Translate

martedì, febbraio 17, 2015

I parallelismi divergenti

Andò molto di moda, parecchi anni fa, una frase attribuita a non ricordo più qual politico, che inventò il paradosso delle parallele convergenti, per giustificare avvicinamenti, ma non troppo, tra opposti schieramenti politici. Ciò di cui tratterò è di ben diversa natura.
Consideriamo un suono "normale" prodotto da una persona che non ha studiato canto, senza velleità di grandezza, diciamo un suono da canzonetta "casalinga". Questo poniamolo come suono 'base', perlomeno concettuale, di chiunque. Noi sappiamo che quel suono richiede un minimo di alimentazione respiratoria, cui la persona neanche pensa, non si preoccupa. Mettiamo, poi, che quella stessa persona, o chiunque altro, si metta in testa di voler cantare qualcosa di molto più impegnativo, una canzone napoletana classica - quelle che cantavano anche celebri tenori - una romanza da camera o addirittura un'aria d'opera. Quale sarà il concetto che applicherà? Che dovrà dare più forza. Non ci pensa che un suono più robusto richiede più fiato, ma il suo istinto suggerisce che necessiti più FORZA, e la forza si produce con maggiore SPINTA. Il risultato sarà rovinoso. Tra gli apparati si perde ogni relazione di equilibrio, la gola si stringerà (effetto valvolare causato della spinta), il suono diventerà più forte, ma di qualità pessima (tendenza al grido). Fin qui credo ci ritroviamo tutti. Se il tizio va da uno dei tanti insegnanti di canto, questi cosa dirà e farà fare? Un po' di ciance e poi gli farà fare esercizi di respirazione, dicendo che per sviluppare potenza ed estensione ci vuole PIU' FIATO, dopodiché dirà che ci vuole PIU' APPOGGIO, con ulteriori ciarle in tal senso, e magari esercizi atti alla bisogna (spingi sulla pancia, allarga la schiena, premi sulla laringe, e diavolerie simili). Non entrerò troppo nel merito, ma pongo una domanda: in che proporzione si dovrà sviluppare la quantità respiratoria relativamente al tipo di suono che intendo produrre? Cioè se voglio un suono grande avrò bisogno di tantissima aria, se mi accontento di suoni modesti mi basterà poca aria? Quindi c'è una crescita parallela tra potenza del suono e quantità di fiato? Ho già fatto notare in passato che l'elevata quantità di fiato concerne molte persone, anche per motivi professionali, come gli sportivi, il che non produce automaticamente vocalità interessanti. A questo si replica che non basta la quantità ma ci vuole l'appoggio. E allora giù a spingere. Questo dà risultati di sonorità rimbombanti, ma di qualità il più delle volte modeste, con frequentissime ricadute patologiche sulla voce stessa. Da questo si dovrebbe capire che l'arte del canto sta da un'altra parte. In realtà è già erroneo il pensiero di un vero parallelismo tra suono e quantità di fiato. O meglio! Detta così può essere giusta, ma per parlare di arte del canto non dobbiamo più parlare di "suono" ma di voce, o meglio di vocali. Il 'suono' può anche crescere al crescere del fiato, ma la sua qualità diminuirà progressivamente, perché si accresceranno le componenti fibrose muscolari; viceversa la vocale, laddove la vocale è giusto si formi, cioè fuori dalla bocca, nell'acustica esterna al corpo, richiederà un'alimentazione di modesta quantità (avere molto fiato riguarderà tutt'al più la necessità di sostenere lunghe frasi), ma di elevatissima qualità (potremmo definirla energia, che però non è nemmeno pressione). Quando le relazioni tra gli apparati si riporteranno alla perfetta coerenza, che sono quelle relazioni che esistono già nel parlato comune, il canto che scaturirà sarà il più sonoro che l'uomo possa produrre, senza patologie, senza sforzi, con tutta la gamma dinamica possibile, con tutte le sfumature di colore, di accento, di dizione. Ogni più piccola spinta, produce automaticamente chiusura della glottide (non totale, naturalmente, ma anche quando appena accennata, già spezza ogni legame relazionale tra le parti) e mancato innesco di quegli automatismi energetici che danno al fiato-suono la possibilità di liberarsi in quella scintilla incandescende che nello spazio acustico esterno diventa esplosiva. Naturalmente ne consegue che, per parallelismo, anche il "suono" interno dovrà essere modesto. E questo crea un grave problema psicologico, perché la persona che si aspetta un rimbombo interno, per avere grande voce, rimarrà delusa e contrariata, e non cederà, continuerà a spingere e a forzare e ci vorrà tutta la pazienza dell'insegnante, grazie soprattutto all'esempio, per fargli pian piano ridurre queste forze malevoli, e condurlo a intuire che è il piccolo suono quello che produce il grande canto (in tutti i sensi).

1 commento:

  1. Caro Fabio, penso che siamo alle solite....
    Secondo me, in primis, se fossi io insegnante, per la mia pur modesta esperienza, inizierei ad educare i miei allievi all'ascolto. Togliere dalla mente tutto ciò che è roboante, rumoroso, "potente", è un lavoro di "sgrassaggio" molto impegnativo.... l'allievo ha "memorizzato" e quindi percepisce e concepisce il suono per come viene proposto ed attuato in qualsiasi canale informativo. IL suono piccolo, torniamo sempre a monte, viene da una pronuncia corretta ed il fiato, che ha la sua giusta rilevanza, ha spesso un'importanza spropositata. Ieri sentivo di un allieva a cui è stato consigliato di fare più fiato ed appoggio, stendendosi sul pavimento ad "ansimare"....
    Io ho capito la mia voce quando l'ho esteriorizzata, quando ho capito che alla base ci deve essere la consapevolezza che i suoni grossi, pomposi, non servono a nulla... anzi scusa il termine sono "cacca".... vanno estirpati mentalmente, cancellati, resettati e credimi, almeno per me che ho tra l'altro una voce "naturalmente" impostata, è stato un bel lavoro. All'inizio e per diverso tempo davo comunque molta importanza a sentirmi come sentivo gli "altri" e nessuno mi diceva che in effetti stravolgevo l'equilibrio, davo più fiato, mi strozzavo per tanto fiato e siccome la fibra muscolare era ed è ottima, sopportavo quella fatica immane.... suono potente, forzato, roboante, allora sei baritono....
    Sentissi adesso la mia voce, è proprio un'altra. Nasce dal piccolo e come un fiume può correre ed amplificarsi, viaggiare, sognare ed è una sensazione unica.
    Bisogna ricercare la propria voce, fare un lavoro introspettivo, conoscersi e togliersi dalla mente tutti gli assurdi stereotipi. Pronuncia, lavoro, disciplina, umiltà, unità, fiato, tutte cose che adesso comprendo e cerco di applicare non riuscendoci sempre purtroppo.... ma certamente una tecnica acquisita ti permette di ovviare a momenti non ottimali di salute fisica. Bellissimo anche il post precedente che credo non abbia bisogno di ulteriori commenti, Ancora una volta grazie!

    RispondiElimina