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lunedì, gennaio 01, 2018

Del giudizio

Ripropongo questo tema, in quanto molto importante nel cammino artistico. Ho scritto già diverse volte in passato che uno degli ostacoli più difficili da superare è rappresentato dall'ego. Come si può uscire da questo problema? Posto che è molto difficile e che solo pochissimi riescono realmente a "guarirne", si può comunque intraprendere un percorso virtuoso che consenta perlomeno di rendersi conto, riconoscere, il problema e mettersi in un cammino di guarigione. Il primo e fondamentale obiettivo cui puntare riguarda il giudizio. Giudicare, specie quando non si hanno validi strumenti, è la quintessenza dell'ego e del narcisismo, dunque occorre liberarsene. Non riguarda però solo gli altri, ma anche sé stessi. Si potrebbe pensare che il narcisista si giudichi sempre in modo eccelso e gli altri tutti sotto zero, il che in molti casi è vero, ma avviene anche al contrario, cioè una forma di ego, conseguente magari una forte delusione, che si giudica in modo fortemente negativo, distruttivo, ritenendosi incapaci e impossibilitati a risolvere i problemi. Può sembrare una situazione lontana dal narcisismo, e invece lo è, così come il senso di colpa, il vittimismo. Depressione, disistima, sono comunque forme egoiche che partono da un giudizio, che non è valutazione ponderata, ma affermazione senza criteri. Questa forma si esplica spesso tra gli allievi, specie nei primi tempi di studio, quando si ritengono bravi (quindi hanno di sé un giudizio elevato) e dopo diversi richiami dell'insegnante, che gli mostra gli errori, anche ripetuti, cadono in depressione, rivoltando completamente il giudizio da alto a bassissimo (oppure se ne vanno ritenendo l'insegnante un cretino). Questi soggetti partono da un elevato giudizio di sé e quand'anche ritengano di aver bisogno di lezioni, pensano che sia questione di poco, solo di rifinire un po'. Ora, il quadro presentato si riferisce a situazioni piuttosto estreme, ma dobbiamo renderci conto che ci troviamo tutti, chi più chi meno, in questa "patologia", perché è la società che ci porta, tramite i tanti canali a disposizione, oggi soprattutto con i mezzi di comunicazione di massa. Quindi se vi interessa esercitare un'arte, come la vocalità e il canto, a un livello artistico, evitate di giudicare. A valutare si impara piano piano, man mano che cresce la consapevolezza, ma bisogna sempre andare con i piedi di piombo, soprattutto con sé stessi. Tutti pensano di non aver fretta, ma tutti ce l'hanno, non ci si accontenta mai a sufficienza dei progressi, si vorrebbe poter fare tutto subito. E' un forte tranello, e riconosco che il tempo è insidioso, passa e noi siamo consapevoli che per raggiungere determinati risultati ce ne vuole, e ci dispiace perché lo riteniamo "perso", però non c'è alternativa. O meglio c'è: accettare il compromesso, il modesto, "l'uovo oggi"... Sono scelte, e anch'esse non devono essere giudicate. Occorre scrutarsi dentro e decidere quale strada si vuol imboccare. Se si decide che la strada più rapida è quella che si preferisce, va bene. Bisogna solo, in questo modo, prevenire i sensi di colpa e i rimpianti, deve essere una scelta determinata e incontrovertibile. La strada dell'arte, invece, è lunga, difficile; per molto tempo può non portare risultati soddisfacenti, specie se riferiti all'esibizione pubblica, ma anche dopo può portare a contrasti e non accettazione. Se la si saprà percorrere con determinazione e chiarezza di idee, non porterà a depressioni e altre patologie, perché sempre sostenuta dalla verità conquistata, che non ammette traballamenti, dubbi, rimpianti. Avrà sempre con sé la gioia della conquista nella saldezza dei criteri acquisiti.

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