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giovedì, luglio 23, 2015

L'enfant prodige

Regolarmente sui social network appaiono filmati di ragazzini e persino bambini impegnati in attività musicali (anche di altro tipo, ma qui parliamo di quelle che in qualche modo ci riguardano) che colpiscono per la notevole efficacia esecutiva. Talvolta anch'io resto colpito positivamente, in altri casi, come quelli riguardanti il canto, no, perché noto il ricorso a sforzi considerevoli che non possono che portare a effetti deleteri sulla salute vocale. Mi sono soffermato un po' a riflettere su questa tematica e ne riporto alcune considerazioni. La cosa, come ben sappiamo, non riguarda solo l'attualità, ma si è consolidata nel tempo; è noto come Mozart, Rossini, Mendelssohn siano stati fanciulli prodigio, ma anche Maazel nella direzione d'orchestra, ad esempio, e altri in diversi strumenti. Un po' meno noti sono i cantanti che hanno iniziato ad esibirsi in giovanissima età. Nei casi sopracitati c'era quasi sempre una motivazione economica; i genitori, se non poveri certamente non benestanti, sperano che facendo esibire i bambini possano trarne guadagni di un certo rilievo; così fu sicuramente per Mozart, ma molti altri ve ne furono; il suo nome è particolarmente noto perché è uno dei pochi che al prodigio infantile ha fatto seguire una maturità di altissimo profilo. Quindi possiamo parlare nella maggior parte dei casi di un autentico sfruttamento da parte dei genitori delle virtù di un bambino, che può quasi essere assimilato a un fenomeno "da baraccone". In effetti nella maggior parte dei casi noi assistiamo a bambini che riescono a suonare brani solitamente riservati a persone perlomeno adolescenti, già in possesso di una tecnica strumentale con alle spalle un certo numero di anni di studio. Il più delle volte le esecuzioni non sono accettabili nè sul piano stilistico né su un piano di autentica libertà tecnica, però il fatto che molte persone, anche con anni alle spalle, siano in grave difficoltà rispetto a quei brani, suscita quell'invidia che esalta il piccolo esecutore. Non c'è molto altro da aggiungere; non vi è alcuna motivazione né alcun senso nell'esaltare le "gesta" degli enfants prodige, perché superata la fase infantile, anche loro entreranno nel mondo dei grandi e dovranno confrontarsi con tutti i problemi connessi, tant'è vero che la stragrande maggioranza si perde. L'inizio precoce sicuramente assicura alcuni vantaggi, perché iniziando molto presto a muovere le mani in un certo modo, è quasi certo che rimarrà per sempre elasticità e scioltezza. Nel caso del canto, invece, ci sono aspetti un po' diversi, perché essendo lo strumento umano a essere impiegato, viene meno l'elemento di raffronto; un pianoforte, ad esempio, è sempre quello, che lo suoni un bambino o un adulto; fa impressione vedere un ometto con le mani ancora piuttosto minute riuscire a eseguire brani che invece richiederebbero arti ben più sviluppati; il risultato, se venisse ascoltato oltre un tendone, sarebbe giudicato alla stessa stregua rispetto a un adulto. Nel canto no, perché la voce del bambino è subito riconoscibile e certamente può suscitare diverse impressioni, non tanto perché ad eseguire è un fanciullo, ma perché la voce ha caratteri decisamente diversi, cioè porta con sé aspetti emotivi e psicologici decisamente diversi, che confrontandosi con il vissuto e i criteri d'ascolto dei fruitori, creano condizioni di emotività molto viva, eccitando quelle corde di sensibilità di quel mondo interiore che ci appartiene, benché solitamente ben celato. Il grave problema, cui accennavo all'inizio, è il fatto che bambini e ragazzini oggi non li si vuol fare più esibire in quanto tali, ma in quanto "piccoli... artisti", cioè sciommiottando (è proprio il caso di dirlo) cantanti di successo. In primo luogo l'imitazione è negativa, a meno di un tipo di spettacolo a sfondo satirico-ironico, in secondo luogo c'è sempre da individuare uno sforzo che può compromettere la vocalità, in terzo luogo, finito il periodo infantile o giovanile, saprà il soggetto superare questa fase e riascquistare una propria personalità? Ma la malattia è sempre la stessa (spesso più dei genitori che dei figli, vedi il film "bellissima" con la Magnani): apparire, guadagnare, avere successo, egocentrarsi. Purtroppo siamo anche avvolti da una macchina infernale che stimola e alimenta simili comportamenti e anzi li incentiva e li consacra con barbaro cinismo. Se, dopo decenni, siamo giunti ad avere sui pacchetti delle sigarette "nuoce gravemente alla salute", che credo non abbia smosso un bel niente nelle coscienze, tant'è vero che credo il consumo di tabacco sia aumentato, e questo sempre a riprova che le parole da sole non smuovono quasi niente, non sarebbe anche giusto far presente che determinate forme di spettacolo possono nuocere alla salute mentale, psicologica, dei nostri giovani? L'eventuale esibizione, cioè la consacrazione plaudente di un pubblico, che in genere nulla sa, si limita a manifestare rumorosamente consenso per il solo fatto che c'è un bambino che balla o suona o canta, può anche essere un fatto positivo, ma a valle di un percorso, e qui rientriamo nel fondamentale discorso sull'essere. Se chi mi sta attorno mi esalta per il solo fatto di essere, in virtù di niente, il risultato sarà una straordinaria esaltazione dell'ego; viceversa se quella manifestazione plaude un momento formativo, ciò che si premia è l'impegno, la crescita, il comportamento, cioè fattori che smontano l'autoreferenzialità e l'esaltazione di sé. E' un discorso da genitori e da insegnanti "adulti", più che dei bambini, che non possono che assorbire dall'ambiente circostante le modalità di crescita.

1 commento:

  1. Viviamo un'epoca di profonda decadenza. I bambini possono cantare sì, da soprani o da contralti, con la voce di testa. Così è sempre stato, e così non può che essere, solo così. Tutti un tempo iniziavano così, lo stesso Schipa fu notato come voce bianca da fanciullo, nel coro della sua parrocchia. Bach si guadagnava da vivere, orfano, cantando come soprano durante le funzioni religiose. Già sopporto poco i cori del tipo zecchino d'oro, che non sono cori artistici, dal momento che la vocalità è tutta sbraitata di petto e poi fanno uso del microfono, tomba della musica. Ma perlomeno sono ancora cori di bambini che fanno i bambini e non si atteggiano da grandi. Ma la moda di far cantare ai bambini lo sterco pop degli adulti, con pose finte da pseudo divi, è pura spazzatura, una delle peggiori manifestazioni della depravazione del nostro tempo.

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