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domenica, ottobre 09, 2016

L'apribottiglie

Non può esistere un "metodo", e ogni "tecnica" è soggetta a possibili controindicazioni. La strada dell'educazione dovrebbe sempre basarsi su esercizi estremamente semplici, accompagnati da poche indicazioni e da molti eloquenti esempi. Le parole, i riferimenti e le analogie, nonché metafore, spesso e volentieri confondono e disorientano. Ma viviamo nell'epoca della complicazione e della fretta, per cui la semplicità e l'apparente lentezza, che poi è la strada più rapida e sicura, non bastano e non soddisfano e allora bisogna infarcire ogni linea di pensiero con spiegazioni e precisazioni. Le quali non sono di per sé fonte di errori, in assoluto, ma possono diventarlo soprattutto se innestate su un pregresso di cui poco si sa. Allora stavo meditando sulle possibili controindicazioni di un modo semplice di educare la voce come: la voce (o la vocale) nasce fuori dalla bocca. E' un concetto che per molto tempo risulterà a tante persone astratto, perché ciò che è già spontaneo, cioè il parlato, è difficile trasferirlo nel canto. Dunque si studiano esercizi per raggiungere questo importante risultato, anche senza tante parole di contorno. Però mi rendo conto che il fatto stesso di spiegare che determinati esercizi hanno come meta il far nascere la voce fuori di sé, può portare ugualmente a qualche errore, che, ironicamente, definisco "l'apribottiglie". Cosa succede infatti in chi ha già sviluppato nel tempo difetti nati dall'attaccare internamente, nel voler "alzare" il suono, nel "girare" e via dicendo? Che invece di far nascere davvero il suono esternamente, mantenendo il totale rilassamento, la "morte gutturale", si compie una sorta di "leva" a livello di glottide per proiettare il suono in avanti (pensiamo appunto a un apribottiglie con tappi a capsula). Questo ovviamente porta allo spoggio, al sollevamento della base del fiato. Può portare anche qualche effetto positivo, che non è però accettabile, perché lo spoggio è il male peggiore in ogni caso. Dunque la questione è che tra labbra e laringe è come se si instaurasse una sorta di legame, per cui lanciare in avanti comporta anche un "tirare", "alzare", "sollevare" posteriormente. Si può insistere fino alla morte che la gola non c'entra col canto e che tutto avviene dalle labbra in avanti; chi ha già assimilato determinati meccanismi, non riuscirà con la volontà a inibirli, o comunque molto difficilmente, per cui occorre cambiare completamente strategia e tornare a esercizi che abbiano come fondamento il rilassamento e quindi il galleggiamento glottico.

3 commenti:

  1. Post interessante! A conferma che non esiste "un metodo" per tutti, ma il vero Maestro sa capire e indirizzare verso la giusta strada; sa cogliere il bisogno dell'allievo in quel momento. Questo richiede grandi doti e conoscenza ..... ecco perchè insegnare un'arte richiede un grande bagaglio e non è da tutti. Mi sento anche di dire che ci vuole anche l'allievo disposto a proseguire la strada che spesso è impegnativa. Mi piace molto camminare e in genere dopo sentieri impervi si raggiunge la meta, un panorama mozzafiato che regalano uno stato di grazia, di felicità... ma dentro di me sento la spinta, la forza , la determinazione a proseguire... come nel canto!


    Grazie MAESTRO!!!

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  2. Salvo9:45 AM

    Il rilassamento ed il galleggiamento glottico, due argomenti a mio parere davvero da approfondire.
    Cos'è in realta il rilassamento vocale? Certo, vedere Schipa quando canta.... rilassamento del corpo e della mente. Le parole escono fluide e galleggiano con una semplicità disarmante. Ma il rilassamento è uno stato di benessere completo. E' l'assenza di ogni concetto "egoistico", "aggressivo","arrogante", pomposo, di pensare "sono il grande tenore".... E' invece uno stato di umiltà più o meno inconsapevole, un'estasi dove il respiro, il fiato, assumono e si vestono di luce propria per diventare unici ed universali allo stesso tempo. Guardando e sentendo Schipa ed altri grandi a me è venuto in mente ciò!

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