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venerdì, febbraio 06, 2015

La coerenza

Ho in diversi momenti di questa lunga teoria di scritti fatto riferimento a concetti quali "sintonia" o "allineamento" per indicare un tipo di relazione che si instaura tra le parti componenti l'apparato respiratorio-vocale nel parlato spontaneo e che il canto esemplare pone come obiettivo della propria attività artistica. In altri scritti ho parlato invece di coerenza riferendomi alla conoscenza, alla coscienza che deve possedere il maestro e il cantante artista nei riguardi di tutta la disciplina. Non avevo colto, forse, che usavo termini diversi per indicare uno stesso concetto, per cui ritengo ora di emendare questa svista e richiamare più correttamente quest'ultimo termine anche nell'ottica di ciò che deve succedere a livello fisico affinché si possa parlare di un grande canto d'arte.
Il termine coerenza è molto usato in linguistica per parlare di fenomeni legati al linguaggio, non tutti ancor oggi pienamente spiegabili scientificamente (ma guarda!...). Una volta che si è imparato a parlare (poi anche a leggere) noi usiamo espressioni di cui cogliamo il contesto e per le quali ci bastano alcuni termini anche non consecutivi per comprendere il messaggio complessivo. Come si vede siamo sempre a quell'unità che è il fondamento di ogni discorso in questo blog. Naturalmente ciò non funziona sempre; non funziona quando il messaggio riguarda qualcosa di desueto, poco noto, dicorsi più complessi, argomenti nuovi. Se un insegnante non parla con chiarezza, il suo insegnamento sarà fallace perché l'impegno di chi ascolta, già teso dal dover mettere in relazione concetti non usuali, magari anche termini nuovi, si infrangerà contro la difficoltà di percepire una verbalizzazione poco fluida, se non scorretta. Purtroppo anche piccoli ma insistenti problemi possono diventare ostacoli: il dire insistemente "eeehm", lo schiarirsi frequentemente la voce, l'incespicare su qualche parola un po' più difficile, perdere il filo, ecc. possono diventare per alcuni problemi insormontabili per apprendere. Il rischio è sempre lo stesso: mancanza di coerenza. Naturalmente in questo esempio non si tratta di una coerenza relativa al discorso, ammettendo che l'oratore conosca a menadito il contenuto di ciò che deve insegnare, ma di tipo discorsivo e fisico, anche se spesso questi generi di disturbi nascono da insicurezze o non totale assimilazione. Ciò che mi sembra fondamentale nell'uso del termine coerenza è la possibilità di utilizzarlo per figurare l'aspetto artistico, sonoro, linguistico, contenutistico, fisico-muscolare, respiratorio e il paradigma concettuale di ciò che sto cantando, nonché della conoscenza che sta a monte.
Le carenze in questo mondo lirico si può dire, senza necessariamente voler fare una noiosa lagnanza, partano dagli elementi più piccoli, figuriamoci quando si vuol arrivare al grande UNO! Se noi prendiamo una qualunque aria d'opera, sì, molti sanno grosso modo di cosa parla, ma ben pochi, credo, l'abbiano approfondita e portata a coscienza come unità di contenuto; comprese, cioè, tutte le parole, le quali peraltro sono parti che non costituiscono l'unità semplicemente sommandole. E' la nostra coscienza che riuscirà a unificare se ha compreso il senso più profondo di intere frasi e di più frasi (contesto generale). A questo poi si dovrà unire il processo musicale, che è di nuovo un bell'impegno! Questo poi riguarda, per molto tempo, due tipi di percorso, quello musicale interiore e quello esecutivo-fisico. Purtroppo solo pochi hanno la dote innata di riuscire a mantenere coerenza nell'esecuzione, cioè dire ciò che va detto dando ragione del contenuto semantico complessivo e all'autore musicale che ha cercato di dar luce a quel testo mediante un tessuto melodico-armonico-strumentale. E' chiaro che per chi apprende tutti questi criteri sono troppo difficili da tener presenti contemporaneamente, ma questo è un punto di vista "piccolo", cioè un ragionamento "ragionieristico", che messo in questi termini diventa insolubile, perché necessiterebbe un impegno mentale enorme. Ecco che la coerenza ci viene in soccorso, perché essa può essere solo il frutto di una mente più ampia, aperta, che viene dal profondo e da lontano, e ci appartiene. Invece di pensare alla complessità di mettere assieme parole, musica, "tecnica", inglobiamo il tutto cercando di vedere questo brano come una sfera in cui tutto circola senza colpi, senza spigoli, con il giusto spazio di respiro, senza ansia. E' chiaro e logico che è un obiettivo a lungo, anche lunghissimo termine, ma non dobbiamo pensare che "poi" si farà, quando si saranno acquisite le varie competenze, perché, come ho già detto, non si deve ragionare in termini sommatori, cioè che prima si conquista una cosa, poi un'altra, ecc. e poi le si mette insieme, ma prima iniziamo a vivere i brani come unità prima si raggiungerà una esecuzione di pregio, considerando, ripeto anche questo, che non è una conquista dall'esterno, ma è il semplice (!!) impiego di qualcosa che è in noi e che ci contraddistingue, quindi semmai dovrebbe essere molto meno normale separare, spezzare, procedere incostantemente. Eppure è così, e il motivo qual è? Che in realtà non si comprende, ciò che eseguiamo resta in superficie, non conosciamo veramente il testo, non comprendiamo la musica, ci accontentiamo di un effetto "piacevole" che ci accarezza, e non riusciamo a collegare con la voce questi aspetti, per cui rimaniamo con tre pezzi malamente inchiodati tra di loro ma incoerenti, che non possono creare un'unità inseparabile. Dunque la soluzione è cercare di dar vita al fenomeno canto, pur studiando separatamente le varie discipline in alcuni momenti, cercando quella fiamma, quell'alito di vita che solo può animare una forma (in questo caso una vibrazione fisica) in sé priva di qualsivoglia qualità. Quindi dobbiamo riflettere sul fatto che solo noi siamo in grado di fornire vita a ciò che creiamo con la nostra fantasia, e che non dobbiamo accomodarci nell'accademismo, nella routine e nelle frasi fatte, ma in ogni apprendimento cercare una coerenza, non dare per scontato che chi ci insegna ci dica la verità, ma che stia semplicemente ripetendo frasi fatte. Fate di questo termine la vostra parola d'ordine, e richiedetela a chi si propone di insegnarvi.

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