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venerdì, dicembre 25, 2015

Ausili contrapposti

Sotto un certo profilo può sembrare, anche avvalorato da alcuni post presenti in questo blog, che la consontante sia comunque e sempre subordinata alla vocale; del resto in quasi tutti gli scritti sul canto si parla del canto "sulle vocali" e del primato della lingua italiana per la maggior presenza di vocali. Direi che su tutto questo è bene fare chiarezza e anche un po' di tara. Intanto mi piacerebbe sapere cosa intendono alcuni quando puntano il dito verso certi insegnanti che, a loro dire, insegnano "sulle consonanti". Ho sentito diverse volte questa frase, ma non ho mai capito cosa volesse dire. Credo che anche Celletti l'abbia scritto in passato, senza peraltro spiegare.
Possiamo dire che i ruoli di vocali e consonanti sono contrapposti ma entrambi indispensabili. La vocale potremmo definirla "dissipatrice", cioè l'energia che immettiamo per emetterla andrà tutta dispersa; la consonante invece è "ausiliaria", cioè l'energia che immettiamo aiuta l'emissione della vocale successiva. Di fatto se non avessimo le consonanti sarebbe estremamente difficile poter contare su un canto esterno, perché la vocale, a causa della "pigrizia" dell'istinto, tenderà sempre a una certa imperfezione, "mollezza", imprecisione e arretramento. Solo alcuni privilegiati beneficerebbero di questa condizione, e il canto, già ora assai difficile da elevare ad arte, sarebbe a un livello ancora più basso (sembra difficile da credere!).
A causa dell'idea che la consontante è subalterna, spesso viene imputata di non aiutare il canto, e quindi gli insegnanti consigliano di pronunciarla poco. Naturalmente è giusto non enfatizzarla, come anche il resto d'altronde, ma la sua utilità è impareggiabile e inoltre la parola se le consonanti non sono ben pronunciate, doppie comprese, risulterebbe difettosa. Pensiamo all'inizio di un'aria:
"Bella siccome un angelo in terra pellegrino": abbiamo una doppia in quasi tutte le parole che contiene: due volte L, C, R. Si può dire "bela sicome un angelo in tera pelegrino"? Ma alcuni non dicono le I ma u francese, non le E, ma le oe tedesche, non le A (non sia mai) e le O che tendono a U. Cosa vien fuori immaginatelo (o ascoltatelo).
Dunque, partiamo dalla vocale. Noi sappiamo che le corde vocali non producono vocali, ma suoni. Questi suoni successivamente diventano vocali. Si potrebbe presumere che questa trasformazione sia "gratuita", non costi niente in termini energetici, ma non è affatto così! E di queste cose quando mai se ne parla? Si presume che sia solo un diverso atteggiamento delle pareti oro-faringee, il che è vero, ma nel momento in cui esse si predispongono, provocano assorbimenti, ostacoli, frizioni che sottraggono energia. Del resto quando mai un percorso qualificante può richiedere meno lavoro rispetto al materiale grezzo originario? A parte la A, che essendo molto ampia è la vocale che presenta meno ostacoli (ma guarda caso è anche quella che molti trovano più difficile), le altre farebbero più fatica a svilupparsi al punto focale ideale, fuori delle labbra, perché c'è questo difficile e contrastante dialogo tra il mondo dei suoni vocali-canori di qualità e la base del fiato che li deve produrre, per cui se si spinge vengono a mancare le relazioni virtuose tra fiato e apparato produttore e si entra in una dimensione urlante, ma se non c'è sufficiente energia le vocali non arrivano a compimento. Ecco dunque dove entrano in gioco le consonanti e la loro caratteristica impulsiva e proiettante. Grazie all'uso costante delle consonanti all'interno delle parole, la vocalità può mantenere un certo grado di tonicità, e nel momento dello studio del canto possono offrire un valido e naturale mezzo per lo sviluppo armonioso e costante della voce.

5 commenti:

  1. Non per niente nei cori lo studio dei passaggi d'agilità veloci si affronta articolando ogni nota del vocalizzo con una consonante, come la D o la L. Ma è anche un meccanismo istintivo, quando canticchiamo note veloci di un vocalizzo, viene naturale aiutarsi con la consonante per scandire meglio, ma anche per dare meglio l'impulso energetico e ritmico.
    Riguardo alle vocali, credo che in generale la più problematica per molti sia la I. Si sentono fare cose atroci con questa vocale.

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    1. Giusto; l'importante è però non ricorrere alla consonante aspirata, la "acca", che invece produce effetti negativi. La I oggigiorno è difficile perché è troppo semplice...

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  2. Anonimo3:49 PM

    Purtroppo si sentono fare cose atroci su tutte le vocali.... non si capisce una parola di quello che si canta. Una A pura ce la possiamo scordare e la E che se va bene diventa I. Le consonanti penso siano anche un aiuto. Nel mio caso ho la R moscia e utiizzandola correttamente mi aiuta nel canto....per cui non demonizziamo le consonanti. Ultimamente ho ascoltato un soprano con quasi sole vocali....inascoltabile. Grazie Maestro... Anna

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    1. Certamente affinché la pronuncia sia valida non basta dir bene le vocali (cosa già di per sé difficilissima) ma tutte le parti dell'articolazione verbale. A parte la R, ma spesso anche le D sono difettose e anche altre, dipende parecchio anche dai dialetti o cadenze locali.

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  3. il principio in fondo è lo stesso per gli strumenti a fiato: io suono il flauto traverso e se faccio un pezzo tutto in legato cioè senza colpo di lingua (che non è altro che un'interruzione del suono, ma nello stesso tempo un propellente del suono successivo), magari solo per esercitare il fiato, arrivo alla fine del pezzo sfinito

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