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venerdì, dicembre 26, 2014

Interagire con l'ambiente

Una caratteristica di musicalità matura, non necessariamente riservata al cantante, ma del tutto indispensabile per questo tipo di artista, riguarda l'interazione tra sé e l'ambiente. S'è detto già che è necessario ascoltare la propria voce nel luogo in cui ci troviamo, una condizione non facile da raggiungere intanto perché l'udito deve svilupparsi e poi perché siamo alquanto disturbati dalle vibrazioni interne.
Sul fatto che la voce debba risuonare esternamente è, per questo blog, tema ormai persino logoro (per quanto le ripetizioni non saranno mai abbastanza), ma c'è una dimensione su cui forse non mi sono dilungato abbastanza o che, perlomeno, non ho approfondito sufficientemente.
Cosa significa voce fuori? Dobbiamo prima di tutto toglierci dall'idea di "mandare" la voce fuori. Se ci poniamo nella condizione di far uscire la voce, ci sarà sicuramente un errore, un difetto, perché per "mandare" occorre anche un punto di partenza, e questo punto, ovunque sia, sarà interno, e questo creerà fatalmente una spinta, una pressione, un impulso, uno schiacciamento da dentro (che può essere da sotto o da dietro) a fuori (che può essere verso l'alto o verso il davanti). Pertanto sarà già una conquista notevole giungere a percepire che la voce, qualunque sia la vocale o la sillaba d'attacco, nasce esternamente, senza colpi, senza spinte, ma come se si iniziasse a parlare semplicemente. Questa non è detto sia la condizione finale e ottimale. Pur sentendo la voci fuori, ci può ancora essere un legame, un "cordone ombelicale" con la dimensione interna, con la muscolatura, la fisicità. Il punto di arrivo sarà, con una fiducia davvero straordinaria al proprio fiato, "osservare", "udire" la propria voce nell'ambiente avendo azzerato ogni attività e con la certezza che non è rimasto più alcun residuo di legame con il corpo. Esso è diventato come un tubo inerte, che non interagisce e non collabora in alcun modo alla produzione vocale. L'unica attività sarà di tipo mentale, volitivo. Se questo può essere raggiunto più facilmente in un ambiente familiare, potrà risultare difficile in una sala da concerto con pubblico. L'aspetto emotivo e psicologico gioca un ruolo importante. Prima di tutto, ripeto, fidarsi del proprio fiato educato. Ricordarsi che ogni azione che possa essere attivata per cercare di dare più forza, intensità, timbro, ecc., non potrà che danneggiare il risultato. La calma, la sicurezza di superare ogni ostacolo, avendo conquistata la libertà, saranno i veri cavalli vincenti. Naturalmente, sia ben chiaro, non ci si deve convincere di avere raggiunto questa condizione ma deve essere vero, cioè se ne deve prendere coscienza piena, avvalorata dalle parole del maestro (se lo è veramente).
Faccio ancora qualche precisazione. Qualcuno potrebbe osservare: una volta che la voce è nata fuori dal corpo, rimane staticamente lì? E come la si può modulare dinamicamente?
Consideriamo sempre che le parole sono limitate, insufficienti e anche pericolose, quindi questa argomentazione la tratto come informazione orientativa, ma ricordiamoci che è sempre e solo con l'apprendimento pratico che si può arrivare a comprendere. Il suono nato fuori in genere non necessita di altro perché si "autoalimenta", cioè assume l'aria respiratoria di cui necessita, e niente più, e di cui non ci rendiamo quasi per niente conto. Nella fase avanzata di apprendimento saremo continuamente tentati di risparmiare aria, ci parrà un' "emorragia" di fiato, specie nel centro, dove ci sembra non si debba consumare così tanto fiato. Ma non siamo noi che possiamo razionalmente decidere. E' fondamentale non limitare l'afflusso d'aria, pertanto sempre lasciar scorrere e anzi pensare persino di sprecare più aria del necessario. Seconda cosa: dal momento che il suono nasce esternamente e ci si sposta tra i vari intervalli musicali, che siano ascendenti o discendente, o anche su una stessa nota, su vocali diverse o meno, la sensazione dovrà essere sempre quella di continuare a dar fiato, non fermarsi, non frenare, non diminuire. Sono sensazioni difficili, all'inizio, non ci parrà possibile, ma ricordatevi che è una sensazione illusoria, indotta dal nostro istinto per frenare quelle che per lui è una follia! Dopo poco tempo questa condizione di tubo aperto e vuoto ci apparirà, finalmente, come l'unica possibile e praticabile per cantare esemplarmente (anche perché è l'unica che permette l'annullamento di qualunque scalino o registro). Terza questione: la dinamica, che è prima di tutto una volontà, non è possibile esplicarla, così come l'attacco, in termini di spinta. Se si pensa di intensificare la voce premendo in avanti, è finita, si rientra nei parametri della voce corporea. L'immagine, per quanto io sia contrario alle immagini, che può maggiormente aiutare a chiarire il fenomeno, è quella del palloncino. Se potete immaginare che la voce nata esternamente si traduca in un palloncino, l'aumento e la diminuzione di intensità e volume si traducono in un aumento o diminuzione del volume (guarda caso) di questo palloncino. Quindi non più spinta, ma solo più fiato in una dimensione di maggior AMPIEZZA. Se si pensa di premere, si chiuderanno i condotti. 

2 commenti:

  1. Vorrei condividere questo file

    http://youtu.be/sY79JMv9gdc

    Fabio, Mi sembra molto ben eseguito. Sbaglio?

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  2. beh, insomma... comincia a notare che è tutto forte...

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