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domenica, luglio 12, 2015

Snobismo e gossip

Insegnare musica, parlo soprattutto a livello di scuola comune, significa prima di tutto far affezionare i bambini o ragazzi all'opera d'arte in sé (e vale per tutte le arti). E come si fa?? E già... è molto più facile parlare della vita dell'autore (nato a, morto il, il padre era, la madre fu, gli studi..., pubblicò questo e quell'altro...) che non cercare di comprendere le ragioni per cui un certo brano o opera è ancora amata da milioni di persone a distanza di secoli. Per contro oggi abbiamo intere classi di persone che non hanno alcunissimo interesse per nessuna arte e spesso e volentieri sono persino indotti a odiarla o comunque non considerarla, non di rado sbeffeggiarla. Gli insegnanti sono radicalmente responsabili di questa situazione, e lo è la scuola nel suo insieme. Imparare a memoria le poesie, saperne fare la versione in prosa, saper spiegare le metafore, ecc., sono tutte cose anche giuste, ma si rimane lontani dall'obiettivo fondamentale, cioè far sì che la poesia CI PIACCIA! cioè che ne comprendiamo la bellezza, la verità, il fascino. E se è difficile per una poesia o una pagina di letteratura, che comunque giocano sulle parole, cose della nostra quotidianità, figuriamoci cosa avviene con le immagini, che già sono su un piano più astratto (e se può essere abbastanza fruibile in ritratti e paesaggi, lo è enormemente meno in immagini sacre e simboliche, lasciando da parte tutto il contemporaneo), figuriamoci con la musica, che è formata da suoni, cioè vibrazioni senza alcun significato apparente. Gli insegnanti in genere non sanno un bel niente di tutta questa poetica musicale, e quel che è peggio, e anche qui l'accomuniamo alle altre arti, l'opera d'arte è tale... perchè sì!! è così, è un dogma, l'hanno deciso "quelli che sanno". Non c'è niente di peggio, specie per i giovani, avere delle imposizioni. C'è lo spirito di ribellione, l'anelito alla libertà, per cui se si vogliono far loro piacere certe opera, un certo stile, ecc., non c'è nulla di peggio che l'imposizione: ne nascerà subito una contrarietà. Alcuni insegnanti ottengono buoni risultati perché mettono davanti a tutto la propria passione sincera, e anche se non hanno gli strumenti comunicativi idonei, riescono a far breccia negli animi perché non impongono, ma trasfondono la propria passione. La passione è ottima cosa, ma non è certo un metodo sperare di capitare con un insegnante appassionato! Alcuni poi già da tempo hanno abiurato a insegnare la musica; fanno cantare canzoncine o i brani preferiti dagli allievi o solo ascoltarle o vedere i video, fare ricerche in merito... beh, tutto sommato sarei più concorde con questa linea, che non crea danni. Alcuni invece sono "talebani": "devono conoscere gli autori, il linguaggio e le forme". Per farne cosa? Ci si ostina a ritenere che questa sia "cultura" e che non si debba prescindere dall'insegnarla. Ma il problema non è insegnarla, ma APPRENDERLA! si pensa forse che chi è interessato non trovi i mezzi per saper tutto? Io a 12 anni sapevo tutto di Le Corbusier, Wright, Aalto, Neutra, e poco dopo sapevo tutto di storia dell'architettura anche più antica, perché avevo una passione sfrenata per quell'arte e non solo nessuno me ne aveva mai parlato a scuola o a casa, ma si opponevano pure a questo mio interessamento fuori dagli schemi (lo stesso avverrà successivamente per la musica). Quindi il compito dell'insegnante è svegliare quella cellula che c'è in ognuno e che permetterà di riconoscere il bello, il grande di ogni opera d'arte, e per farlo non bisogna essere accademici e nozionistici, ma osservatori. La cultura accademica genera snobismo da parte di chi si imbottisce di dati, la qual cosa spesso e volentieri genera gossip. Tempo fa leggevo il libro di Quirino Principe su Mahler. Magnifico sicuramente, ma... è davvero così importante sapere il suo taglio di capelli o il tipo di occhiali che portava? E arrivare pure a sapere quanti e di che qualità erano i suoi rapporti sessuali con Alma? Io mi chiedo (ma non me lo chiedo, in realtà) come abbia potuto saperlo, ma ritengo tutta una serie di commenti decisamente superflui e anzi mortificanti l'opera complessiva. Non voglio fare una dura critica a Giorgio Gualerzi, decano dei critici vociologi italiani (che è già di per sé una dura critica!!) e a cui debbo la pubblicazione di un libro sulla vita teatrale astigiana, ma ho sempre trovato piuttosto fastidioso che accanto a interessanti notizie sui cantanti, la cui notorietà spesso si deve proprio alla sua ricerca (e a quella del forse anche più bravo ma più schivo Carlo Marinelli Roscioni) abbia sempre posto commenti su amanti e intrallazzi vari. Spesso tali commenti (il che vale ancor di più per compositori e direttori d'orchestra) hanno portato discredito che poco c'entra con la creatività e la qualità delle opere da loro diffuse.

6 commenti:

  1. Non posso che condividere ogni sillaba. Cultura, cultura... mi dà la nausea ormai questa parola. Del resto c'è gente che va teatro perché in cerca di "cultura", come se glielo avesse ordinato il medico, secondo una concezione museale di quanto a teatro si rappresenta. Si perde di vista il senso ultimo e autentico del fare e ascoltare musica.

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    1. Giusto, la concezione "museale"... molti vanno al museo proprio come se l'avesse ordinato il medico: "un bel soggiorno ristoratore al Louvre!!"... e la cosa cozza ancor di più se pensiamo che i più "museali" sono coloro che vanno a teatro o a concerto a sentire/vedere opere contemporanee di cui non si capisce un'emerita H ! Ma se provi a dirlo, sei tu che non capisci niente. E va bene, del resto ci vuole un po' di interessamento anche per certa spazzatura, altrimenti si rischia veramente la chiusura.

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    2. Ah già! Mi ero dimenticato della "musica" contemporanea... mi sovviene un episodio del Liceo, una gita a Parigi all'ultimo anno. Eravamo al centro Pompidou ad ammirare degli orinatoi esposti in teche di vetro come "opere d'arte", e un'insegnante in estasi intercalava le parole della guida con frasi del tipo "vi serve tanto distaccarvi dall'arte classica"...

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    3. e certo, distaccarsi da quella per arrivare dove? già ci provarono i futuristi, ma non andarono molto lontano...

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  2. Fabio grazie ancora di questi stupendi post.
    Un'osservazione che è fuori contesto, credo: ma perchè continuo a vedere in teatro così pochi giovani, ragazzi e persone "vere" e al contrario c'è sempre e quasi soltanto la "solita" gente affettata?

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    1. ci sono più risposte. Intanto non credo sia del tutto vero, si sono spostati gli interessi; se vai a un'opera barocca credo che di giovani ne troveresti di più; ma la questione è: come mai? capiscono di più quella musica che non quella dell'8/900? non credo, è questione di "estetica", di gusti "sociali" ed esteriori, ma anche di reazione. Le passate generazioni si sono affezionate all'opera quindi la evitano in buona parte perché automaticamente sa di vecchio. Comunque il nocciolo della questione è che non si sa più che sia la musica e come la si faccia, dunque è tutto un minestrone in cui ci azzuppano soprattutto coloro che vogliono guadagnarci con dischi, lezioni, agenzie, ecc. Questo giustifica, ahimé, la presenza delle persone finte che tu noti.

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