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sabato, febbraio 28, 2015

Il livello percettivo

Quando un evento sonoro viene percepito dai sensi di un uomo, può provocare: indifferenza, riflessi istintivi, sentimenti. Un rumore, quindi una vibrazione irregolare, perlopiù agisce sul livello istintivo (basso). In natura non ci sono suoni, ma rumori (per quanto possano essere piacevoli) e il nostro sistema limbico ne conserva molti in memoria perché a questi reagisce, in modo differenziato: timore, attenzione, aiuto, terrore, pericolo, piacere, ecc. Queste sono le EMOZIONI, che pertanto sono da riconoscere come pulsioni che portano ad agire e talvolta sviluppano anche emissioni chimiche, condizionamenti e notevoli variazioni cardiorespiratorie. I rumori sono fenomeni fisici che impattano col corpo e non si relazionano con la nostra sfera artistica e sentimentale, cioè la nostra coscienza non può RIDURLI a unità, non sono correlazionabili. Il suono, invece, vibrazione regolare di corpi elastici, agisce maggiormente sul livello spirituale (alto). E' una condizione propria dell'uomo; solo l'uomo può generare suoni e solo l'uomo può goderne. I suoni POSSONO agire sulla sfera dei SENTIMENTI (ma non è detto; anch'essi si basano su una massa vibratoria fisica e dunque possono essere accolti alla stregua dei rumori, cioè dal nostro livello percettivo "basso", e non è detto che possano correlazionarsi tra loro, anche se la coscienza ci prova sempre). Il singolo suono non può dar adito a MUSICA, ma egualmente può interagire con la nostra sfera sentimentale, al suo livello più elementare, quindi potremo definire un suono "bello" o "brutto" o una qualunque sfumatura intermedia e si può anche attivare una modesta attività affettiva. Più note possono formare melodie, temi, frasi, e queste possono DAR VITA a organismi sonori che in determinate condizioni possono diventare musica. In ogni modo quando si formano frasi composte da diversi intervalli musicali, noi possiamo avere nuovamente: indifferenza, sentimenti positivi o negativi semplici (bello - brutto) oppure una vasta gamma di sentimenti più profondi e complessi. Eventi formati da soli rumori "piacevoli" non possono rientrare nel novero di fenomeni musicali; possono solo provocare piacere esteriore, interesse ed emozioni primitive, sia per il livello ritmico che per le differenziazioni timbriche (o per le acrobazie dell'esecutore). Il ritmo è già una condizione propria dell'uomo, a livello primitivo e infantile, e infatti nella sua componente più elementare, cioè svolta con sole percussioni, agisce fortemente sul sistema istintivo, e può generare anche forti emozioni (pensiamo a complessi assoli di batteria), ma si rimane a un livello di relazioni molto basso, molto individuale. La melodia costituisce un piano più elevato, diciamo adulto o maturo, più evoluto, dove si instaura una relazione tra i vari suoni e, forse, tra l'inizio e la fine (se breve). Pur nella sua maggior evoluzione, è ancora un tipo di attività fortemente individuale, e riguarda, nella crescita dell'uomo (cioè proprio il passaggio da bambini a ragazzi), la scoperta dell'io. Dalla sovrapposizione di melodie alla necessità di sostenere il canto, si è poi sviluppata l'ARMONIA, che è la scoperta dell'uomo SOCIALE, delle reti comunicative e affettive, e rappresenta il grado più alto di elaborazione. Quando si mettono insieme questi tre piani, ritmo, melodia e armonia, si ampliano a dismisura le possibilità di relazione tra questi elementi, cioè si crea una complessità non da poco, tant'è vero che moltissime persone, pur in presenza di brani complessi, si limitano a una percezione e validazione della sola melodia principale o di brevi melodie che si presentano nel corso del brano, spesso persino incompletamente. Questo per fornire un quadro della situazione. Si può avere musica solo nel momento in cui si mettono in relazione i fenomeni e si ha la possibilità di unificare un intero brano, il che può già costituire un grosso problema per brani di poche battute, figuriamoci intere opere o sinfonie! Il problema è costituito dalla incapacità degli esecutori di riconoscere il percorso che porta a questo risultato, per cui la molteplicità degli eventi... resta tale! Tornando al tema iniziale e spostandoci sull'argomento canto, noi dobbiamo riconoscere che il canto può essere costituito da suono puro, ovvero da suono più rumore. Quando le condizioni fisio-anatomiche non si dispongono in modo tale da favorire la produzione di suoni puri, si hanno vibrazioni, oltre che delle corde vocali, anche di altri elementi muscolari, che non essendo preposti alla produzione di suoni, producono rumori. Il rumore più diffuso è quello che si definisce "gutturale", cioè il classico ingolamento. Anche le risonanze nasali producono rumori e tante altre possono essere le cause. Semmai la enorme difficoltà sta proprio nell'escludere queste impurità che inquinano il suono vocale più magico ed elevato. Qui, però, arriviamo agli aspetti su cui riflettere. Questi "rumori", per cui già anni fa in questo blog scrivevo "tanto rumor per nulla", che tanto fastidio arrecano a chi ha questa idea artistica del canto, a molte persone piacciono e addirittura si generano senso di smarrimento e "vuoto" quando non ci sono. E torniamo dunque a quanto ho premesso: il rumore può generare emozioni, quindi, a meno di voci poco gradevoli in sé, spesso anche la voce compromessa da gravi interferenze muscolari può dar luogo a sensazioni che alcuni recepiscono come piacevoli, perché comunque smuovono i nostri sensi primitivi e possono persino produrre adrenalina e altre sostanze per cui le persone provano sensazioni in qualche modo positive (non necessariamente piacevoli, ma sappiamo che spesso le persone si procurano dolore o comunque stati non gioiosi per "sentirsi vivi"). Si tratta, in definitiva, di una questione evolutiva, per cui ci saranno sempre una quantità non indifferente di persone più interessate agli "ZUMP ZUMP ZUMP" con lo stereo "a palla" che fa sobbalzare pavimenti e automobili, che a raffinate melodie, così come ci saranno persone più interessate agli "urli da cappone sgozzato", come diceva Rossini già due secoli fa, che non le purezze e le acrobazie dinamiche di cantanti che hanno profuso anni di studio e approfondimento per far progredire l'umanità. Ma è necessario e bisogna insistere in questa direzione, ne avremo tutti un giovamento e non è il caso di piangersi addosso e lamentarsi. Ognuno ha il proprio posto e deve occuparlo dignitosamente, ed è inutile fare guerre; meglio dimostrare con il buon esempio; forse da questa parte c'è più speranza; con la lotta - lo dimostra l'inutile lotta contro l'istinto che i cantanti involontariamente mettono in atto per cercare di cantare - si stimola solo la reazione.

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