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giovedì, marzo 12, 2015

La proiezione

Si parla spesso di "proiezione", ma il sottinteso - malinteso - è che si dovrebbe "mandare" il "suono" in qualche posto, il che sottintende un secondo e un terzo errore, cioè l'oggettivazione della voce, quindi lo scambio tra suono e vocale e infine la "spinta" o schiacciamento del suono per proiettarlo. Le parole si basano sulle vocali, le quali si possono SOLAMENTE formare fuori di noi. Qualunque vocale nata all'interno dello spazio orale (o addirittura oro-faringeo), anche solo pochi millimetri interiormente, non è vocale pura, quindi inquinata, falsa; internamente si forma solo suono, il quale, bello quanto si vuole, è privo delle qualità musicali proprie dell'essere umano evoluto. In secondo luogo la voce, con queste caratteristiche, è tutt'uno con l'essere che l'ha creata, quindi non è "oggetto", ma fa parte del soggetto. La voce sono io. In terzo luogo la proiezione non deve giammai essere intesa come qualcosa (che già sottintende l'erronea oggettivazione) che va mandato in qualche posto, ma si proietta come un'ombra, quindi senza alcuna materialità. Il nostro pensiero è illuminazione, luce, dunque quale miglior metafora della luce che proietta nello spazio circostante la nostra purissima parola? Questo pensiero non può che cancellare qualunque traccia di materia e di azione meccanico-muscolare.

4 commenti:

  1. Salvo2:04 PM

    Il nostro pensiero non è materia.... quindi la domanda è: il canto può trasformarsi in qualcosa di immateriale, cioè luce, radiazione....?
    Sì. Per per mettere che ciò accada dobbiamo partire dal pensiero (immateriale e lo sappiamo) che diventa parola ( che però è materiale) che diventa "energia sonora"... "energia cantica" (si può dire???)
    Il primo passo è trasformare la parola in pensiero..... e quindi in energia intoccabile, che non ha peso, ma c'è! La stessa parola trasformata diventa così eterea, trascendentale da risuonare eternamente nel vuoto..... cioè è lì anche se non canti.....

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  2. Ribaltiamo il ragionamento: il nostro pensiero non è materia, che diventa parola (restando in quanto tale immateriale), la quale si serve di un "cuscino" d'aria sonora che ha una debolissima materialità. Ciò che rovina tutto è da un lato quel po' di suono che dobbiamo produrre, che genera reazioni e incomprensioni da parte del nostro corpo, dall'altro, come al solito, la nostra fretta e la nostra necessità (?) di costruire e complicare le cose, le quali mandano in crisi questo sensibile e sottile equilibrio. La meta, già contenuta nell'inizio, sarà pronuncia immateriale (che è essa stessa energia), solo volontà, libera sulla punta di un fiato sonoro. Non c'è niente da trasformare, è già così, dobbiamo però eliminare impurità e forze oppositrici; questo è il duro e lungo lavoro.

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  3. Salvo5:47 PM

    Però in un certo senso, almeno per me, per setacciare ed equilibrare ho dovuto iniziare dal parlato e quindi dalal pronuncia e mi è servito tantissimo "trasformare" questa pronuncia in maniera libera senza ostacoli.... forse dico la stessa cosa che dici te... ;-) l'ho sempre detto che non sono troppo bravo a spiegarmi ...

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    1. Certamente, e anch'io ho ripreso lo studio dal parlato, quel che voglio dire è che prima ci mettiamo nella traiettoria di considerare il parlato non materiale ma semplice proiezione eterica del pensiero, prima riusciremo a demolire il supporto meccanico che tendiamo a costruirci attorno, e che guasta il giusto funzionamento.

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