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venerdì, giugno 17, 2016

Commenti

Nel post precedente vi sono stati commenti cui ritengo di dover rispondere e siccome le risposte hanno un limite di spazio, dedico un post.
Chiunque abbia letto non dico tutti ma un po' dei post di questo blog sa quanto possa importarmene delle questioni foniatriche e se c'è qualcuno che predica l'antimaterialismo, proprio in quanto assertore della voce artistica-spirituale, sono io, molto più di chiunque metta in discussione questi post. Quanto ho descritto nell'articolo sui contraltini è dato da considerazioni esperienziali e intuitive. Nel campo vocale artistico, ho sempre negato, e lo faccio tutt'ora, una competenza reale della scienza. I foniatri sbagliano, anche clamorosamente, negli aspetti che riguardano la classificazione vocale, come in gran parte di ciò che riguarda l'educazione vocale. Inviare dai medici gli allievi di canto per poter avere una classificazione, cosa che viene fatta da non pochi docenti anche di conservatorio, è una sconfitta e una "incompetenza" dichiarata. La classificazione la può fare solo un vero maestro di canto; se non la sa fare non è un maestro e non sarà nemmeno un buon insegnante. Pertanto, alla luce di un'audizione o di un periodo di studio, sarà e potrà essere solo un docente a stabilire se un allievo è un contraltino o un tenore, e lo deve fare! Non ritengo assolutamente corretto glissare sulle classificazioni. E' forse vero che esistono tenori lunghi, ma mai più di tanto (non credo che nessun tenore "classico" possa superare il do#, in termini di estensione e non reggerà mai il Tell rossiniano, tanto per dire), e sappiamo che la classe vocale non la fa l'estensione ma la tessitura; sappiamo che è soprattutto in base a questa che possiamo classificare le voci femminili. Quando classifico tenore o contraltino un mio allievo, non lo faccio andandogli a misurare le corde vocali, e non lo mando certo da un foniatra, vuoi a classificare vuoi a controllare. Mi pongo delle domande e sulla base della storia e delle competenze/esperienze/osservazioni che ho sviluppato nel tempo, do delle risposte, anche confrontandomi con la letteratura esistente. Proprio Francesco, che io classificai immediatamente contraltino, viene classificato baritono (con dubbi) dal Noto Foniatra, a riprova che non sa cosa siano i contraltini e/o dimostrando di non saper leggere la lunghezza delle corde. Ma questa per me è una considerazione accessoria. Devo sapere qual è la classe di appartenenza perché è intorno a questa che crescerà il repertorio. Non posso poi sottovalutare la questione dei punti di passaggio. Sappiamo come la pensa Simone in merito, ma questo non cambia le cose. Per molto tempo le voci, salvo fortunate situazioni, si troveranno la voce divisa, perché i registri nella voce istintiva esistono e sono sovrapposti, e una moltitudine di aspiranti cantanti si ferma alle prime note acute perché incappa in problemi apparentemente insormontabili che fanno capo ai registri. Se questo è vero, ed è vero, la soluzione non è pensare che non esistono, ma avere le strategie per la risoluzione basate su fondamenti, provate sul campo. La voce artisticamente matura ha superato ogni disomogeneità e ogni segno di passaggio, ma pensare che non esistano è un errore che può costare. Persino un cantante di straordinaria bravura qual è stato Schipa, in alcune registrazioni sentiamo che "passa", e così tutti gli altri. Di Stefano su quello scalino ci ha lasciato la voce. Di conseguenza devo sapere dove è questo passaggio. Me ne frego altamente di quelli che dicono che "ogni voce ha un "suo" passaggio" e non è standardizzato". Non è così. Nonostante i cambiamenti antropologici, immancabilmente le voci, senza che io vada a cercare o forzi, passa dove deve passare. Poi sarà mia cura abolirlo, ma ci vorranno anni, è un obiettivo per niente facile da raggiungere. Sottovalutarlo significa esporre la voce a un pericolo di spoggio. Sento spesso voci giovani che "ballano", oscillano. Questo perché, con la pessima idea che ognuno ha un passaggio diverso, si va a far passare un tenore su un fa# o addirittura sol e sol#, con conseguenze disastrose. Occorre considerare che la Natura, più che standardizzare, proporziona. Quantità e misure fisiche sono in relazione, non tanto per motivi canori, ma per motivi fisiologici, quindi le proporzioni della laringe (e di conseguenza delle cartilagini che la compongono) e delle misure del corpo complessivo, sono e devono essere in proporzione alla capacità polmonare, che è un motore vitale. Poi dovremmo entrare nello specifico di aspetti anatomici per chiarire meglio, cosa che ho fatto nei post passati. Se non mi pongo il problema di quanto può lavorare la cartilagine aritenoide, posso pensare che il registro di petto sia infinito, ma così non può essere. Allora un maestro di canto per quanto appartenga a una certa scuola e a una certa linea di pensiero non può e non deve minimizzare e sottovalutare niente, non può dogmatizzare il proprio pensiero ma può verificare operativamente se la verità che ha appreso per via teorico - pratica su di sé grazie a un valido insegnante, è ripercorribile e applicabile a tutti. Una grande scuola è "comprensiva", nel senso che valuta tutte le altre scuole, tutti i discorsi presenti e passati sui vari argomenti; comprende il motivo di ciò che hanno detto e fatto, confronta con i propri criteri e fondamenti e assume o scarta ciò che sa essere negativo o pericoloso per la voce. Analizzare, comprendere, mettere e mettersi in discussione è fondamentale se si vuole stare in un ambito realmente artistico.

6 commenti:

  1. Anonimo2:55 PM

    Non intendevo nel mio commento precedente sottovalutare l'importanza della classificazione di tenore o contraltino, tanto più che essa implica un differente punto di passaggio. Solo inizio a chiedermi se l'uso del termine contralt(in)o, a designare la voce virile acuta con nota di passaggio fa#, non sia talvolta poco calzante. Inevitabilmente la parola contraltino fa pensare ad una voce spiccatamente sopracuta, chiara e quasi femminea (almeno nel registro acuto). Un contraltino non in possesso di queste tipiche peculiarità, forse non può credibilmente presentarsi come tale. Francesco

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    1. Certamente, hai ragione, ma come molti termini è legato alla storia e ce li dobbiamo tenere...

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  2. Fabio carissimo, allora devo dedurre che il passaggio dal tuo punto di vista non solo ci debba essere ma va anche "fatto" !!! Ebbene, fallo pure... mi pare che gli unici argomenti a sostegno della reiterata aberrazione siano i soliti: esperienza diretta (ovvio, se uno fa il passaggio non può non insegnarlo), la parola dei profeti, tentativo di dimostrare la cosa con ascolti vari... quanto vorrei ci si trovasse di persona per smentire tutte queste consuetudini e cattivi approcci alla questione! Tant'è che nessuno, dico nessuno, mi pare sia stato in grado di smentire la mia testi per la quale il passaggio (come continuate a chiamarlo) NON è SOLO una nota o un gruppo di note... e questo è sufficiente per dimostrare quanto sia inutile tutta l'ortodossia a riguardo

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  3. se la meni cosi tanto col passaggio la smetto di mandarti allievi (questo mese due) :D :D :D

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  4. Salvo5:34 PM

    Mi permetto di dire la mia... Sono un tenore lirico, classificato inizialmente come baritono. Penso abbiate ragione un pò tutt'e due.
    Per la mia esperienza io ho capito che lo scalino, che inizialmente e indubbiamente c'è!, diventa omogeneo quando ho capito che "bastava" migliorare la qualità del fiato nel senso che se si incanala e si lascia fare al fiato, senza tensioni e senza forzare, il flusso aereo qualitativamente dosato,non permetterà all'istinto di trovarsi degli ostacoli "paurosi" che si generano proprio perchè primordiali.... Consapevolezza, studio, disciplina, carattere e alla fine puoi ben sperare di farcela. Comunque grazie sia a Fabio che Simone.

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