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mercoledì, aprile 08, 2020

Il respiro musicale

Esiste, ed è importante, anche un altro respiro, oltre a quello fisiologico e quello artistico-vocale, e possiamo definirlo musicale, e riguarda chiunque voglia far musica; intendo dire che non è sempre necessario utilizzare il fiato per suonare o cantare, come può essere un pianista. Ma anche chi lo utilizza, e quindi con una difficoltà in più, deve saperlo utilizzare e tenerne conto. A cosa fa riferimento questo respiro? Potremmo dire, sommariamente, al fraseggio. Quindi per chi canta c'è da considerare la necessità inspiratoria da mettere in relazione con il fraseggio musicale. In genere i compositori, soprattutto d'opera, ne hanno tenuto conto scrivendo, ma non sempre e non sempre opportunamente. Ci sono ruoli notoriamente "stroncanti" per chi non ha capacità polmonari notevoli. Però assistiamo troppo frequentemente a modi di cantare del tutto incuranti dei fiati musicali. E' invece molto importante farsi, nel corso dello studio, una mappa dei respiri, innanzitutto testuali, quindi basati sulla scansione del testo. In linea di massima la regola è che si respira quando ci sono segni di punteggiatura, ma questo a volte non è un criterio sufficiente. Al secondo livello si osserva il fraseggio musicale, quindi come il compositore ha sistemato le legature e le eventuali ripetizioni. Il discorso tensivo cui ho accennato nel post precedente riguarda anche il testo. Se il compositore è particolarmente attento, riesce a combinare efficacemente i due "fili", per cui all'innalzarsi o abbassarsi della tensione testuale corrisponderà l'analogo movimento nella musica. Il compositore, poi, utilizzerà anche ripetizioni o reiterazioni di parole o frasi proprio per giocare più opportunamente con la tensione. Capita che, onde evitare prese di fiato fuori luogo il compositore indichi con una sorta di virgola il punto in cui respirare, ma non è detto che i cantanti ne tengano conto. Molto spesso le prese di fiato, invece di essere tranquille e silenziose, vengono rese rapide e rumorose a scopo espressivo. Il caso più emblematico riguarda "Vissi d'arte" dalla Tosca, dove Puccini indica con molto scrupolo i fraseggi e i fiati, e regolarmente vengono disattesi! Come si può vedere dal ritaglio, dopo il primo "perché", Puccini indica un primo respiro, sempre rispettato, dopodiché con un segno di legatura, indica che "perché - Si-gnor" venga cantato su un unico fiato, al termine del quale c'è un secondo fiato, prima di "ah". Tra l'altro faccio notare che la sillaba "Si-" di Signor cadrebbe sul fa, e, a maggior sostegno della usa idea, aggiunge una seconda legatura tra il fa e il re, prima del si bemolle acuto. Cosa si fa invece di solito? Dopo il primo "perché", e il primo respiro, si allunga la "é" del secondo "perché" fino sul fa (su cui si dovrebbe invece già dire "Si-", dopodiché si spezzano ben due legature, si prende un secondo fiato, non previsto, si mette il "Si-" sul re e si lancia il Sib acuto, ma, avendo già preso un fiato supplementare, si omette anche la seconda indicazione di Puccini del fiato prima di "ah" (giustificato dalla virgola), e si legano "-gnor" e "ah"; tra l'altro l'"ha" viene quasi sempre fatto piano o pianissimo (se la cantante è in grado), quando invece lo spartito non prevede questo, ma solo un diminuendo in orchestra. Questa ormai è una prassi tradizionale che maggiormente viene seguita. Bisogna riconoscere che alla Scala, visto che si è voluta riportare la Tosca alla sua edizione più che originale (inserendo anche tagli operati dallo stesso Puccini), la Netrebko ha eseguito l'aria come è scritta. Su questo tema si potrebbero fare milioni di esempi nel bene e nel male, in ogni modo invito gli ascoltatori, anche digiuni di musica, a valutare durante un ascolto se il cantante prende i fiati in modo corretto, cioè evitando di spezzare parole e frasi, e silenziosamente, che è anche un importante criterio vocale.

1 commento:

  1. Visto che in questo periodo è di moda ci vorrebbe caro Maestro un'analisi del "Vincerò" rectius Nessun Dorma, così magari scopriamo che anche lì quella corona pavarottesca sul Si nat "vinceeeeeeeeeeeeeerò" non è esattamente quanto ha scritto Puccini. Tra l'altro anche se manca una incisione del primo Calaf Miguel Fleta, non dovrebbero mancare altri reperti fonografici di epoca pre Del Monaco e Corelli, quando la prassi forse era più vicina alla lettera dello spartito per quanto concerne quella conclusione così famosa e... inflazionata. (Francesco N.)

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