? Spesso è un parente molto prossimo del soprano. Basti pensare ad un ruolo come Adalgisa, che la tradizione ha affidato a nominali mezzosoprani, pur essendo stato scritto per il soprano Giulia Grisi. Il mezzosoprano verdiano spesso è acutissimo (trasposto all'ottava bassa, lo canterebbe più un tenore che un baritono, penso ad Amneris o ad Azucena). E poi sono esistiti innumerevoli casi di voci ambigue, che solcavano un repertorio a metà tra soprano drammatico e mezzosoprano...

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    1. Non sono del tutto d'accordo. Intanto non diciamo che è "solo" la nota di passaggio, ma bisogna parlare anche di "carattere" della voce, di tessiture e di utilizzo istintivo dei registri. Quello che tu denunci relativamente alla confusione di alcuni ruoli, è proprio dovuto all'incapacità di riconoscere la piena e completa appartenenza a una classe anziché un'altra. La Verrett, ad esempio, era un soprano drammatico; all'inizio della carriera faceva ruoli tipo Azucena o Ulrica, ma valli a sentire: sono ridicoli, mentre concluse la carriera molto più felicemente in ruoli da soprano drammatico. Il discorso si farebbe lungo, in ogni modo la confusione non è nella natura, ma in chi insegna e in chi pratica malamente.

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    2. La mia teoria è che la confusione sia nel repertorio. I compositori non sempre hanno scritto nel rispetto delle caratteristiche naturali della voce. Un vero mezzosoprano secondo i trattati antichi non dovrebbe superare il La acuto, eppure spessissimo i ruoli nominalmente scritti per questa voce arrivano addirittura al Do. Faccio un esempio, se confrontiamo una parte di soprano dell'epoca di Monteverdi, col mezzosoprano verdiano, mi sa che quasi quasi è più acuto il mezzo verdiano! Vabbeh che a Verdi hanno sempre detto che era un rovina voci...

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    3. Vero, ma anche su questo ci sono da fare precisazioni; il momento storico in cui si è creata la confusione è l'inizio dell'800, quando con la soppressione dei castrati si passò la parola ai cosiddetti contralti, che contralti non erano, in genere, ma mezzosoprani o addirittura soprani drammatici con un buon centro. Quando il repertorio neoclassico andò in pensione e il tenore primeggiò, i "vecchi" contralti, che comunque erano cantanti di grande spessore musicale e vocale, passarono ai loro ruoli può congeniali, cioè soprani drammatici di agilità, e restarono in auge per qualche decennio, quando dall'ombra riemerse il più autentico soprano lirico. A quel punto i "vecchi" soprani misero da parte l'agilità e tornarono a fare i soprani drammatici - erroneamente definiti mezzosoprani - mentre il mezzosoprano vero (in quanto di contralto nell'opera non si è mai parlato in tempi moderni) fu un po' relegato a parti secondarie (Ulrica), tranne poche eccezioni (Azucena). E' vero che Verdi spesso ha scritto male per le voci, perché egli, come ormai la maggior parte dei compositori dei suoi tempi non aveva cognizioni vocali proprie, però a volte sono state le evoluzioni storiche a determinare strane dinamiche. Così come Norma, in realtà, è soprano drammatico, mentre Adalgisa dovrebbe essere soprano puro, è vero che certi ruoli detti mezzosopranili, come Amneris o Eboli, in realtà sono da soprano drammatico. Per me veri mezzosoprani sono stati la Valentini Terrani e la Stignani nonché la Fedora Barbieri, indipendentemente dal valore tecnico o artistico. Anche la Berganza era un vero mezzo, anche se leggero. Infine: è vero che la nota acuta per eccellenza del mezzo è il la, come il tenore del resto, ma non dimentichiamo che sono "corde lunghe" (al contrario del tenore), quindi è abbastanza normale che riescano ad arrivare al do4, anche se non tutte riescono ad appoggiarlo convenientemente ed è spesso fisso o urlato. Insomma da evitare!

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    4. La Stignani che però incise aria e cabaletta di Norma! Un mezzosoprano molto acuto. Mi viene in mente anche Sigrid Onégin, la quale pure però si presta ad ambiguità, dato che in un'occasione cantò addirittura la Lady Macbeth!

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    5. sì, ma secondo me non avrebbero potuto sostenere l'opera intera

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    6. La Onégin sì, cantò il Macbeth completo in teatro. Anche se immagino con opportuni aggiustamenti... ma non esistono registrazioni.

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