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giovedì, gennaio 29, 2015

Il pensiero manifestato

Come può manifestarsi il pensiero? E' un discorso complesso e di difficile condivisione quello della nascita e dello sviluppo del pensiero, attiene a questioni filosofiche, a Credo individuali, a conoscenze più o meno approfondite che possono generare discussioni accese. Non entrerò in merito a queste, non più di tanto, perlomeno. I frutti interiori dell'essere umano sono molteplici: fantasia, intuitività, idee, ingegno, volontà, e molti altri, che attengono a diverse possibilità e modi di impiego. Questi frutti però non sono il pensiero. Il pensiero umano, inteso anche come forza spitiruale, è qualcosa che sta sopra tutto ciò, che governa e crea. Mentre le idee, l'ingegno, la volontà ecc., lasciano perlopiù tracce della loro attività, il pensiero sembra essere distaccato e astratto. In realtà la manifestazione più evidente del pensiero risiede nella nostra attività più frequente, cioè la parola, che non per nulla viene citata come "principio" anche nelle Scritture. La parola, però, almeno come la conosciamo oggi, è una cosa estremamente sommaria, rozza, limitata, con, ovviamente, infinite sfumature, ma che certamente fa fatica a rappresentare la potenza di una conoscenza elevata come è, o dovrebbe essere, quella umana, indipendentemente da quanto sia evidente in un soggetto. Questo perché una manifestazione simile richiederebbe un'energia elevata, che nella quotidianità della vita risulterebbe uno spreco assurdo. Fin dall'antichità alcuni (pochissimi) soggetti furono investiti dalle comunità con "poteri" particolari; ad essi erano demandate le attività di colloquio con gli Enti superiori; potevano essere sommi sacerdoti, ma anche artisti, maghi, sapienti, dottori, ecc. Ciò che li contraddistingueva era la capacità di esercitare un potere particolare, una capacità, ma anche, e direi soprattutto, di utilizzare la parola. In questo senso si crede e si pensa che si tratti soltanto di "manipolare" le parole, cioè usarle in modo fascinoso, avvincente, come è stato per alcuni personaggi noti nel XX Secolo, ma in un lontano passato non era solo questo, ma anche un uso dinamico della voce. Da alcuni studi si apprende che nelle antiche religioni e nelle più antiche lingue, esistevano "potenze" vocali connesse alle parole stesse, al punto che alcune erano riservate ad iniziati in locali strettamente privati, in quanto la potenza espressa da quei termini poteva risultare fatale a soggetti impreparati. Naturalmente ci si può credere o meno; il fatto è che fin dalla notte dei tempi si è assegnata alla parola una potenzialità estrema. Come si possa recupare, almeno in parte questa caratteristica, non è facile neanche da ipotizzare, ma non si può non considerare che sia mediante una disciplina artistica che si possa elevare alla massima altezza la parola sostenuta da una melodia, che non per nulla fu assunta fin dagli albori dell'umanità come elemento distintivo di un potere speciale. Cos'è che conferisce, nella melodia, un potere speciale alla già elevata potenza del verbo? E' il sentimento; potrei dire il sentimento più positivo possibile, cioè l'amore, inteso come opposto a qualsivoglia sofferenza. In passato mi sono trovato a meravigliarmi che in situazioni dolorose, come la perdita di una persona cara, o in uno stato di malessere particolarmente profondo, mi venisse da cantare! Quasi mi veniva da vergognarmi e reprimere questo sfogo, come se il canto volesse esprimere una gioia o comunque una scarsa partecipazione al dolore. Bisogna rendersi conto che il canto non è sempre e solo espressione di una gioia esteriore, di leggerezza, ma, al contrario, è proprio vittoria del pensiero (ammantato dal sentimento d'amore) sul dolore fisico e morale, attinente alla vita contingente, caduca, temporale. La parola espressione del pensiero profondo è flusso nell'eternità, non ha tempo, come la grande Musica.

2 commenti:

  1. Salvo1:59 PM

    Caro Fabio, penso che al momento, questo sia il post più bello che tu abbia mai scritto. Questi concetti, rappresentano per me, che non sono bravo quanto te nello scrivere e nell'esprimere questi pensieri e sentimenti, un fondamento non solo di canto ma di modus vivendi, cioè un sistema di comportamenti fondati principalmente sull' amore, la solidarietà, la tolleranza, la consapevolezza dei propri limiti e quindi anche degli altri. Penso che la strada maestra sia proprio questa: avvicinarsi sempre di più alla mostra vera umanità e quindi alla nostra spiritualità che potenzialmente ha tanto da insegnarci e da farci manifestare.
    Grazie Fabio.

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  2. Ti ringrazio molto. Mi pongo il problema che i discorsi sul canto si consumano, alla fin fine, su discussioni banali e ridicole: si respira con la pancia, si alza la laringe... che noia! C'è molto di più e di molto meglio, c'è la vita, i sentimenti, come hai ben detto. Chi si affaccia su questa finestra del canto, vorrei che non trovasse solo consigli su come superare le difficolte del canto fisicamente inteso, ma l'imbocco di un sentiero più coinvolgente e interessante, che possa aprire altre curiosità e altre voglie di informazione, cultura, conoscenze. Non sono all'altezza di proporre in prima persona discorsi molto elevati, ma vorrei umilmente fungere da stimolo affinché le persone che vengono a leggere, se non lo hanno già fatto da sole, siano indotte a ricerche e riflessioni che abbiano il canto al centro, ma si dilatino il più possibile intorno alla sfera umana. Cari saluti

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