Translate

domenica, febbraio 07, 2016

Le linee del canto

Già da tempo mi pongo una domanda: al di là del fatto che ormai da diversi decenni la qualità del canto è andata degenerando, come mai una volta tutte le voci, ma in particolare i tenori, non si ponevano più di tanto il problema degli acuti, che raggiungevano con facilità e nitore? Leggendo le cronache musicali di fine Ottocento, noto con una certa meraviglia che "il trovatore" veniva rappresentato in continuazione in tutti i teatri italiani, e in quasi tutti i commenti c'è il riferimento all'ottima prestazione dei tenori, quasi sempre con la precisazione che "ha emesso un do squillante e intonato". Il trovatore si rappresenta abbastanza anche oggi, ma non so quanti do veri vengano emessi e anche quando "si", quanto intonati o squillanti o sicuri (l'ultimo che ho sentito, da Vienna, era, oltre che un si, una notaccia orribile). Non è che faccia la caccia ai do, in particolare del trovatore; la questione che mi pongo è solo: come mai il settore acuto è diventato così problematico. Indubbiamente alla base c'è la questione del passaggio, come sottolinea anche Simone Angippi, anche se io vedo il tutto sotto una luce un po' diversa. Non posso arrivare ad affermare che il passaggio non c'è e che quindi non va considerato. Ciò che ho sempre scritto, detto, esemplificato e insegnato è che la disposizione "naturale" degli apparati, quella che ci troviamo quando iniziamo a studiare canto, porta a segmentare la gamma vocale in due grandi piani sonori, in gran parte sovrapposti, ma che l'arte del canto conduce a riunificare questi "pezzi" in uno solo. Sottovalutare l'esistenza dei cosiddetti registri a mio avviso è pericoloso per la futura saldezza e longevità vocale, perché anche chi si ritrova, per dono celeste, a percorrere con facilità tutta la gamma fino agli acuti estremi senza avvertire passaggi (il che non vuol dire che non ci siano e non si sentano), prima o poi dovrà fare lo stesso i conti con problemi vocali vari, che non si chiamano "tecnica", ma si chiamano "istinto". In ogni modo, per sintetizzare, in cosa è consistita la differenza fondamentale tra i cantanti, bravi anche se non sempre immacolati, di cui comunque possiamo ascoltare le registrazioni, e quelli degli ultimi decenni? Che quelli cantavano FUORI, lasciavano che la voce scorresse, si ampliasse e si spandesse nell'ambiente, cioè la linea vocale prendeva la linea della bocca e fuoriusciva con estrema nitidezza. Questa può sembrare una cosa banale, semplice, ma è di terribile difficoltà, perché non è la linea preferita dal nostro istinto, che preferirebbe una linea verticale, verso il palato molle e la cupola cranica. Questa seconda linea conduce fatalmente alla manifestazione del passaggio, perché è la linea del cosiddetto registro di "petto", che non avverte l'esistenza dell'altro, e preme per proseguire con quella sonorità. Viceversa la linea che piega verso la cavità orale, provocherà quel polo di appoggio superiore e anteriore che manterrà il pieno e inconsapevole appoggio sul diaframma. La realizzazione del passaggio come viene insegnato nella stragrande maggioranza delle scuole, con "sbadiglioni", "giri"; oscuramenti, ecc. ecc., essendo fatto internamente senza seguire la vera e consapevole pronuncia vocale, va esattamente nella direzione opposta, cioè non risolve il problema del passaggio, perché non vi è reale appoggio, ma solo manovre muscolari per cercare di evitare catastrofi (cosa non sempre realizzata), dove la gola non si apre quanto dovrebbe, la laringe non occupa il posto che le compete e l'organismo continua a reagire e a opporsi. Risultato: voce artefatta, limiti espressivi, carenze di estensione, impossibilità di realizzare prodotti musicalmente di alta qualità.

La questione però va ben compresa! Non è che "mandando" la voce fuori si risolve il problema! Si deve far maturare, si deve permettere un'evoluzione (in genere piuttosto lenta) respiratoria che consenta alla voce di nascere e svilupparsi all'esterno. Quando ciò avverrà, anche nelle sue fasi iniziali, già si avvertirà una gamma vocale pressoché unificata. Ovviamente i possibili errori, in questa fase di maturazione, saranno moltissimi, perché l'istinto "spinge" affinché non si cerchi di commutare la respirazione da istintiva, appunto, ad artistica.

3 commenti:

  1. Salvo3:23 PM

    Bellissimo e vero questo post.
    A proposito della verticalità del suono ho sentito un masterclass del tenore Araiza su youtube dove appunto parla di questa verticalità, questo lancio verticale.
    Le parole poi, come al solito, anche se nascono da buone intenzioni, naturalmente possono essere fuorvianti per chi le ascolta.... capisco la luce, il lancio, l'ampiezza, ma la verticalità è qualcosa che induce soprattutto a chi è alle prime armi, ad una visione appunto verticale del suono e questo sicuramente porterà dei danni anche irreversibili se non si correrà poi ai ripari nel giusto tempo. Cosa significa verticale? Posso capire che devo alzare qualcosa? Sicuramente! La verticalità è naturale ti porti a muovere qualcosa sopra la testa... ma cosa? La laringe? Oh mamma mia! Ho visto gente sgranare gli occhi per cercare di raggiungerla, per non parlare delle soparcciglia, del palato e tutte quelle brutte cose che ti rovineranno per un bel pò, almeno fino a quando non troverai un vero maestro che te le scacci dalla testa! Allora, il suono c'è e vive, palpita, davanti a noi per propagarsi in ogni direzione. Teoria orizzontale? Beh, certamente è lì davanti a me, dove è giusto che sia! Galleggia, si spande,viaggia. Solo quando ho raggiunto questa verità mi sono reso conto delle cazzate, scusatemi,che facevo prima. Con tanta passione, ce ne vuole, tanto impegno, ma pur sempre cavolate che ti portano su strade infide, improduttive, dannose. A me poi, il discorso del passaggio mi ha fatto venire sempre in mente, i funamboli del circo, quelli che saltano sul tappeto elastico e raggiungono mete inaspettate. In parte sono stato fortunato perchè il passaggio, pur combattendolo selvaggiamente all'inizio (l'istinto non ti lascia facilmente...), poi ho capito come addomesticarlo. Un trampolino, ecco, lanci sul fiato un'energia che non deve sforare chissà dove, ma incanalarsi nel tunnel che già esiste, senza cercare in verticale chissà cosa!!! Quante volte mi chiedevo agli inizi cosa cercare. Una ricerca assidua, a volte quasi per gioco mi capitava di trovare dei suoni bellissimi (qundo non cercavo al verticalità) ma poi li perdevo subito, correndo appresso la chimera del "ventaglio in testa" dei "fili che tirano dietro e sopra la testa". Quanto tempo sprecato.....

    RispondiElimina
  2. ma che bel post... e non lo dico perchè finalmente mi fai un po di propaganda :D

    RispondiElimina
  3. comunque guarda che pure io affermo l'esistenza di due registri (dati i due principali "meccanismi" fonatori)... quando affermo che il passaggio non esiste, intendo dire che sia inutile studiare affermando l'esistenza di qualcosa che alla fine non ci deve essere. l'ammissione di esistenza implica, quale soluzione, l'indicazione di modi per eludere... in pratica se mi dici che esiste un ostacolo, poi mi devi dire come superarlo... se invece parti con il dire che non c'è alcun ostacolo puoi "far evolvere" (come sei solito dire) quello che ti pare con la mente priva di menate

    RispondiElimina