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domenica, settembre 18, 2016

Porgi amor - esecuzioni

Elisabeth Grummer: vocalmente ragguardevole, buona dizione; non ci trovo le intenzioni, probabilmente non era ben conscia del significato delle parole. Il "B" trovo sia un po' troppo statico, c'è qualche effetto poco giustificato. Renata Tebaldi: c'è più d'una esecuzione. Esecuzione dal vivo 1954 a Napoli con J. Perlea (mediocre/pessimo audio). L'inizio è buono, ma il direttore tende a correre e non lascia molto spazio. In studio nel 55 con Erede (sommario, come sempre, basta sentire la chiusa dell'introduzione) è meno buona; tutto più piatto e, più "matrona"; non c'è vita, non c'è intenzione, anche se vocalmente non c'è molto da criticare. Esiste anche un audio del 51 alla Rai di Toino, dir. da C. M. Giulini. Anche questi tende a non osservare un tempo congruo, ci sono accelerazioni che disturbano. L'esecuzione, per quanto lascia comprendere un audio sempre modesto, mi pare notevole, sicuramente la sua migliore. Sena Jurinac, a Glyndebourne, non si sa con che direttore. Notevole la facilità del parlato e l'ottima personificazione della Contessa. Peccato che musicalmente dopo l'inizio si appiattisca su un mezzoforte sempre uguale. Una esecuzione comunque da tener presente. Barbara Frittoli con Lopez Cobos nel 2009. Come capita maggiormente nei tempi moderni, è più attenta al suono che alla parola. Non è male, pronuncia abbastanza, però il suono è perennemente oscillante e non "va avanti" (il "mio" finale non si capisce). Elisabeth Schwarzkpof è nota come una storica mozartiana; in questa registrazione, ben diretta, non so da chi, canta con molto stile, però non sono mai riuscito a cogliere in questa voce levità, libertà, ma nemmeno calore, passione verso i propri personaggi. In compenso ci sento molto spesso una buona percentuale di gola che mi infastidisce. Esecuzione formalmente buona, ma che a me non piace. Angela Gheorgiu: con un pessimo direttore, non noto, che corre e non sa tenere l'orchestra che è parecchio imprecisa (e che è costretto a rallentare sul canto), non se la cava male, per quanto arrivi sul lab con un acuto che non si sa che vocale sia e chiude troppo forte. Lisa della Casa: attacco molto notevole, dizione superba, aderenza musicale al testo. Trovo solo che il suono appaia un po' trattenuto. Le ripetizioni sono piuttosto piatte. Ottima esecuzione nell'insieme (le I sugli acuti però non si capiscono). Victoria de los Angeles (con un certo Susskind) nel 1950: molto buono l'inizio, aderenza musicale incredibile al testo (qualche difficoltà scusabile per la sua non italianità), esecuzione di rilievo; Montserrat Caballé: 1967 con Rescigno (audio assai modesto, con oscillazioni di scorrimento): la Caballé non è particolarmente interessata al personaggio e alla situazione, le interessa far sentire la bella voce e le filature di cui è capace, che sono senz'altro di rilievo, ma poi ci sarebbe la musica, e quella latita, infatti dopo il lab filato, quasi non la si ascolta più fino al filato successivo. Ne esiste un'altra versione dell'87 in patria: l'attacco la spaventa e infatti viene una specie di singhiozzo; la A di "amor" è di fatto una O; le interessa tenere il suono "raccolto", è il mezzo buono per distruggere il canto! Qui al contrario di altre esecuzioni, tutto è molto, troppo, lento, solo per permetterle di gestire tutto in pianissimo, con l'aggravante che non essendo più giovanissima, non ha i fiati per reggere e deve spezzare continuamente per prenderli. Grandi suggestioni, ma Mozart dov'è? E' costretta a sacrificare tutta la pronuncia. Esecuzioni solo per fan. Eva Mei a Parma: inizia discretamente con una buona pronuncia, però subito si coglie la voce oscillante che diventa a tratti asprigna, perché stringe e chiude le vocali forse nell'assurda idea di raccogliere (dentro!) specie sulle I ed E. Esecuzione da "tempi nostri", non paragonabile alla maggior parte delle altre. Meglio Renée Fleming, senza destare particolare interesse, perché la parola non è mai veramente detta e sentita. Maria Callas con Rescigno, probabilmente a fine carriera, cioè dopo il rientro dalla pausa. All'inizio non si capisce che dice "porgi", sembra "porghi". Non direi che sia la "grande" Callas, suoni piuttosto anonimi, non sempre piacevolissimi, non ci si sente l'intima partecipazione, la parola scenica che le conosciamo in altre esecuzioni, e nel centro è spesso intubata. Teresa Stich-Randall è un'altro pianeta. Veramente parola musicale e recitata (un po' meno in fondo, chissà perché). Eleanor Steber con Leinsdorf viaggia nella stessa stratosfera! Mirella Freni, in una registrazione dal vivo (con pessimo direttore ignoto), ci fa tornare in terra; la voce è bella e facile, fa una splendida smorzatura sul lab e anche verso la fine dell'aria; l'esecuzione è bella e non si può dire fredda, ma percepiamo un distacco con la parola e la situazione. La Sutherland con Bonynge (che dirige piuttosto decentemente) non è nemmeno da prendere in considerazione sul lato verbale, giacché, come sempre, distorce tutto quanto il parlato per mantenere la sua "posizione", che è sostanzialmente intubata e non si capisce alla fine quasi niente (in certi punti proprio niente!). Kiri te Kanawa, dal vivo, opera completa, non si sa da chi diretta (piuttosto bene direi, potrebbe essere Solti), fa molto bene. La voce è un pochino gutturale, ma non infastidisce più di tanto. Mi pare che la parola sia ben proiettata e l'intenzione ottimamente espressa. La Leontyne Price con Adler nel 68, con tutti i pregi che le riconosciamo, non disegna una pagina memorabile, non parla, è bravissima con i suoi bei suoni, ma non ci porta nell'opera. Leyla Gencer, non si sa in che anno e con chi, canta bene, ma direi che è piuttosto fuori posto, cioè utilizza un tono, un carattere, che sembra più accusatorio che implorante.Più o meno sul piano di altre Cheryl Studer, con C. Abbado nel 91 a Vienna, bella voce, bei suoni, poco d'altro. Un'aria del genere, poche note, richiede una carica di concentrazione che va ben oltre la bella voce e perfino la corretta emissione. Se non c'è il personaggio e quel che dice, non sfonda. La Rancatore a Tokio nel 2009 ha la voce perennemente oscillante e gli attacchi strascicati, sicché a poco vale la bella voce; l'intenzione sembra però buona. Da Margaret Price, nel 68, mi aspettavo molto di più. La voce è piuttosto dura (nonostante la sua morbidezza intrinseca) e c'è pochissima parola. Idem, o anche più, da Nellie Melba, con un suono fisso per tutta l'aria. Eccellente invece Bidu Sayao, nel 50. Voce facile e ben scandita, buona adesione al personaggio e musicalmente appropriata. Mi rincresce non aver trovato Graziella Sciutti, che sicuramente la cantava da par suo...!

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